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Assenteismo all’Usl 20, otto indagati. Procura: «Tempi rapidi per giudizio»

Lo scorso aprile, alcuni impiegati dell’azienda ospedaliera «incastrati» dalle telecamere di Striscia la Notizia. Accelerate le indagini, l’ipotesi è di truffa aggravata

VERONA – Una fulminea «toccata e fuga» alla sede dell’Usl 20 in via Valverde. Giusto il tempo per timbrare il cartellino e risultare regolarmente presenti al proprio posto di lavoro per poi guadagnare in tutta velocità l’uscita e dedicarsi a ben altre faccende. Con un clamoroso servizio andato in onda davanti a milioni di telespettatori, il tg satirico di Striscia la Notizia aveva puntato il dito contro nove impiegati dell’Usl 20 che, anziché in servizio come avrebbero dovuto essere, risultavano invece durante il proprio turno di lavoro intenti a fare la spesa tra i banchi del supermercato, a depositare i panni sporchi in lavanderia, a spedire corrispondenza in posta, a «crogiolarsi» al bar.

Immagini-choc, quelle causticamente commentate dall’inviato di Canale 5 Valerio Staffelli, andate in onda a metà dello scorso aprile. Adesso, a tre mesi di distanza, la procura scaligera ha deciso di imprimere un’accelerazione decisiva all’inchiesta che era immediatamente stata aperta sull’intera vicenda con l’ipotesi di reato di truffa aggravata. «Se risultasse vero, si tratterebbe di un fatto di una gravità rilevantissima», aveva tuonato lo stesso procuratore Mario Giulio Schinaia. Ed è proprio lui, ora, a delineare i primi risultati ufficiali dell’indagine: «Rispetto ai nove presunti casi di assenteismo segnalati da Striscia la Notizia – enumera il magistrato – sono stati iscritti sul registro degli indagati otto nomi». Uno in meno, dunque, rispetto ai nove «denunciati» su Canale 5. E la ragione è presto detta. «La spiegazione – informa infatti lo stesso Schinaia – va ricercata nella relazione che ci è stata consegnata dagli esperti della Guardia di finanza a cui erano state delegate le indagini. Del resto, un dipendente che si assenta dal lavoro cinque minuti per un caffé al bar è cosa ben diversa rispetto a chi ne approfitta invece per andare in posta o girare in auto per la città a svolgere commissioni personali. Soltanto nel secondo caso, infatti, è scattata l’iscrizione sul registro degli indagati».

Atto importante dell’inchiesta, si è rivelata inoltre l’audizione da parte delle Fiamme gialle dello stesso Staffelli, di quattro suoi cameramen e di altre tre collaboratrici che hanno partecipato con lui al confezionamento del servizio. Quanto ai tempi dell’inchiesta, «tutto dipenderà adesso dalla trafila degli interrogatori a cui verranno sottoposti gli indagati – prevede il magistrato – dopodiché, da parte nostra, accelereremo l’iter». In ballo, se si approderà a giudizio, figura anche l’eventuale costituzione della stessa Uls a parte civile, per rivalersi su quei dipendenti che risultassero averne compromesso l’immagine.

L’Arena – 10 luglio 2012

 

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