Semplificazione, trasparenza e agevolazioni al ricambio generazionale. Sono i capisaldi del collegato agricolo arrivato ieri al traguardo. A un anno dal primo via libera al Senato, il disegno di legge in materia di «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura» è stato definitivamente approvato dall’aula di Palazzo Madama, senza modifiche al testo varato dalla Camera.
Nel lunghissimo iter (990 giorni) molti pezzi, dagli enti vigilati ai giovani, sono stati «dirottati» in altri provvedimenti. Ma è rimasto lo zoccolo duro di interventi taglia-burocrazia. E soprattutto arriva la delega per il riassetto dell’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che ieri ha cambiato vertice (al dimissionario direttore Stefano Sernia è subentrato come commissario Gabriele Papa Pagliardini, attuale responsabile dell’’Autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale della Puglia).
L’obiettivo è riorganizzare l’Agea e rivedere il sistema dei controlli con la razionalizzazione della società Agecontrol. Inoltre scatta l’obbligo di relazione annuale sui dati economici, finanziari e patrimoniali delle attività svolte da tutti gli enti (per due, Ismea e Crea, il restyling è già stato fatto).
Il collegato dà una prima svolta per la semplificazione: tagliati da 180 a 60 giorni i tempi per aprire un’azienda agricola. Ridotti anche i termini del silenzio assenso entro cui l’amministrazione deve adottare il provvedimento finale dal ricevimento della richiesta presentata dal Centro di assistenza agricola (Caa). Sempre per agevolare l’azienda agricola, cancellato il fascicolo aziendale per i produttori di olio fino a 350 chili. Semplificazione anche per i prodotti bio, con la creazione del Sistema informativo per il biologico.
Un altro capitolo importante (molte misure sono state già attuate con Campolibero) riguarda i giovani. Al Governo è data una delega per disciplinare le forme di affiancamento tra agricoltori over 65 e under 40 che non devono però essere proprietari di terreni. Così s’intende favorire il turn over con una formazione in campo. Nello stesso ambito si colloca l’istituzione, presso Ismea, della Banca delle terre agricole per creare un inventario dei terreni disponibili a causa dell’abbandono dell’attività agricola e dei prepensionamenti.
Ridotti i vincoli per le assunzioni congiunte di lavoratori dipendenti nelle imprese agricole legate da un contratto di rete: la percentuale di presenza di imprese agricole passa infatti dal 50 al 40%.
Per favorire l’innovazione sono state inclusi precision farming e informatica tra gli ambiti in cui operano i sistemi di consulenza aziendale per i beneficiari di aiuti Pac. Via anche al riordino degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura con lo sviluppo di nuovi strumenti assicurativi per i danni delle produzioni provocati da maltempo, fitopatie, epizoozie, ma anche dalla fauna protetta. Prevista anche una forma di «class action» per gli allevatori che potranno far valere il rispetto del prezzo minimo del latte.
Con il collegato si punta poi a un salto di qualità nei rapporti con la pubblica amministrazione, che si impegna a fornire assistenza agli agricoltori, sia per un migliore utilizzo dei fondi europei sia per orientare al meglio gli investimenti. E poi spazio al piano apistico e alle birre artigianali per sostenere lo sviluppo della filiera italiana del luppolo. Ma anche etichette più chiare e trasparenti per i prodotti trasformati del pomodoro e tutela delle varietà tipiche del riso anche attraverso sistemi volontari di tracciabilità che garantiscano il consumatore sull’origine. Arrivano infine le «quote rosa» nei Consorzi di tutela.
«Il collegato agricolo è un provvedimento fondamentale – ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina –, come Governo raccogliamo la sfida di innovare e sviluppare un settore cardine per l’economia italiana. Le parole d’ordine sono semplificazione, tutela del reddito, ricambio generazionale e organizzazione. Su questi quattro assi possiamo costruire le basi per il futuro dell’agricoltura italiana».
LE PRINCIPALI NOVITA’ DEL COLLEGATO
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 7 luglio 2016