Mentre si avvicina il giorno del faccia a faccia tra i due a Palazzo Balbi, in agenda per lunedì, cresce la tensione tra il governatore Luca Zaia e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia sull’autonomia. Con alcuni co-protagonisti: il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano e, con una certa sorpresa, l’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo Carlo Messina, che ieri è intervenuto chiedendo al governo di non contrapporsi a Veneto e Lombardia, due Regioni «ben amministrate».
Ad aprire le danze, rinverdendo una polemica oramai quotidiana, è stato Boccia che ha chiarito una volta di più di non voler cedere alla proposta del Veneto, quella delle 23 materie, e di puntare anzi al coinvolgimento di tutte le Regioni nella stesura della riforma: «L’autonomia è scolpita nella nostra Costituzione e la faremo – ha detto il ministro -. Però vogliamo farla così com’è scritta nella Costituzione. Non la si decide su un territorio o un altro, la si decide insieme. Non si può parlare di autonomia senza ripartire da un impegno serio che diventa una lotta alle diseguaglianze. Non si può parlare di autonomia se non si declina la parola autonomia in sussidiarietà. Non sto bocciando nessuno, voglio ascoltare, però vorrei anche essere ascoltato, l’autonomia non può essere un progetto unidirezionale. Auspico che tutte le Regioni si siedano al tavolo, sarebbe un bel segnale».
I capigruppo di Lega e lista Zaia, Nicola Finco e Silvia Rizzotto, saputo che Boccia dopo l’incontro col governatore a Palazzo Balbi vedrà i consiglieri regionali di Pd e M5S in un hotel, chiedono di essere a loro volta ascoltati: «Ci sembrerebbe corretto essere coinvolti in un colloquio su un tema che ci sta a cuore – dice Finco – ci piacerebbe sapere dalla sua viva voce qual è la proposta di autonomia cui pensa e vorremmo sapere perché il Veneto non può ottenere 23 materie. Non vogliamo far venire meno la nostra solidarietà verso le aree del Paese in maggiori difficoltà economiche, ma non possiamo negare che spesso quelle aree sono quelle che, negli anni, hanno male amministrato le risorse pubbliche».
Gli fa eco Rizzotto: «Aspettiamo Boccia al varco. Certo è che dopo lunedì né lui, né i professoroni del governo potranno dire di non conoscere i contenuti del nostro testo per l’autonomia e le relative richieste. Boccia deve incontrare tutti i consiglieri regionali e non solo gli amici. Non basta essere d’accordo con se stessi per avere ragione».
Nel Carroccio, nonostante la svolta sudista impressa da Matteo Salvini, molti mugugnano per l’eccessivo squilibrio verso Sud dei ministri coinvolti nella partita: Boccia, che ha preso il posto della vicentina Erika Stefani, è pugliese; Giuseppe Provenzano, ministro del Sud, è siciliano. «Quindi se prima partivamo dall’uno-a-uno – chiosano i leghisti – oggi partiamo sotto due-a-zero ». E Provenzano gioca tutto all’attacco: «Ho apprezzato molto la difesa che ha fatto la ministra Lezzi durante le trattative dell’autonomia per fermare le richieste di Zaia e Fontana che sono diverse da quelle di Bonaccini». Il plauso del neo ministro dem all’ex ministro pentastellato fa infuriare Zaia: «Oggi ci viene rivelata appieno non solo la sostanza della nuova alleanza consolidata tra Pd e 5Stelle, ma anche la continuità tra Lezzi e Provenzano a scapito delle legittime richieste di autonomia. C’è un asse contro la riforma». Il governatore, poi, attacca Lezzi che alcuni giorni fa, al Corriere , nel rivendicare di aver «fatto ordine al ministero», aveva rivelato: «Una regione, non dirò quale, ha 180 milioni di euro che non ha mai speso, questo è uno spreco». Zaia affonda: «L’ex ministro ha il dovere, non solo morale, ma istituzionale, di rivelare a cittadini e amministratori qual è questa regione che tiene i soldi in banca invece di usarli correttamente».
Un confronto serrato, a cui si è aggiunto ieri Carlo Messina, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo: «Non ci deve essere contrapposizione fra questo governo e le Regioni del Nord. Non è possibile immaginare che il governo vada contro Regioni come la Lombardia e il Veneto dove governa la Lega, secondo me molto bene. È un elemento da tenere in considerazione. Bisogna trovare temi comuni perché le regioni del Nord sono motore di sviluppo e polo acceleratore della crescita». Un assist che ovviamente non è stato sprecato da Zaia: «Il richiamo autorevole di Messina, in questo momento storico, non può restare inascoltato. È l’analisi fatta da un uomo di visione, che conosce molto bene l’economia e la finanza. Il messaggio è chiaro: le regioni del Nord sono ancora la locomotiva che traina il Paese. Sono, quindi, gli strumenti per la ripresa di tutta l’Italia ma vanno messe in condizioni di poterlo fare con gli strumenti necessari».
Il Corriere del Veneto