Il governatore della Banca d’Italia sollecita l’immediata introduzione del reato di autoriciclaggio per chi reimpiega soldi ottenuti illecitamente. La criminalità danneggia l’economia, ostacola la crescita e l’occupazione. Ignazio Visco torna su un tema che gli sta molto a cuore. Lo fa con un dato da brivido, specie in tempi di recessione.
Parlando a Milano, infatti, il governatore della Banca d’Italia avverte che la criminalità mette in fuga gli investitori stranieri e che dal 2006 al 2012 si sono persi per questo ben 16 miliardi. Per bloccare l’emorragia di fondi e ripristinare la legalità Visco chiede la rapida approvazione del reato di autoriciclaggio, quello che punisce l’utilizzo e l’occultamento dei proventi dei propri crimini e non solo dei crimini altrui. Il Pd promette che le norme arriveranno presto. Senza mai dimenticare che oggi, il dovere numero uno, fondamentale e urgente è «tornare a crescere», Visco elenca i tanti guasti dell’illegalità. Nelle zone dove il crimine comanda, per esempio, il costo del credito per le imprese è di quasi 30 punti base più alto rispetto alle aree sicure. E più salate sono anche le assicurazioni: gli ultimi dati indicano che i premi maggiori si pagano in Campania, Puglia e Basilicata, “regioni a forte densità criminale”, chiosa Visco; che le cinque province con i premi più costosi sono Napoli, Caserta, Prato, Crotone e Reggio Calabria; che a Napoli il premio medio pagato è più del triplo della media Ue.
Un lavoro recente ha stimato che l’insediamento della criminalità organizzata in Puglia e Basilicata, nei primi anni Settanta, ha generato nell’arco di un trentennio una perdita di Pil del 16% nelle due regioni. Usando una metodologia analoga si è anche confrontato che cosa è accaduto in Friuli e in Irpinia dopo i terremoti del 1976 e del 1980. «Il conseguente, ingente afflusso di fondi pubblici ha generato effetti di lungo periodo ben diversi nelle due aree», avverte il governatore. Ovvero, crescita pro-capite nel primo caso , ralenti nel secondo.
Da economista, Visco misura l’impatto sul Pil dell’economia criminale: almeno l’1%, riferendosi solo al commercio di droghe, alla prostituzione e al contrabbando. Ma secondo altre stime, quelle che tengono conto anche delle attività criminali che agiscono in forma organizzata, tipo racket ed estorsioni – «e nel nostro Paese hanno una diffusione capillare sul territorio » – il “sommerso criminale” potrebbe superare il 10%. Quindi naviga tra vari «indici di percezione» della criminalità organizzata dove l’Italia è al quarto posto dopo Romania, Bulgaria e Polonia ed è anche il terzo Paese più corrotto dopo Grecia e Bulgaria. Al sud, questi «comportamenti corruttivi» sono più alti che nel resto d’Italia. E, non ultimo, il Paese è al posto numero 56 (su 189) nella classifica su qualità e efficacia amministrativa di Doing Business, 4 livelli in meno rispetto allo scorso anno.
Oltre a quello finanziario, anche il capitale umano – «risorsa essenziale per la crescita di lungo periodo» – risente della presenza criminale che influisce pure sulla qualità degli amministratori pubblici locali. Visco: «Le evidenze confermano che i costi, diretti e indiretti per il Paese sono molto elevati. Richiedono risposte decise». Se ne esce con la legge sull’autoriclaggio e con «un contesto istituzionale avverso all’insediamento della criminalità». L’istruzione è un elemento essenziale. Banche prudenti sono una barriera alla criminalità.
Repubblica – 8 novembre 2014