Sono circa 200 le malattie a carattere zoonotico che si conoscono oggi. Per garantire la migliore difesa “è necessaria una stretta correlazione tra sanità umana e sanità animale”. Ne sono convinti gli esperti riuniti ieri a Perugia per il congresso “Malattia: dall’animale all’uomo”.
01 DIC – Oggi conosciamo ben 200 malattie a carattere zoonotico. Un esempio di questi è il West Nile, è un virus diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America, isolato nel 1937. I serbatoi da cui proviene sono gli uccelli selvatici e le zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione dell’infezione. Ci sono stati 63 casi in Italia fino al 2010, ma da agosto a metà settembre 2011 c’è stata una vera esplosione: 50 casi in un mese e mezzo.
Ma dalla mucca pazza all’aviaria, gli esempi sono numerosi e anche ben noti, avendo dato vita a delle epidemie che hanno messo in allarme tutto il mondo.
Per questo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria Marche (Izsum) ha promosso ieri a Perugia un incontro per alzare l’attenzione sul tema della trasmissione di malattie dall’animale all’uomo lanciando un progetto che veda veterinari e medici condividere conoscenze e programmi di contrasto.
“L’esplorazione dell’universo virus è appena iniziata – ha dichiarato Sandor Belak, dell’Istituto Nazionale di Veterinaria svedese, ospite dell’evento di Perugia – ad oggi, solo il 5% dei virus sono più o meno conosciuti e caratterizzati e il rimanente 95% è ancora sconosciuto”.
“E’ importante rafforzare i sistemi di prevenzione per migliorare la qualità di vita dei cittadini. – ha dichiarato Franco Tomassoni, assessore alla Sanità della Regione Umbria -. Prevenire le malattie in campo animale è importantissimo, perché sempre più spesso sono una problematica correlata direttamente alla salute dell’uomo”.
Durante l’incontro è stata presentata una carrellata dei diversi patogeni emergenti e ri-emergenti. José Manuel Sánchez Vizcaíno dell’Università Complutense di Madrid ha inoltre sottolineato come spesso un fattore condizionante nelle malattie da vettori sia il Global Warm, cioè il riscaldamento globale. Mentre Ilaria Capua, ricercatrice dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha ricordato come il virus influenzale H1N1 sia stato in grado di infettare praticamente tutto il mondo. Questo evidenzia l’importanza di avere più competenze e maggiori collegamenti tra i laboratori del mondo. “Inoltre, – ha dichiarato Capua – dobbiamo essere più abili nel prevedere, sviluppare dei nuovi vaccini e soprattutto avere un approccio unico tra medici e veterinari”. La ricerca secondo Capua deve andare avanti, nonostante gli scarsi fondi italiani. Capua sostiene, infatti, che la ricerca in Italia può essere portata avanti anche attraverso lo sviluppo e la partecipazione a progetti di ricerca europei.
“I Piani di Eradicazione e di sorveglianza, ci hanno dato l’idea – ha sottolineato Silvano Severini, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Umbria Marche – di poter sconfiggere le malattie infettive; così non è stato e ce ne rendiamo conto oggi che conosciamo ben 200 malattie a carattere zoonotico. E’ necessario valutare i rischi e i costi delle nuove e vecchie zoonosi. Per fare questo è fondamentale una stretta correlazione tra sanità umana e sanità animale”.
L’Izs Umbria Marche sta lavorando in questa direzione con diversi progetti nazionali e internazionali. In Italia, sottolinea l’istituto zoo profilattico, “c’è già una stretta collaborazione con diverse strutture ospedaliere marchigiane e umbre per lo studio delle malattie gastroenteriche causate da entorobatteri, come la Salmonella”.
Quotidianosanita.it – 1 dicembre 2011