Andrea Orlando, ministro della Giustizia, è pacato ma molto deciso: «Sul falso in bilancio non siamo in affanno. Anzi. Stiamo lavorando per martedì, quando chiuderemo gli emendamenti». Gli fa eco il suo vice, Enrico Costa: «Mercoledì entreremo nel vivo del ddl anticorruzione, in commissione Giustizia di Palazzo Madama».
Il ministro Orlando ha anche spiegato: «Abbiamo previsto che il reato di falso in bilancio non sia più una contravvenzione ma un delitto vero e proprio. Da questo scaturiscono tempi di prescrizione più lunghi e pene più aspre».
Il giorno dopo l’accordo raggiunto dalla maggioranza sul ddl anticorruzione, è proprio il Guardasigilli Orlando a dare la chiave di lettura di quella decisione: «Stiamo dando la risposta più chiara al capo dello Stato, Sergio Mattarella, e condivido in pieno la sua indicazione sulla lotta a mafia e corruzione».
Un accordo che si è sviluppato in una decina di punti salienti di interventi sulla corruzione, una scaletta che ha convinto anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione: «Gran parte delle nostre richieste sono state accolte dalla maggioranza, anche se si poteva fare qualche cosa in più su intercettazioni e prescrizioni».
Infatti l’accordo che la maggioranza ha raggiunto giovedì al ministero di via Arenula inasprisce le pene per i reati di corruzione (e concussione e peculato oltre a reinserire la procedibilità d’ufficio per i reati di falso in bilancio). Lascia tuttavia fuori il tema della prescrizione in materia di corruzione, rinviando la questione al ddl in discussione a Montecitorio.
«La prescrizione è certamente un problema ma non è un’emergenza», ha detto il ministro Orlando. E ha spiegato: «Non lo è per i reati della Pubblica amministrazione: nel 2012 quelli non perseguiti a causa della prescrizione sono stati il 3,5 per cento, una percentuale minima».
Sul tema della prescrizione è intervenuto anche Maurizio Carbone, segretario nazionale dell’Anm, l’associazione nazionale dei magistrati. Ha detto Carbone: «C’è un equivoco di fondo: noi non chiediamo processi più lunghi aumentando la prescrizione, bensì tempi certi del processo e chiediamo che la decorrenza della prescrizione si sospenda dopo l’esercizio dell’azione penale. Quando c’è la richiesta di rinvio a giudizio, lo Stato dimostra di avere interesse a punire quel reato».
Ieri il ministro è andato a Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti e con i cronisti ha parlato a trecento sessanta gradi di giustizia, soffermando sulle questioni dei magistrati («la responsabilità civile è un tema cruciale»).
Orlando è stato deciso soprattutto quando ha parlato della separazione delle carriere: «Sono sostanzialmente contrario alla separazione delle carriere dei magistrati. Non mi convince l’idea di un pm assoggettato all’esecutivo: il progetto del pubblico ministero come un corpo separato rischia di produrre una deriva che non mi lascia tranquillo».
Alessandra Arachi – Il Corriere della Sera – 7 febbraio 2015