Oltre 25 miliardi di debito nel 2011 per l’Inpdap. Un disavanzo che sarebbe di “carattere strutturale” ed è legato in parte ai blocchi del turn over che si sono succeduti nel pubblico impiego. E’ quanto emerge dalla relazione della Corte dei Conti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (Inpdap) per l’esercizio 2011. “Come più volte posto in evidenza nei referti della Corte, lo sbilancio pensionistico è da ritenere di carattere strutturale, derivando da cause di natura esogena, costituite, fondamentalmente, dalle politiche limitative del turn over nel pubblico impiego, con i conseguenti riflessi sulla platea degli iscritti e quindi sul gettito contributivo, e dal continuo aumento del numero e degli oneri relativi ai trattamenti pensionistici».
«Oneri il cui periodo di godimento è venuto ad allungarsi in ragione della crescita del tasso di invecchiamento della popolazione”, osserva la magistratura contabile.
A queste cause si è aggiunta, a partire dal 2008, “l’eliminazione (in forza dell’art. 2 comma 449 della legge finanziaria per l’anno medesimo) dell’apporto finanziario dello Stato alla Cassa trattamenti pensioni statali”, sottolinea la Corte dei Conti. Il divario tra l’entità del deficit finanziario di competenza, “attestatosi, a fine 2011, su 1.461,1 milioni, e l’ammontare del disavanzo economico, pari, sempre nel medesimo anno, a 10.555,1 milioni, scaturisce in prevalenza dal risultato positivo della gestione finanziaria in conto capitale, il quale compensa in larga misura il disavanzo di parte corrente e deriva principalmente dalle entrate per accensione di prestiti, costituiti dalle anticipazioni statali, ma non concorre a determinare il saldo del conto economico avendo esclusiva incidenza sullo stato patrimoniale”, si legge ancora nella relazione.
Questa incidenza sullo stato patrimoniale si “è concretata nel progressivo aumento delle passività, a causa soprattutto dell’evoluzione del debito nei confronti dello Stato per le anticipazioni via via erogate sul complessivo fabbisogno finanziario delle gestioni previdenziali dell’Inpdap. Debito che, accumulatosi negli anni, ha raggiunto nel 2011 l’ammontare di 25.198,3 milioni, costituendo primario fattore concausale del cospicuo disavanzo patrimoniale netto, pari a 10.269,2 milioni, esposto nel bilancio di chiusura della gestione dell’Istituto”.
Ma, secondo la Corte dei Conti, la legge di stabilità, “con l’introduzione di nuovi meccanismi di finanziamento statale a sostegno delle gestioni previdenziali dell’Inpdap, determina, secondo una proiezione a opera della Tecnostruttura dell’Istituto, un deciso abbattimento dei disavanzi, sia finanziario di parte corrente che economico, quali stimati nel bilancio di previsione dell’Istituto per il 2012 (che così vengono pressoché a dimezzarsi, passando il primo da 13.076,8 a 6.638,8 milioni e, il secondo, da 13.281,4 a 6.843 milioni)”.
Delibera 86 del 2012 Corte dei conti – Relazione sul risultato del controllo sulla gestione finanziaria sull’Istituto nazionale previdenza dipendenti amministrazione pubblica (INPDAP), per l’esercizio 2011, approvata con delibera depositata il 10 ottobre 2012
ItaliaOggi – 13 ottobre 2012