E’ ferma la riforma della sanità veneta, che avrebbe dovuto prendere corpo dal 2011. Bloccato il nuovo piano sociosanitario dal governo, che l’ha impugnato davanti alla Consulta, di conseguenza congelate le schede ospedaliere, ora arriva una brusca frenata anche per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Ad imprimerla i medici di famiglia, che stoppano i famosi ambulatori h24. «Per noi sono un capitolo chiuso — dichiara Domenico Crisarà, vicepresidente di Fimmg Veneto – li abbiamo predisposti convincendo i colleghi ad associarsi senza prendere un centesimo, ma la Regione non rispetta gli accordi, perciò non partono più. Per la prima volta in 25 anni i rapporti saltano, non abbiamo interlocutori affidabili».
Ma cosa è successo? Il 18 gennaio 2011, anticipando di un anno il decreto Balduzzi, Palazzo Balbi approva una delibera che introduce le associazioni tra medici di famiglia, o meglio le «aggregazioni funzionali territoriali», che nel giro di tre anni dovranno portare a 164 ambulatori (almeno 3 per ognuno dei 53 Distretti) operativi 7 giorni su 7 e h24 (12 ore, più le 12 notturne di Guardia medica). Ciascuno deve avere 15/20 camici bianchi, anche specialisti, non più di 30 mila assistiti e il collegamento in rete. Il tutto per un finanziamento regionale di 21.471.000 euro, da corrispondere dal 2012 al 2014, ma che dopo una prima tranche erogata alle Usl si è bloccato.
«E si è pure ridotto a 15 milioni — precisa Emanuele Mossutto, segretario dello Smi Veneto (sindacato dei medici) — e infatti la decina di ambulatori già attivati l’anno scorso in via sperimentale sono a carico dei fatturati dei colleghi che li hanno aperti. Pagano di tasca loro infermieri, amministrativi, struttura e spese varie. Ciò accade perchè ancora una volta le due delibere attuative non sono mai approdate in giunta: l’assessore Luca Coletto doveva presentarle nell’ultima seduta e invece i funzionari le stanno cambiando per l’ennesima volta. Ci sentiamo presi in giro».
Una delibera conferma l’indennità per i costi informatici pari a 2400 euro l’anno per medico, soldi finora corrisposti nel 2010 e nel 2012. L’altra sostiene contratti aziendali a titolo di salute (per esempio screening, cure per il diabete, cronicità), per un compenso inizialmente pari a 4,45 euro a paziente, poi ridotto a 3,10. «I soldi non li vogliamo per noi, ma per migliorare l’assistenza — dice Salvatore Cauchi, segretario regionale dello Snami (sindacato autonomo dei medici italiani) — abbiamo chiesto che i 100 milioni all’anno risparmiati dal Veneto nell’ultimo triennio per la spesa farmaceutica, grazie all’appropriatezza delle nostre prescrizioni, siano per il 10% impegnati nel potenziamento della medicina territoriale. Anche perchè se le schede ospedaliere prevedono la chiusura di un tot di posti letto, dove andranno i malati senza un’adeguata alternativa?».
I 3395 medici di famiglia del Veneto si sono preparati da tempo alla riforma, associandosi in varie forme: solo 225 sono rimasti singoli. «Ma il nostro è un territorio eterogeneo — chiarisce Lorenzo Adami, segretario di Fimmg Verona — pensiamo alla dispersione delle zone di montagna e di mare, oppure al Polesine. Un altro motivo di scontro con il segretario della Sanità, Domenico Mantoan, è la sua idea di eliminare totalmente gli ambulatori periferici, ma non è possibile ovunque».
Rivedicazioni riassunte in un comunicato appeso in 6 mila ambulatori, che recita: «La Regione annuncia sui giornali la riforma ma non la realizza a causa di gravi interferenze della segreteria regionale alla Sanità, che rallenta continuamente la politica innovativa dell’assessore Coletto.
Un boicottaggio strisciante, che danneggia i cittadini. Chiediamo al presidente Luca Zaia di risolvere in fretta queste contraddizioni interne e di censurare gli oppositori alla riforma sanitaria». «Il mio interesse è di avere un ottimo rapporto con i medici di famiglia e di chiudere la partita — ribatte il governatore —. Per noi gli ambulatori h24 restano una scelta strategica, mi auguro di trovare una soluzione». La partita riguarda anche 700 Guardie mediche e 574 pediatri di libera scelta, che non possono avviare uguali strutture finchè non saranno a regime quelle di medicina generale. «Sto andando avanti con la trattativa, faticosamente, ma arrivo al traguardo», assicura Coletto.
Piano sociosanitario ancora alla Consulta
Dal 2011 avrebbe dovuto prendere corpo la riforma della sanità voluta dalla giunta Zaia. Ma il primo punto, il nuovo piano sociosanitario approvato la scorsa estate, è stato impugnato dal governoGiovedì 16 Maggio, 2013
Schede ospedaliere nel cassetto
Finchè la Corte costituzionale non si pronuncia sul piano, restano bloccate anche le schede ospedaliere, che riorganizzano la rete, chiudendo alcuni complessi
Corriere del Veneto – 16 maggio 2013