«Ho un’iguana a casa, è cresciuta troppo, ha fatto 36 uova e non ho un maschio per accoppiarla. Potete tenerla voi?». Questo, quando va bene. Perché succede anche di trovare qualche «sorpresa» dietro al cassonetto dell’immondizia, o vedersi recapitare dagli agenti del Corpo forestale delle scimmiette sbucate da una valigia in aeroporto.
Negli anni, e soprattutto adesso che è estate, il parco faunistico Cappeller di Cartigliano, vicino a Bassano del Grappa, è diventato una sorta di casa adottiva di animali abbandonati (soprattutto esotici), perché chi li ha comprati non li vuole più.
«Solitamente, tra le motivazioni c’è la mancanza di spazio o l’incapacità di gestirli – racconta Samantha Cappeller, titolare del parco-zoo vicentino – Così, ogni settimana riceviamo e-mail e telefonate di chi ci chiede di ospitare iguana, oppure pappagalli, serpenti, tartarughe o cani della prateria (delle marmotte americane, ndr)». C’è chi, perfino, ha portato una puzzola. Animaletti graziosi, che spuntavano dalle gabbie di qualche stand in fiere di piazza, o visti dalla vetrina di negozi che vendono specie esotiche. Le prime ad essere prima prese e poi abbandonate sono le tartarughe d’acqua americane, le cosiddette «guance rosse». Piacciono ai bambini, che insistono con i genitori fino a che non ne portano a casa qualcuna. Ma poi la loro gestione richiede impegno: bisogna pulire la vaschetta quotidianamente, ad esempio. Insomma, averne cura. Oppure arriva l’estate e la questione è sempre la stessa: «Adesso dove la metto?». Difficile trovare tra amici e parenti una «iguana o scimmia sitter». A quel punto la soluzione più gettonata tra i veneti è andare a bussare alla porta del parco Cappeller.
«Siamo diventati un punto di riferimento – continua la proprietaria del sito faunistico – La gente ci telefona o ci scrive via e-mail, noi controlliamo che i documenti siano in regola, ovvero che gli animali che ci vogliono consegnare non siano stati acquistati illegalmente, e poi viene fatta la cessione, ci vengono donati». Da allora diventano di proprietà del parco, che gli trova una nuova casa tra gli alberi, li nutre e provvede alle eventuali medicazioni. «Non abbiamo nessun tipo di sovvenzioni – puntualizza Samantha Cappeller – copriamo le spese con la vendita dei biglietti d’entrata al parco».
Ai «regali» dei privati, inoltre, si aggiungono gli arrivi dei sequestri effettuati dalla Forestale, oppure gli animali recuperati dalla polizia provinciale, feriti. «Tempo fa abbiamo preso delle scimmiette Wistiti che gli agenti avevano sequestrato in un aeroporto – ricorda la proprietaria dello zoo – Ma abbiamo anche delle volpi rosse portate dalla polizia provinciale che rimarranno con noi. Questa settimana, invece, il Corpo forestale ci ha affidato due tartarughe di terra. Una delle prime cose che bisogna fare con questi sfortunati animali, dopo la visita medica, è quella di mettere un chip, in modo da renderli identificabili per eventuali futuri spostamenti».
Il parco, però, non può accogliere sempre tutti. «Abbiamo fermato l’arrivo delle tartarughe dalle guance rosse, non sono autoctone e disturbano quelle nostrane, perché sono più forti. E non possiamo più prendere iguana maschi, ne abbiamo già due». La compagnia, comunque, non manca. Ci sono tribù di coniglietti nani, furetti e anche un «caimano dagli occhiali» ritrovato qualche anno fa mentre passeggiava tranquillo in centro a Padova. Cuccioli che man mano che crescono diventano ingestibili in un appartamento, ecco che chi non riesce più a tenerli cerca di sbarazzarsene. I più civili si affidano alla disponibilità della famiglia Cappeller di Cartigliano, o ad altri siti simili in regione. Ma c’è anche chi li getta nel primo spazio verde pubblico che trova o, nel caso delle tartarughe d’acqua, in qualche laghetto. «Prima di comprare degli animali è bene informarsi su come crescono e su come vanno mantenuti – conclude l’esperta vicentina – serve un po’ di buon senso».
Elfrida Ragazzo – Corriere del Veneto – 8 agosto 2014