Una squadra giovane e per metà al femminile quella varata da Matteo Renzi ieri al Quirinale. Sedici ministri, di cui la metà donne. Battuto per snellezza solo da Alcide De Gasperi nel 1947: il suo terzo governo aveva solo 15 ministri. Sono esordienti undici dei ministri. Di questi 11, tre sono già stati sottosegretari in precedenti governi, mentre otto non hanno mai avuto alcuna esperienza governativa. Questo vale anche per ministeri di primissimo livello come quello degli Esteri (dove va la 41enne Federica Mogherini). Altri due ministri (i Pd Franceschini e Orlando) hanno traslocato di ministero passando rispettivamente dai Rapporti con il Parlamento ai Beni culturali e dall’Ambiente alla Giustizia. Solo i tre ministri del Ncd sono rimasti al loro posto, anche se Alfano non è più vicepremier.
Beatrice Lorenzin è stata confermata nella squadra di governo. Agli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta, farmacista, vice presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Reggio Calabria, ex sindaco Pd di Monasterace (Calabria). Tre i ministri tecnici, tutti ai dicasteri economici: Pier Carlo Padoan all’Economia, Federica Guidi allo Sviluppo economico e Giuliano Poletti al Lavoro. Tredici quelli politici.
Renzi è il premier più giovane di sempre (39 anni), alla guida di un esecutivo con il più alto numero di donne nella storia Repubblicana (otto contro le 7 del Governo Letta) e l’età media più bassa (47 anni). La squadra Renzi ha cinque ministri in meno del Governo Letta che ne contava in tutto ventuno.
La media della compagine governativa è di 47 anni, sei anni meno del precedente governo Letta (53 anni). Gli uomini del nuovo esecutivo sono in media più grandi delle donne: 50 contro 44 anni. Il ministro più anziano è quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha 64 anni, mentre la più giovane della squadra di Renzi è Maria Elena Boschi, classe 1981.
Il «Renzi del fare» e il rompicapo delle Camere
di Roberto Turno. Il debutto da premier incaricato lo ha fatto mercoledì e giovedì con la sfilata dei partiti per consultazioni in vista della formazione del suo nuovo Governo. Ma da lunedì, se tutto andrà per il verso auspicato dal Colle, Matteo Renzi dovrà affrontare la prima vera prova davanti al Parlamento. Sarà il suo vero debutto ufficiale davanti alle Camere, perché il «Renzi 1» fra soli tre giorni affronterà le forche caudine del Parlamento per la richiesta non si sa se ancora del tutto scontata, almeno al Senato, della fiducia al suo programma. E al suo Governo, con quella lista finora ballerina di ministri che inevitabilmente lascerà sul terreno tanti scontenti. Ma tra Camera e Senato, in attesa che prenda carne e ossa con tanto di Ddl (e di decreti?) il suo «programma choc», l’ormai ex sindaco e ad oggi quasi premier, avrà non pochi ostacoli da affrontare anche a soli pochi giorni dall’aver incassato la fiducia. E i primi ostacoli hanno un nome: i cinque decreti legge da smaltire ereditati dall’ex amico Enrico Letta.
I dossier e la ghigliottina
Conta i giorni, Matteo Renzi. Mette insieme freneticamente tutti i dossier del programma ufficiale dei primi cento giorni – dal lavoro alla riforma del gigantosauro burocratico a quella del fisco, passando per legge elettorale e cancellazione del Senato – che inevitabilmente le trattative nella maggioranza limeranno e amplieranno o limiteranno. Ma intento il neo premier dovrà sbrigare le pratiche dei decreti legge che le Camere hanno in canna. Il milleproroghe, intanto, su cui il Senato dovrà mettere la parola fine entro venerdì prossimo 28 febbraio. Pena la decadenza. Ma poi soprattutto l’altro decreto salva-Roma, che scade lo stesso giorno, ma chè in carico alla Camera: e qui il pericolo dell’ostruzionismo grillino è ben più che un’ipotesi. Anche perché alla Camera, va ricordato, non esiste la ghigliottina taglia-tempi: il M5S avrebbe gioco facile a fare la voce grossa proprio dopo che Renzi s’è insediato, e la presidente Laura Boldrini si troverebbe nell’imbarazzo di farla calare lei d’autorità la ghigliottina, come appena accaduto scatenando risse e polemiche non solo tra i sostenitori del 65enne comico genovese. E allora, che farebbe il neo premier proprio al primo esordio parlamentare, chiederebbe nuovamente la fiducia solo a pochi giorni di distanza da quella chiesta per il suo Governo?
Il «Renzi del fare»
Poi ci sono gli altri tre decreti legge già all’esame delle Camere. Ma scadono più avanti, c’è ancora tempo, e politicamente potrebbero non essere “imbarazzanti” per il nuovo inquilino di palazzo Chigi. Ma tutti meritano comunque attenzione, e quella cura nel loro iter da parte del futuro responsabile dei rapporti col Parlamento che succederà a Dario Franceschini che in quel ruolo non è stato esattamente un fulmine di guerra. Intanto toccherà alle missioni all’estero (scade il 17 marzo), poi al decreto che salva gli stipendi del personale della scuola (decade il 24 marzo), infine il decreto che proroga adempimenti fiscali e contributivi e che vorrebbe dare una spinta per favorire l’emersione di capitali detenuti all’estero. Decreto non piccino, al quale, chissà, potrebbero essere agganciati altri vagoncini graditi agli italiani che le tasse non le evadono. Del resto, la luna di miele dei primi cento giorni del Matteo 1 avrà bisogno di essere alimentata di continuo. E il «Renzi del fare» lo sa bene.
Questi tutti i ministri del Governo Renzi, per il 50% donne:
Federica Mogherini al ministero degli Affari Esteri
Andrea Orlandoal ministero della Giustizia
Roberto Pinottial ministero della Difesa
Pier Carlo Padoanal ministero dell’Economia.
Federica Guidial ministero dello Sviluppo
Maurizio Lupial ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Maurizio Martinaal ministero dell’Agricoltura
Beatrice Lorenzinal ministero della Salute
Stefania Giannini al ministero dell’Istruzione
Giuliano Polettial ministero del Lavoro
Gianluca Gallettial ministero dell’ambiente
Dario Franceschinialle Politiche Culturali.
Ministri senza portafoglio sono:
Maria Elena Boschialle riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento
Marianna Madiaalle semplificazioni e pubblica amministrazione
Maria Carmela Lanzettaagli affari regionali
Graziano Del Riosottosegretario alla presidenza del Consiglio
22 febbraio 2014 (redazione c.fo)