«Solo tre Regioni in Italia hanno il bilancio in attivo. Sono Lombardia, Veneto e Toscana che hanno un utile di 134 milioni. Lazio, Liguria, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna registrano, al contrario, un deficit medio di 1,9 miliardi, con picchi di 15 miliardi»
«Capisco le parole di Mario Monti, le sue preoccupazioni per la tenuta del sistema sanitario. Ma sarà così finché non si metterà seriamente e concretamente mano agli sprechi che oggi determinano un buco nero di vari miliardi prodotto da un pugno di Regioni». Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, si appella direttamente al premier: «Sono con lui, ma ora serve una svolta: non è più possibile che le Regioni virtuose paghino cifre impressionanti per quelle sprecone. Sarò più chiaro: perché in alcune Regioni una siringa costa 2 centesimi e in altre trenta volte di più? E perché un pasto può costare 6 euro, ma anche 50? Chi sta sprecando? Il governo lo sa bene. Tra i dati che ha in mano ce n’è uno che spiega tutto: solo tre Regioni in Italia hanno il bilancio in attivo. Sono Lombardia, Veneto e Toscana. In attivo di quanto? Hanno un utile di 134 milioni Lazio, Liguria, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna registrano, al contrario, un deficit medio di 1,9 miliardi, con picchi di 15 miliardi. Che ci vuole dire? La salute è un diritto universale, costituzionalmente riconosciuto, e nessuno pensa di negarlo anche a un solo cittadino. Ma bisogna avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà e di individuare la cura più efficace, anche se dolorosa, che di sicuro non è fatta di tasse e tagli lineari.
Qual e la cura? I costi standard. Stabilisco un parametro di qualità e di costi che siano validi per tutti: sulla base di quelli assegno le risorse. Che tutte le regioni dovranno farsi bastare Quali altre misure suggerite alle Regioni non virtuose? Abbiamo messo in piedi una nuova programmazione e un nuovo Piano socio-sanitario: la revisione della rete ospedaliera ed un consistente rafforzamento della medicina territoriale, per portare le cure più vicine al cittadino ed evitare decine di migliaia di accessi impropri ai pronto soccorso, risparmiando così ingenti risorse da reinvestire in salute. Il tutto senza tagliare nemmeno un servizio al cittadino. Ma questo non è uno dei cardini della riforma Balduzzi? È l’aspetto più condivisibile, tant’è vero che in Veneto abbiamo avviato la nuova organizzazione dei medici di medicina generale (i cosiddetti medici di base) 24 ore su 24, sette giorni su sette, già da luglio, stanziando oltre 20 milioni dal nostro bilancio e fissando una prima tappa fine anno e la completa realizzazione entro circa un anno. Tra l’altro è stato un percorso condiviso, perché abbiamo coinvolto le categorie professionali fin dall’inizio. Alle affermazioni di Monti c’è chi ha reagito lanciando l’allarme privatizzazione. È una prospettiva che teme? In sanità la sinergia tra pubblico e privato è un fattore positivo, purché si realizzi con un certo equilibrio e sempre a favore dei cittadini, anche quelli meno agiati. In Veneto lo state sperimentando? Si, da noi questo equilibrio esiste già. E la collaborazione è sempre stata costruttiva ed efficace. Certo è che se si continuano ad aumentare i ticket e le tasse per tappare sprechi e inefficienze, si finirà per rendere più conveniente, almeno per certe prestazioni, rivolgersi ai privati. Questo non è giusto, perché equivale a dire «arrangiatevi» a troppa gente
L’Avvenire – 29 novembre 2012