Zaia: «E ora avanti rivediamo le Asl». Dopo le schede elenca i prossimi passi: tutto a regime entro il 2015
di Daniela Boresi. Tira un sospiro di sollievo, ma ammette che il bello deve ancora venire. E’ riuscito a tenere “coperte” le schede di riordino della sanità veneta fino all’ultimo, ha governato la contestazione. Il “day after” il presidente Luca Zaia è soddisfatto, ma guarda già avanti: costruita l’ossatura del sistema sanitario adesso si parte con le novità. “C’è chi ha portato in piazza i pazienti per contestare contro tagli che non avevo neppure in mente. Assurdo. Alla fine il quadro che ne è uscito è una vera e propria assunzione di responsabilità: dopo 17 anni abbiamo costruito un nuovo sistema, grazie anche all’assessore Coletto e al segretario Mantoan”.
Presidente, avete eliminato i doppioni, razionalizzato gli ospedali. Vi siete preparati all’ultimo passo, tagliare le Asl?
Le Asl come molte altre cose, la storia ce lo insegna, non sono un totem. Queste schede danno un’indicazione rispetto a quello che dovrebbero diventare le Asl. La sanità di domani è frutto delle scelte di oggi: da dopoguerra c’è stato chi ha avuto il coraggio di chiudere 57 ospedali. Il Piano e le schede presentano dei parametri che indicano il bacino di utenza e anche sulle Asl si andrà avanti. Sarà un tema che verrà affrontato, non prima di avere cercato la condivisione con tutti gli interlocutori.
Si vocifera anche di un possibile spostamento dello Iov da Padova a Castelfranco per arginare la fuga di pazienti verso il Friuli Venezia Giulia.
Lo Iov è un’eccellenza su cui investire e questa è un’ipotesi. Perché funzioni al meglio ha bisogni di tre pilastri: una struttura riconosciuta, le professionalità e anche la convinzione del paziente di andare nel posto migliore possibile.Oggi è una struttura che merita molto di più. Offrirle spazi diversi significa farla decollare
La fuga verso il Cro di Aviano è però innegabile
Mi sembra naturale. I pazienti delle areee di confine si spostano dove pensano di trovare strutture migliori. E poi diciamolo una cosa noi non sappiamo fare: autopromuoverci. I nostri medici lavorano e non vanno in tv, come fanno in altre regioni. E questo si paga. E’ uno dei punti sul quale lavorare.
Ritiene di aver tutelato le specificità territoriali?
Abbiamo mantenuto la parola e chi ha protestato senza conoscere le carte è stato smentito. Il Bellunese come le altre aree fragili è stato protetto. E’ straordinario avere un sistema che considera un tempo massimo di percorrenza di un’ambulanza in 15-20 minuti, anche in montagna.
I manager però hanno tempi stretti per applicarle schede
Si dovranno attivare entro il 2015. E’ uno degli obiettivi dei direttori generali. Chi non applica le schede disattende una clausola contrattuale che prevede rescissione del contratto. Chiusa la partita con i medici di base, che sono fondamentali per la sanità veneta, di potrà parlare di assistenza 24 ore su 24, sette giorni su sette. E andrà a regime anche l’ospedale aperto di notte, altra cosa su cui punto.
Resta da affrontare il nodo tecnologico
Abbiamo stanziato 70 milioni: si devono seguire le grandi fiere per acquistare i macchinari dell’ultima generazione. Penso alla radioterapia, alla cura della prostata. In Veneto deve arrivare il meglio della tecnologia, i soldi li abbiamo trovati.
Il meglio anche come personale?
Ovvio. Ma questo non significa cercare fuori specialisti bravi, ne abbiamo già. Vuol dire piuttosto chi se ne è andato a tornare. Faccio un nome per tutti, il professor Paolo De Coppi, scienziato che lavora a Londra sulle staminali ma che ha sempre mantenuto un contatto con il Veneto e l’azienda ospedaliera di Padova. Lo convinceremo a tornare.
E come?
Dandogli opportunità, tecnologia e squadra. E’su questo che vogliamo investire. L’emigrazione sanitaria si vince offrendo qualità, umanità, professionalità e tecnologia. La medicina generalista non paga più: il paziente chiede di meglio in un campo specifico. E come De Coppi ce ne sono altri all’estero che rappresentano per noi una risorsa.
Il Gazzettino – 23 giugno 2013