di Franco Pepe. La tutela assicurativa non sarebbe stata estesa a chi esercita la professione in strutture esterne. «E’ stato consigliato ai professionisti di chiedere un’altra copertura», Marco Peruffo, servizi amministrativi Ulss 6. C’è chi giura che sia seria, ma al primo colpo di vento sparisce, non risponde alle email che partono dagli uffici amministrativi dell’Ulss, mantiene un silenzio impenetrabile. Un fantasma. La responsabile dell’ufficio legale, l’avvocato Laura Tedeschi, una professionista combattiva che non si arrende facilmente, ha scritto parecchie volte, ma senza esito. E’ la Lig Insurance Sa di Bucarest, sede legale in via Lascar Catargiu 34, la compagnia che dal primo gennaio assicura l’Ulss 6 e i dipendenti dell’azienda per la responsabilità civile verso terzi, con un contratto biennale e un premio annuo di oltre sei milioni di euro. Leggi la casistica
Il problema finora rimasto senza risposta, sul quale fanno pressione i sindacati, in primis la Cimo, è questo. Le condizioni sottoscritte con la Lig prevedono che la compagnia romena paghi per i risarcimenti fino ad un massimo di 10 milioni per sinistro. Il contratto non prevede alcuna forma di franchigia. E’ coperta anche la colpa lieve, mentre i dipendenti possono tutelarsi per la colpa grave pagando una tariffa che per i medici è di 580 euro lordi l’anno e per il personale del comparto di 110.
La tutela assicurativa vale pure per la libera professione intra moenia, all’interno dell’ospedale, ma resta fitto il mistero, fra dubbi e timori, su ciò che potrebbe capitare a chi esercita la libera professione all’esterno, in nome dell’Ulss. Ci sono 70 medici ospedalieri che, a rotazione, svolgono questa attività presso strutture esterne, sulla base di una convenzione. In altre parole, l’azienda “vende” prestazioni di ortopedia, ginecologia, urologia, neurochirurgia, malattie infettive a 13 centri – fra cui Sefamo e Centro medico riabilitativo San Marco, ma ci sono anche due case di cura private di Roma, e c’è l’Associazione industriali di Vicenza, per i propri iscritti che si recano all’estero per lavoro – e incarica i suoi specialisti di effettuarle.
Ora, il contratto firmato dalla Lig copre la libera professione intra moenia, ma tace o, quanto meno, è sibillino, su questo lavoro convenzionato esterno. La paura dei medici è, quindi, di trovarsi soli in mezzo alla tempesta in caso di sinistri per i quali, qualche volta, possono scattare risarcimenti a sei zeri. Da qui perplessità e richieste di garanzie. L’alternativa è di fare una polizza personale ad hoc, ma per le categorie più tartassate dai contenziosi, al primo posto i ginecologi, le assicurazioni possono arrivare a chiedere fino a 25mila euro l’anno. Insomma, il gioco non vale la candela.
«L’Ulss – spiega il dirigente dei servizi amministrativi, Marco Peruffo – ha consigliato ai medici di chiedere le coperture assicurative alle strutture extra ospedale in cui effettuano le visite ambulatoriali».
Qualcuna, come la Sefamo, lo ha fatto con polizze dai costi relativi (1400 euro, fino a un massimale di 500mila euro per sinistro, 2100 fino a un milione di danno). Altre, la maggioranza, ancora no. Così i sindacati chiedono chiarimenti. Del resto i nomi della presidente Violeta Simedre e delle altre 4 donne del cda si leggono solo sul sito perché dalla Romania non si è mai fatto vivo nessuno. La Lig non ha rappresentanza italiana, anche se è autorizzata a operare dall’Ivass, l’Istituto nazionale di vigilanza. Né l’Ulss ha più, dal 31 dicembre 2013, un broker “facilitatore”. Meglio, invece, va con il liquidatore, Contec di Genova, con il quale l’Ulss dialoga correntemente. «Noi – dice Tedeschi – nell’eventualità di eventi negativi, queste consulenze esterne tenteremo di farle passare come coperte dal contratto».
Il Giornale di Vicenza – 2 giugno 2014