La decisione è arrivata nonostante il parere negativo del giudice e il blocco delle assunzioni. Perdono la vertenza di lavoro, ma vengono assunti lo stesso e a tempo indeterminato. Accade alla Asl di Viterbo, dove ora i precari sono in subbuglio per una presunta delibera scandalo con cui – lo scorso 21 marzo – aggirando il famigerato blocco delle assunzioni, si è proceduto alla stabilizzazione in ruolo di 17 dirigenti.
Dirigenti per l’80% dei quali risulta un’anzianità superiore ai sette anni e nonostante il loro ricorso sia stato bocciato dal giudice del lavoro. Anzi, si può dire che hanno “svoltato” proprio in virtù di quella bocciatura.
17 i dirigenti stabilizzati malgrado il blocco assunzioni
In pratica si è deciso di dare seguito a un protocollo della Regione Lazio del 2009, nonostante il blocco delle assunzioni sia in vigore dal 2011. E la sentenza pronunciata dal giudice del lavoro è stata di fatto ribaltata, secondo quei precari ancora al palo che adesso minacciano a loro volta una conseguente valanga di ricorsi. Il commissario straordinario Antonio De Santis, il direttore amministrativo Giovanbattista Grassi e il direttore sanitario Marina Cerimele hanno dato seguito alle osservazioni, con cui l’avvocato dell’azienda sanitaria, Luca Lentini, ha definito la sentenza «solo apparentemente sfavorevole».
Dal momento che il giudice del lavoro, ad esempio, «non ha contestato la sussistenza di tutti i dovuti requisiti». Ergo, siccome i ricorrenti potrebbero vincere in appello – sentenza di primo grado o non-sentenza – tanto sarebbe valso procedere fin d’ora alla stabilizzazione, peraltro già preannunciata alla Regione, «a prescindere da qualunque assenso regionale».
Tanto più che, sempre secondo quanto scritto dal legale della Asl, la stabilizzazione non avrebbe comportato «neanche un significativo incremento di spesa». E anche perché – in caso di vittoria nel secondo grado – gli interessati avrebbero potuto chiedere alla Asl dei cospicui risarcimenti «a compensazione dei disagi e dei danni subiti a causa della precarietà prolungata nel tempo e per le possibili mancate altre occasioni di lavoro». Insomma, un precedente senza precedenti. Che, se vale per 17, potrebbe valere anche per molti altri precari in servizio alla Asl che chiederanno, a loro volta, di essere stabilizzati.
Il Messaggero – 1 aprile 2013