di Agostino Macrì. Recentemente è stata condotta un’indagine sulle attività dei nostri parlamentari che in questa legislatura hanno riguardato – in modo più o meno diretto – la “tutela” degli animali. Sono state esaminate tutte le iniziative legislative che hanno visto in modo diretto o indiretto gli animali come protagonisti, associando a ciascuna di esse i nomi dei deputati e dei senatori che le hanno promosse o sostenute con la loro firma. Dall’indagine che è stata condotta è emerso che al Parlamento, nella legislatura che sta per scadere, sono state elaborate numerose proposte, che hanno impegnato le Commissioni parlamentari e anche le stesse aule parlamentari in lunghe discussioni. Un elenco ha permesso di verificare che i nostri rappresentanti hanno discusso o proposto delle più varie iniziative
Ecco le principali:
– l’eliminazione degli animali dagli spettacoli circensi per affidarli alle associazioni animaliste;
– l’istituzione dell’obbligo di un esame annuale di idoneità psicofisica per i cacciatori;
– la dispensazione di cure gratuite per tre anni, da parte dei veterinari delle Asl, per i cani prelevati dai canili e affidati ai cittadini;
– l’istituzione di una “mutua” per cani e gatti, finanziata con un contributo economico pubblico;
– considerare cavallo, bovini, suini e animali da cortile esclusivamente come animali da compagnia e quindi proibirne la macellazione a scopo alimentare;
– l’abolizione dell’allevamento degli animali da pelliccia;
– l’abolizione dei palii;
– l’istituzione di un garante per i diritti degli animali (ignorando completamente il ruolo dei veterinari);
– il divieto di importazione dei cani di razza Pit bull;
– il divieto della sperimentazione animale;
– il divieto dell’uso di pelli di foca e derivati;
– consentire la presenza di animali nei condomini;
– l’obbligo dell’inserimento nelle mense, incluse quelle scolastiche, di diete vegane e vegetariane per consentire una scelta alternativa agli alimenti di origine animale;
– l’istituzione di case famiglia per cani;
– l’obbligo dell’assistenza da parte dei veterinari per gli animali coinvolti in incidenti stradali.
Questo elenco non è esaustivo perché, a livello politico, andrebbero aggiunte le varie iniziative che Regioni, Province e Comuni intraprendono con l’emanazione di provvedimenti che hanno un carattere territoriale.
Da quanto elencato si evince una constatazione: i medici veterinari sono coinvolti soltanto quando è necessario un intervento professionale; negli altri casi non vengono presi in considerazione e le loro competenze vengono trascurate; raramente poi c’è stato un coinvolgimento delle rappresentanze sindacali o professionali sugli argomenti che sembrano essere di loro competenza.
Come spesso accade nel nostro Paese, però, la maggior parte delle proposte presentate al Parlamento non sono poi state convertite in norme legislative, tuttavia hanno contribuito a sollevare dei dibattiti – anche piuttosto lunghi – che spesso hanno avuto risvolti mediatici di una certa risonanza grazie anche ai movimenti animalisti, che hanno la capacità di manifestare in modo molto colorito e rumoroso le loro opinioni.
La causa dell’“animalismo” trova un supporto in noti e più o meno autorevoli “opinion leader” appartenenti al mondo dello spettacolo, della scienza, dello sport, del giornalismo che godono della possibilità di accedere facilmente ai media.
Sembra però che, nonostante il grande clamore mediatico, tali tematiche non suscitino sempre interessi proporzionali da parte dell’opinione pubblica se, come sermbra, soltanto l’1% degli Italiani in sede di dichiarazione dei redditi destina il proprio 5 per mille alle associazioni animaliste.
La situazione è invece molto diversa nel nostro Parlamento, dove la percentuale di deputati e senatori che ha appoggiato le iniziative di legge sopra menzionate, proponendole oppure firmandole, raggiunge il 13%.
C’è da notare anche che alcune di queste iniziative, ad esempio l’elevazione a status di “animale da compagnia” per bovini e suini, qualora approvate potrebbero avere importanti ricadute per l’economia di interi settori produttivi e che, non ultimo, comporterebbero il pericolo della perdita di posti di lavoro.
Un altro aspetto non da poco, e peraltro particolarmente sensibile in questi tempi di crisi economica, è il fatto che molte delle iniziative prevedono un intervento economico da parte dello Stato: sia mediante specifici finanziamenti, sia con un intervento dei veterinari del Servizio pubblico che dovrebbero aggiungere a quelle esistenti altre attività (ad esempio, le cure gratuite per tre anni ai cani adottati da canili).
Quindi, guardando concretamente la situazione, si trovano da una parte gli “animalisti”, che con determinazione portano avanti i loro progetti, e dall’altra gli interessi concreti della maggior parte dei cittadini, che reagiscono in modo non sempre “entusiastico” alle sollecitazioni provenienti appunto dal mondo animalista.
Il parziale “distacco” dell’opinione pubblica verso le problematiche sollevate dagli animalisti non scoraggia minimamente le donne e gli uomini che hanno fatto della politica una professione; il loro principale obiettivo è quello di intercettare voti e garantirsi quindi la rielezione, non a caso queste persone appartengono a tutti gli schieramenti presenti nel Parlamento.
Le proposte di legge dovrebbero essere il frutto di attente analisi sulle reali esigenze dei cittadini e sui benefici che dall’applicazione delle norme proposte potrebbero derivare all’intera comunità. Ciò vale anche nei casi in cui, sebbene i benefici riguardino direttamente soltanto una parte della cittadinanza, si hanno comunque delle conseguenze positive per tutti. Un esempio potrebbe essere quello del finanziamento delle mense scolastiche che apparentemente riguarda soltanto gli studenti, ma in realtà facilita le famiglie nell’assistenza ai propri figli, rende meno pesante lo studio e, soprattutto, contribuisce a una migliore formazione delle future generazioni.
Non sono però rare le situazioni in cui vengono tutelate valutazioni di opportunità da parte dei proponenti senza tenere conto delle esigenze reali di tutti i cittadini, e tra queste sembrano esserci alcune di quelle elencate in precedenza e che sembrano quanto meno “originali”.
Per questo non è facile capirne l’accoglimento da parte di tanti parlamentari. Sarebbe quindi molto interessante conoscere quale interesse generale si nasconda dietro qualche proposta e, soprattutto, quali motivazioni abbiano indotto i proponenti a elaborarle.
La risposta, forse, è più semplice di quello che si possa pensare. I proponenti avevano la contezza di quello che volevano ottenere, ma avendo anche la necessità di un maggior sostegno, meglio se in forma “bipartisan”, hanno rivolto la loro attenzione a quei deputati o senatori che necessitavano di una più ampia visibilità presso il proprio elettorato, che probabilmente hanno accettato di buon grado l’invito sperando di “catturare” ulteriori consensi, indipendentemente dal loro reale interesse all’argomento in questione (a quanto sembra molti dei parlamentari proponenti progetti di legge “animalisti” risultavano anche iscritti a un “intergruppo amici della caccia, del tiro e della pesca”).
Forse è un pensiero maligno, anche perché pensare male è sbagliato, sebbene qualche volta risponda al vero.
a cura di Agostino Macrì (da un’indagine di Federfauna) – La Settimana Veterinaria – 9 febbraio 2013