Nel periodo 2014-2015 la produzione di manzo all’interno dell’Unione europea aumenterà. E’ uno dei dati contenuti nella Relazione annuale della Commissione sulle prospettive di mercato che copre il prossimo decennio, e che è stato pubblicato lo scorso 5 dicembre.
“Dopo due anni di forte calo, la produzione di carne nell’UE dovrebbe recuperare grazie ai recenti aumenti delle mandrie da latte. Popolazioni più numerose e una maggiore crescita economica dei paesi via di sviluppo porteranno a una maggiore domanda di carne e a un aumento delle esportazioni di carne dell’UE”.
Si registra ancora una crescita costante del consumo mondiale di prodotti lattiero-caseari, si legge nell’indagine. Gran parte della domanda proviene dai paesi africani e asiatici che saranno forniti dai produttori comunitari. Parte della crescita della domanda è legato a un aumento della popolazione e all’urbanizzazione di queste regioni e, sebbene queste tendenze di crescita stiano rallentando, la crescita dei consumi sarà ancora sostenuta.
Tuttavia, la relazione evidenzia che la produzione di manzo potrebbe diminuire dopo il 2015 per poi raggiungere quota 7,6 milioni di tonnellate entro il 2024. Il calo della produzione di carni bovine continuerà, anche se a un ritmo più lento rispetto all’inizio della crisi economica nel 2008. A breve termine quindi si registreranno aumenti, a seguito dei recenti aumenti delle mandrie da latte, ma in seguito gli allevamenti diminuiranno fino a 2024.
Ma a parte questa importante eccezione, la Commissione ha presentato prospettive ottimistiche per il settore zootecnico. Il settore suinicolo dovrebbe ritornare brillante già dal prossimo anno, dopo tre anni di ridotta fornitura. “Si attendono crescite costanti delle esportazioni di carne di maiale comunitaria, grazie alla domanda mondiale e alla competitività del settore Ue”.
Dopo diversi anni di declino, la produzione di carne ovina e caprina dovrebbe stabilizzarsi ai livelli correnti e la redditività aumenterà per entrambi i prodotti.
Le prospettive sono brillanti anche per il pollame, la cui produzione e consumo si espanderanno “significativamente” (entrambi del 7% nel 2040 rispetto agli anni correnti) nel corso dei prossimi 10 anni. “Il pollame sta godendo di diversi vantaggi rispetto alle altre carni: prezzo accessibile, convenienza, un’immagine sana, minori costi di produzione, tempi di allevamento più brevi e ridotte esigenze di investimento” ha spiegato la Commissione.
“Entro il 2020 il pollame sarà la carne più richiesta al mondo” ha detto un funzionario dell’UE. La crisi economica ne ha causato una lieve diminuzione del consumo procapite mondiale (64.4kg a persona all’anno), ma il consumo complessivo aumenterà fino al 2016. Si dovrebbe registrare tuttavia a una tendenza al ribasso negli anni successivi, ed entro il 2024, il consumo pro capite sfiorerà i 65kg, tornando vicino al livello del 2012.
Tassos Haniotis, direttore del Settore analisi economica, previsioni e valutazioni della Direzione generale agricoltura della Commissione, ha detto che le esportazioni dell’UE hanno superato le importazioni e quindi “il commercio agircolo è uno dei pochi aspetti promettenti nell’economia mondiale”.
Il Direttore ha evidenziato il declino della crescita della Ue, l’incertezza sul prezzo del greggio, i prezzi dell’energia più bassi rispetto a quelli degli Stati Uniti, le questioni di sicurezza alimentare, e o rallentamenti del consumo cinese ed indiano come parti di un “contesto vario e incerto”.
La domanda mondiale di pollame è in crescita e questo a sua volta sostiene le esportazioni e la stabilità dei prezzi. Contesto simile a quello della carne di maiale: anche se non si prevede per questo settore una la crescita dei consumi all’interno della Ue, l’aumento delle esportazioni (soprattutto verso la Cina) stanno guidando il mercato delle carni suine e questo supporterà l’aumento della produzione comunitaria e i prezzi mondiali.
Non si prevede alcun calo della produzione di carne ovina. Il miglioramento della redditività, con rendimenti migliori nella produzione della carne di capra, vedrà una stabilizzazione delle esportazioni di animali vivi e di carni. Vi sono migliori prospettive per i prezzi anche grazie a un miglioramento dell’economia comunitaria: i prezzi tuttavia aumenteranno di meno del 2% all’anno (tranne nel 2017).
Anche il valore dell’euro dovrebbe apprezzarsi nel 2024 (con il cambio pari a 1,37 dollari per Euro), rendendo le esportazioni un po’ più difficili.
La Commissione prevede che, nei prossimi 10 anni, i redditi reali agricoli cresceranno in tutti i 28 paesi membri di circa il 6%.
Il reddito reale si deteriorerà dato che i costi di produzione cresceranno più velocemente dei prezzi alla produzione. Ma probabilmente questo processo sarà più che compensato dal previsto calo del costo del lavoro nell’industria legato ai cambiamenti tecnologici e strutturali.
Anche il cambiamento climatico è uno degli aspetti presi in considerazione nella relazione della Ue. Stefan Niemeyer, Direttore operativo della divisione AGRI4CAST del Centro comune di ricerca dell’Unione europea (JRC), ha parlato dell’elevata variabilità del clima. Il riscaldamento globale è “inequivocabile” e i livelli di CO2 sono in crescita, ma in Europa stanno aumentando più nell’area orientale che in quella occidentale . In totale si registreranno meno giorni di gelo in Europa.
I periodi caldi sono aumentati nel corso degli ultimi 30 anni, il che significa che le stagioni di crescita si allungano. La pioggia è in diminuzione in Italia e in Spagna, ma aumenta nelle nazioni nordiche, che trarranno quindi vantaggio dai cambiamenti climatici.
Fonte Global Meat News (da Unaitalia) – 10 dicembre 2014