L’intervista. La sanità veneta vale 8,5 miliardi l’anno e assorbe l’80% delle risorse regionali. Partita cruciale e non priva di tagliole per il governatore Luca Zaia
Il Piano socio-sanitario, destinato a ridisegnare la rete ospedaliera nell’arco di cinque anni, è orfano delle “schede di programmazione” – lo strumento tecnico indispensabile ad attuare la riforma – già ultimate ma dormienti nel cassetto. Perché?
«Mi preme sottolineare che questa amministrazione, opposizione inclusa, ha segnato una forte discontinuità rispetto al passato, approvando un Piano innovativo che mancava da diciotto anni, indispensabile per garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario e per migliorarne ulteriormente i servizi. Le schede? Sono pronte, le ho già illustrate alla maggioranza, il problema nasce dai ricorsi costituzionali del Governo che ha impugnato due punti, riguardanti le competenze di Giunta e Consiglio sulla programmazione e sulla nomina del direttore generale, facendo sue le perplessità che noi stessi, attraverso gli emendamenti dell’assessore Coletto, bocciati dall’aula, avevamo espresso. Perciò, procedere sub-judice ci esporrebbe a rischi di ogni genere, a cominciare dalle cause di risarcimento che la medicina privata potrebbe avviare in presenza di una riduzione delle convenzioni, prevista dal Piano».
L’alternativa, però, è la paralisi, meglio, il ritardo nell’attuazione della riforma che, secondo il presidente pidiellino della commissione sanità Leonardo Padrin, è già costato 11 milioni di mancati risparmi…
«Mi sembra un ragionamento pasticcione, anche perché i ricorsi alla Corte Costituzionale non hanno effetti sospensivi. Il Governo non contesta il Piano nella sua essenza ma solo nelle parti che lo stesso Padrin, ora pentito, ha contribuito ad approvare. Comunque, una via d’uscita esiste: martedì il consiglio esaminerà la questione e potrebbe neutralizzare i conflitti istituzionali modificando le norme controverse. Confido che lo farà, finora, sulle questioni decisive, ha dato prova di grande senso di responsabilità».
Rumors di Palazzo affermano che lei temporeggia in materia sanitaria per timore di scelte impopolari e perché avverte la pressione di Flavio Tosi, da sempre allergico ai tagli…
«Pettegolezzi senza senso, diffusi da chi ha tempo da perdere. Primo: non esiste un problema di consenso perché le nostre saranno “schede del popolo”, che tagliano sprechi e investono sui servizi ai veneti. Le chiusure? Saranno chiusi solo i pochi ospedali già in asfissia, dove le prestazioni erogate non giustificano la spesa. Per il resto, procederemo a riconversioni e apriremo nuovi servizi di medicina territoriale».
E l’ombra lunga del “grande fratello leghista” di Verona?
«Lo so che vi diverte fantasticare sulla nostra rivalità ma la verità è che Tosi non ha mai sollevato obiezioni sul Piano: è un sindaco intelligente e sa bene che se viene fissata una percentuale di posti letto del 3,5 per mille, questo criterio deve valere per tutti. Mantenere lo status quo dovunque, prima che sbagliato, è impossibile».
Ai poteri forti che prosperano sul welfare la politica rigorista non piacerà. Lo sa il Pdl, ne è consapevole anche il suo partito…
«Finora,a parte qualche suggerimento non richiesto, nessuno mi ha tirato per la giacchetta. Forse questi fantomatici poteri non sono così forti, almeno nei miei confronti».
In ballo c’è anche la nomina dei 23 futuri direttori generali delle Ulss. Lei ha affidato la selezione ad un’agenzia di “cacciatori di teste”, la Praxi. Ma quali criteri ha dettato?
«Ho chiesto loro di selezionare 30-40 candidati rispetto ai 277 curricula pervenuti. Le indicazioni? Scegliere i più bravi e a parità di competenze, privilegiare i giovani: vogliamo investire nel futuro. Ma c’è un aspetto che ritengo altrettanto importante».
E quale sarebbe?
«Il nuovo contratto dei direttori prevede premi e sanzioni in relazione a due obiettivi essenziali: i tempi d’attesa per i pazienti, che vogliamo ridurre ulteriormente eliminando radicalmente le ultime sacche di disservizio; e la gestione virtuosa dei bilanci, già avviata in fase di risanamento dei conti. La violazione di queste priorità sarà punibile con il licenziamento dei manager».
Come procedono i battibecchi tra l’assessore e il segretario generale alla sanità?
«Personalmente, non sono a conoscenza di divergenze rilevanti. Luca Coletto e Domenico Mantoan sono persone che stimo, il confronto tra le opinioni ci sta ma devono continuare e lavorare insieme».
Il Mattino di Padova – 11 ottobre 2011