«Venerdì ci sono i governatori a Pontida. Ubi maior…». Matteo Salvini è a Milano, in consiglio comunale e spiega perché non parteciperà alla convention di Stefano Parisi. L’interessato è a pochi metri da lui. I due si salutano educatamente, si stringono cordialmente le mani.
Ma è tutto lì. Le distanze tra il segretario leghista e il «ristrutturatore» di Forza Italia restano. Per il momento, l’unico status che Salvini riconosce all’ex candidato sindaco è, appunto, quello di ristrutturatore: «Parisi sta riorganizzando Forza Italia, non è un interlocutore. Io gli auguro di avere successo, perché un alleato forte sarebbe una mia convenienza. Ma non do lezioni agli altri su come riorganizzare i loro partiti». Insomma, Parisi sarebbe soltanto un affare interno a Forza Italia. Mentre il dialogo politico è solo con Berlusconi: «Con lui ero d’accordo di rivederci appena fosse tornato dalla pausa estiva. Quindi, attendo. Non voglio mettergli fretta».
Peccato che Parisi non sia soltanto il superconsulente di Forza Italia. La sua convention di Milano ha l’ambizione esplicita di essere il cantiere del futuro centrodestra. Il che suscita reazioni: c’è chi di cantiere ne sta aprendo anche un altro. A Genova ieri Roberto Maroni, Giovanni Toti e Luca Zaia hanno firmato un documento sull’immigrazione (le tre Regioni «non riconoscono le quote e le modalità di assunzione dei profughi ad esse attribuite»). E un altro testo, i tre lo presenteranno venerdì a Pontida. L’asse dei governatori ha un doppio scopo. Quello di opposizione a Renzi, certo: «Rappresentiamo un quarto degli italiani, credo sarà difficile ignorarci» dice Zaia. Ma soprattutto, le ambizioni della «trilaterale» dei presidenti sono programmatiche. Lo dice Maroni: «Noi presidenti siamo il centrodestra che in questi anni ha governato, e bene, alcune delle regioni più importanti. Credo che abbiamo qualche titolo per fare proposte, non ideologiche ma di buon senso, utili anche ai nostri partiti».
I cantieri potrebbero addirittura diventare tre: a inizio agosto Berlusconi e Salvini si erano dati appuntamento per iniziare a costruire programmi comuni. Ma tutto questo fervore ha un nodo che per il momento nessuno è in grado di sciogliere. Lo sottolinea Giorgia Meloni, da Fratelli d’Italia: «Parisi? Sicuramente è una persona a cui Berlusconi può affidare il futuro di Forza Italia. Ma io chiederò a tutti di essere chiari su un punto: che cosa succede se Renzi perde il referendum?». E cioé: ritorno alle urne o il governo di grande coalizione di cui ha parlato varie volte Berlusconi? «Questo è il tema che mi interessa — prosegue Meloni —. Perché quello che Parisi ha detto nelle sue interviste, ovvero che Renzi deve rimanere in sella anche se perde il referendum, non mi ha tranquillizzato. Temo che si finga di fare l’alternativa a Renzi per poi mettersi d’accordo con lui, come a Roma».
Eppure, le strade del centrodestra sembrano destinate, per il momento, a non separarsi. A Milano, l’alleanza è confermata dalla lista unica per le elezioni della Città metropolitana, che include anche Ncd. Anche se Salvini derubrica la vicenda a «scelta locale».
Marco Cremonesi – Il Coriere della Sera – 13 settembre 2016