Marianna Madia, nuova responsabile della Semplificazione e della pubblica amministrazione, figlia dell’attore Stefano, 33 anni, occhi bassi e portamento ancillare, ha sempre avuto il dono di ammaliare i propri prestigiosi interlocutori. Nata nel 1980, giovanissima, liceo francese e laurea in Scienze politiche a Roma con una tesi in economia del lavoro, Madia ha collaborato con l’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta, ed è entrata in Parlamento a soli 28 anni, nel 2008, sotto l’ala di Walter Veltroni. L’allora leader del Pd decise infatti di presentarla come capolista nel collegio Lazio1 inaugurando così la sua carriera politica e la sua presenza alla Camera, confermata nel 2013 dopo aver ottenuto circa 5.000 preferenze alle primarie del Pd. Impegnata da sempre sui temi del lavoro
Ha curato il volume “Un welfare anziano. Invecchiamento della popolazione o ringiovanimento sociale?” e ha pubblicato nel 2011 “Precari. Storie di un’Italia che lavora” con la prefazione di Susanna Camusso. Quello dei precari è del resto un problema storico della pubblica amministrazione e sarà quindi, insieme al rinnovo del contratto di settore inevitabilmente una delle sfide che Madia si troverà ad affrontare. Come quella della semplificazione, di cui il ministero prende non a caso il nome.
Sposata, la Madia è mamma di un bambino ed aspetta un altro figlio. Il 9 dicembre, all’indomani della vittoria di Matteo Renzi a segretario del Pd, è stata nominata membro della segreteria del partito, con il ruolo di nuova responsabile delle politiche del lavoro. Ha fatto parte della segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio durante il governo Prodi 2006-2008
di Andrea Maluguti. Romana, nipote di Titta Madia (avvocato tra gli altri di Clemente Mastella), dopo la laurea cominciò a lavorare con Minoli in tv. Il rapporto fu subito molto stretto. «Marianna ha un vero talento per questo mestiere». «Tu mi hai insegnato molto». In quegli anni la ragazza prese anche a frequentare l’Arel, l’agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta. Ci arrivò grazie a Enrico Letta. Uomo per il quale nutriva un’ammirazione sconfinata. Tra i tanti episodi letterari che costellano il suo straordinario volo ce n’è uno che riguarda proprio un incontro tra Letta e Minoli. A Cernobbio. Letta dice: «Marianna è straordinaria. Vuole fare la ricercatrice. La tv è un ripiego»: E Minoli. «Vero, favolosa. Ma la tv è una passione reale». Sbagliavano entrambi. La passione era la politica. Quando nel 2008 Veltroni ringiovanì i ranghi del partito, la presentò come una esperta economista. In realtà era laureata in Scienze Politiche. Piccola bugia. Lei sussurrò un indimenticabile quanto infelice: «Porto in dote la mia straordinaria inesperienza».
A Montecitorio andò a sedersi di fianco a D’Alema. E, ovviamente, lo conquistò. Poi si fidanzò con il figlio del presidente della Repubblica, Giulio Napolitano, facendo dire ai suoi detrattori: mai visto una tanto raccomandata. La sottovalutavano. Alle primarie del Pd prese 5000 preferenze. Impegnata da sempre sui temi del lavoro ha pubblicato un libro sui precari con prefazione della Camusso. Quando all’orizzonte è apparso Renzi si è messa a disposizione. Sua la poltrona di responsabile del lavoro nella segreteria del Pd. Sposata, in attesa del secondo figlio, nei primi giorni del nuovo incarico confuse la sede del ministero delle attività produttive con quella del lavoro, scatenando molte ironie. Se ne preoccupò quanto delle accuse di voltagabbanismo. Zero. Perché forse non è stata lei ad essere stata lettiana, dalemiana, napolitaniana, veltroniana e renziana. Sono stati loro ad essere madianiani.
La Stampa e altre fonti – (a cura di c.fo) – 22 febbraio 2014