Lo scenario. Negli ultimi sei anni la crisi ha cancellato oltre 6mila realtà produttive con un crollo del 30% in Lombardia regione leader. Non si ferma la corsa del latte spot che ha sfondato i 52,55 centesimi al litro alla Borsa di Verona (55,58 quello pastorizzato importato dalla Germania). E si aggrava la tensione nella filiera. La Coldiretti ha alzato il tiro denunciando speculazioni per 100 milioni. E lanciando anche l’allarme stalle. Dal 2007 hanno chiuso 6mila allevamenti con un crollo del 30% in Lombardia, dove si produce il 40% del latte italiano. Una situazione imputata al prezzo troppo basso riconosciuto agli allevatori e che non coprirebbe neppure i costi di produzione.
Secondo l’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Clal «negli ultimi dieci anni la media del valore riconosciuto dalle industrie a un litro di latte alla stalla non ha raggiunto nemmeno i 39 centesimi al litro».
Queste le valutazioni che hanno convinto l’organizzazione guidata da Sergio Marini a non aderire al contratto siglato dalle altre due associazioni, Confagricoltura e Cia, con il gruppo Lactalis per un prezzo di 42 centesimi.
Immediata la risposta dell’industria che ha rispedito al mittente le accuse di speculazione e ha così chiarito il «quadro scorretto e semplicistico di una situazione invece molto complessa che coinvolge pesantemente tutti gli attori della filiera, fino al consumatore finale». Il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, invita infatti a partire proprio dai consumi e dalle difficoltà delle famiglie che hanno ridotto gli acquisti di latte e formaggi.
«Gli acquisti di latte fresco – spiega Ambrosi – sono calati del 4,1%, lo yogurt perde il 5%, il Grana Padano il 7,4%, il Parmigiano Reggiano il 3,8% e la mozzarella il 2,4%». Quanto al latte spot Assolatte sottolinea che si tratta «solo di una parte irrilevante del latte trasformato quotidianamente in Italia. Inoltre, oltre all’aumento dettato dalla minor produzione nella stagione estiva, è un mercato fortemente influenzato dalle quotazioni del latte in polvere e del burro, produzioni sulle quali paesi grandi produttori ed esportatori di latte hanno preferito concentrare i propri investimenti». Sui valori del latte spot poi pesano parametri non paragonabili a quelli degli accordi tra industrie e allevatori. Secondo Assolatte dunque il mercato non si può basare sui listini di piccole partite caratterizzate da grande volatilità confermata dall’andamento dello scorso anno quando la situazione era ribaltata: 27 centesimi il latte spot a fronte di accordi raggiunti a 38 centesimi. E comunque secondo l’industria sono stati firmati molti contratti negli ultimi 18 mesi con aumenti alla stalla superiori al 18%.
Ma la Coldiretti controbatte: il prezzo del latte spot è stato sempre un importante riferimento. Quanto alle speculazioni secondo il responsabile del settore latte dell’organizzazione, Giorgio Apostoli «alcuni caseifici sono stati fermi con la produzione di formaggi per settimane e hanno venduto a 50 o più cent il litro il latte pagato 41/42 cent agli allevatori che producono a costi che sfiorano i 48 cent».
Il Sole 24 Ore – 21 settembre 2013