L’uomo dei numeri di palazzo Balbi, l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti lo aveva detto ancora a primavera scorsa. Ottanta euro in busta paga? Non ha senso, mancano le coperture finanziarie. E invece su una cosa si era in parte sbagliato: le coperture c’erano fin dall’inizio. Solo che oggi si scopre che le dovranno fornire le Regioni, Veneto in primis.
Il governo guidato da Matteo Renzi ha infatti deciso di pescare settecento milioni di euro, una parte delle risorse necessarie a coprire i sei miliardi e mezzo del costo del bonus, dai soliti, bistrattati, malconci enti locali.
A meno di tre mesi di distanza dall’introduzione del bonus che entra nelle tasche di quasi dieci milioni di italiani tra cui oltre un milione di veneti, Ciambetti ha messo in fila tutti i tagli degli ultimi anni. Quelli di Monti, quelli di Letta e adesso anche quelli di Renzi. E il risultato è stato appunto quello più temuto: «Presidente, hanno tagliato tutto, per coprire il buco degli ottanta euro, il bilancio regionale non avrà più nemmeno i soldi per fare i ricorsi». E Luca Zaia, che non fa mistero di voler fare il governatore anche per i prossimi cinque anni, ha deciso di anticipare i tempi. Finché c’è ancora qualche soldo in cassa dunque è meglio pagare gli avvocati e bloccare la «rapace» mano del governo. «Abbiamo deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro le modalità di copertura degli 80 euro di Renzi – dice il governatore -. Perché, va bene dare gli ottanta euro a chi ha bisogno, non ho nulla in contrario, ma se per farlo tagliano alle Regioni virtuose e mettono a rischio perfino il sistema sanitario allora è inaccettabile». Per evitare che il Veneto debba tagliare il 20% delle spese per le consulenze esterne (esperti,tecnici e appunto avvocati per eventuali ricorsi), l’80% delle spese di rappresentanza, il 50% delle spese per le missioni, il 50% delle spese per la formazione, il 70% per le vetture di servizio e l’80% delle spese per mobili e arredi (le percentuali sono uguali per tutte le Regioni e usano come cifre di riferimento le spese dal 2009 al 2013), i legali della Regione depositeranno oggi il ricorso alla Consulta. «Se invece di dare 80 euro solo ad alcuni, perché ricordiamo che chi guadagna meno di ottomila euro (o più di 25 mila) e chi è disoccupato o in pensione non li prende – continua Zaia -. Se si fossero usati questi soldi per finanziare gli stage a 640 mila ragazzi era probabilmente meglio. Ma non è questo il punto. Il problema sono le modalità di copertura che sono ancora una volta calcolate su tagli basati sulla spesa storica. Alla Sicilia limano le unghie e a noi tagliano un braccio». «È chiaramente un’iniziativa estemporanea e delirante, una posizione strumentale – interviene il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Scelta Civica) -. Sono d’accordo con Zaia sul fatto che la stagione dei tagli lineari deve finire e noi infatti stiamo lavorando al sistema dei costi standard, ma queste dichiarazioni sono deliranti, soprattutto dette da chi appartiene a un partito che governando tra il 2008 e il 2011 ha tagliato agli enti locali senza pietà più di cinque miliardi di euro».
«Dispiace che il presidente Zaia abbia bisogno di togliere a un milione di veneti il bonus di ottanta euro per essere libero di spendere i soldi dei contribuenti come vuole lui – rincara la dose il segretario del Partito democratico veneto Roger De Menech -. La settimana scorsa, per esempio, ha deciso di investire 1,7 milioni di euro in pubblicità della Regione. È proprio per mettere fine all’allegra spesa regionale che il governo Renzi ha deciso di tagliare sprechi e inefficienze delle Regioni. Zaia si adegui».
Alessio Antonini – Corriere del Veneto – 13 agosto 2014