Nessun allarme. E, soprattutto, nessun focolaio. Insomma, in Veneto e nella provincia di Verona che da sola fa il 40 per cento della produzione nazionale, le galline chiocciano e i tacchini goglottano senza nulla temere. A parte la padella. Parola dell’assessore alla Sanità Luca Coletto che ha ieri specificato come “i controlli dei servizi veterinari e dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie siano continui”. “Ad oggi gli allevamenti avicoli del Veneto sono assolutamente esenti dall’’influenza aviaria; al tavolo ministeriale si è rafforzata la sinergia con le Regioni contermini; non c’è nessun pericolo per la popolazione dal punto di vista virologico; le carni di pollo e tacchino e le uova in vendita nel Veneto sono assolutamente sicure, controllate e mangiabilissime”.
E dell’influenza aviaria che ha colpito quattro allevamenti in Emilia Romagna, qui non c’è traccia. Neanche nel Rodigino, ad Occhiobello, dove nei giorni scorsi sono state abbattute 240mila galline. «Solo un’azione preventiva», ha spiegato ieri l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, intervenuto nella sede dell’Usl 20 con gli stati maggiori dell’istituto zooprofilattico delle Venezie, per scongiurare gli allarmismi e le psicosi che si erano visti con la precedente epidemia dei pennuti da tavola, nel 2006.
«Da noi – ha ribadito Coletto – la situazione è assolutamente sotto controllo. Da sempre. Per questo anche con il ministero della Sanità e con altre regioni confinanti con l’Emilia è stato stilato un protocollo di difesa dalla contaminazione. Sono stati attivati dei «cordoni sanitari». Ma in Veneto il virus non c’è. E questa è una buona notizia sia per la salute umana, che per l’economia della regione e per i posti di lavoro».
Corre veloce a sette anni fa, la memoria quando l’ondata di aviaria mise in ginocchio tutto il comparto. Era febbraio, l’acme di quella pestilenza tra pennuti, quando Claudio Rubello, l’autotrasportatore di carni che non aveva più lavoro a causa dell’epidemia a Grezzana uccise moglie e figlia, tentò di ammazzare altri due figli e si suicidò. Spettri che adesso la Regione vuole esorcizzare.
«Attualmente – ha spiegato l’assessore – esiste in Veneto un sistema di mappatura di tutti gli allevamenti dei quali sono conosciuti tutti i movimenti degli animali. E sono sottoposti a continui controlli dei servizi veterinari e dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie». Tacchini, polli e uova assolutamente sani, quelli regionali. E per una provincia, come quella Veronese, che detiene il 70 per cento della produzione di tacchini e il 50 per cento dei polli regionali con 836 allevamenti, non sono rassicurazioni da poco quelle che arrivano dall’assessore. Un comparto, quello avicolo, che su Verona si traduce in 2 miliardi annui di fatturato, con l’impiego di 30mila persone. Per intendenderci nell’ultimo anno si parla di oltre 12 milioni di tacchini 101 milioni di polli, E in campo sono scese tutte le forze del settore.
L’istituto zooprofilattico delle Venezie, ma anche tutti i servizi veterinari delle Usl locali. «Si tratta – ha spiegato Igino Andrighetto, direttore generale dell’Istituto – di un virus assolutamente veloce e diffusivo. Per questo è fondamentale agire in fretta e con strutture efficienti. A nessuno di noi piace ammazzare inutilmente animali. Se lo facciamo è per salvarne altri».
Il riferimento è alle galline eliminate ad Occhiobello. Un intervento che, come ha spiegato Stefano Marangon, direttore sanitario dell’Istituto, è stato reso necessario dalla «contaminazione». Fa parte della struttura della Eurovo, quell’allevamento. E rientra in quel gruppo anche uno dei due allevamenti di Mordano, nel Bolognese, dove è stato scoperto uno dei quattro focolai dell’H7N7. E’ da lì, da quell’impianti di Mordano che è arrivato un carico di mangime che era stato a contatto con il virus a Occhiobello. «Sono contatti ad alto rischio. E per questo – ha spiegato Marangon – abbiamo deciso di eliminare gli animali prima che la malattia si sviluppasse». Danno economico di due milioni, per l’allevatore rodigino. Al quale si aggiungeranno le perdite per la nomea negativa che si è fatto senza colpa. E senza virus. «E’ bene chiarire – prosegue Coletto – che verrà risarcito nel più breve tempo possibile. In parte da Regione e Stato Italiano, ma anche dalla Comunità europea».
Sono i volatili selvatici che portano quel virus che magari non è in forma violenta, ma sa mutarsi con aggressività. E per questo vengono controllate attentamente anche le uova. Quelle delle aziende-focolaio sono state «richiamate». E in commercio ci sono solo prodotti controllati. «Tutti gli allevamenti – è stato fatto presente ieri – sono sotto sorveglianza e vengono testati ogni settimana. Per qualcuno una misura eccessiva, ma noi preferiamo non correre rischi». Verrà valutato anche un aumento dei controlli sugli animali abbattuti durante la caccia, la cui apertura di stagione è alle porte. Ma per il momento, in Veneto e a Verona, tacchini e polli godono di ottima salute.
Angiola Petronio – Corriere Veneto – 31 agosto 2013