Il presidente del Consiglio ha incaricato la Ragioneria dello Stato di realizzare una simulazione. Vuole verificare cosa accadrebbe operando un taglio fra il 15 e il 25 per cento sugli stipendi degli alti funzionari dei ministeri. Matteo Renzi sta lavorando a un piano che farà sembrare poca cosa le polemiche suscitate dal caso di Mauro Moretti, il numero uno delle Ferrovie dello Stato che ha minacciato di andare all’estero se il governo gli taglierà lo stipendio. Il presidente del Consiglio, infatti, ha incaricato la Ragioneria dello Stato di realizzare una simulazione per verificare cosa accadrebbe dando una sforbiciata compresa fra il 15 e il 25 per cento alla retribuzione dei dirigenti pubblici. Nel mirino – tra ministeri, forze di polizia ed Esercito, Authority e manager della sanità – sono così finiti circa quattromila dirigenti che guadagnano fino a 250 mila euro l’anno.
Ai quali si aggiunge una platea molto più ampia di persone, oltre 30 mila, le cui retribuzioni arrivano fino a 150 mila euro. Con un risultato di tutto rispetto: il risparmio complessivo, secondo una prima stima, potrebbe infatti arrivare a 800 milioni. Una cifra largamente superiore a quella che si risparmierebbe con un giro di vite limitato ai papaveri che siedono nei consigli di amministrazione delle società controllate dal Tesoro, i cui effetti sarebbero limitati a circa 25 milioni l’anno. E persino più alta dei 500 milioni di risparmi di cui ha parlato il presidente del Consiglio in più circostanze.
Il progetto che sta prendendo forma è colpire le retribuzioni dei dirigenti posti nelle posizioni apicali, per poi scendere verso quelli di secondo livello. Facendo attenzione a evitare interventi orizzontali ma operando, invece, in maniera selettiva. In questo schema, il bisturi inciderebbe in profondità soprattutto sui dirigenti dei ministeri. A cominciare proprio da quelli di Palazzo Chigi, dove ha sede la presidenza del Consiglio, che guadagnano in media 218 mila euro e vedrebbero la loro retribuzione scendere di 43 mila euro, se i tagli si spingessero fino al massimo del 25 per cento.
Gli occhi di chi sta ragionando sull’intervento si sono poi soffermati sui dirigenti del ministero dell’Economia (198 mila euro di reddito medio), i togati dell’Avvocatura dello Stato (274 mila euro), quelli dell’Autorità Antitrust (viaggiano intorno ai 200 mila euro) e i vertici delle strutture di Province e Comuni (150 mila euro di appannaggio medio). Pollice verso anche nei confronti dei diplomatici della Farnesina, sparsi per il mondo. I 191 mila euro che guadagnano oggi in media vengono giudicati eccessivi, al pari dei 98 mila di cui godono i militari ai vertici di comando. Tutti esempi di una classe dirigenziale che dovrà contribuire al risanamento delle casse pubbliche, mettendo mano al portafogli.
UFFICIO |
NUMERO DIRIGENTI |
STIPENDIO LORDO MEDIO |
TAGLIO MEDIO (20%) |
Avvocatura dello Stato |
349 |
247 mila euro |
54 mila |
Palazzo Chigi |
119 |
218 mila euro |
43 mila |
Antitrust |
23 |
199 mila euro |
39 mila |
Ministero dell’Economia |
89 |
198 mila euro |
39 mila |
Ministero degli Esteri |
891 |
191 mila euro |
38 mila |
Esercito (Alti gradi) |
1.187 |
98 mila euro |
19 mila |
Espresso – 26 marzo 2014