Sono due, adesso, i lavoratori contagiati dall’aviaria. Dopo il primo caso, ieri è arrivata la conferma anche per il secondo, un uomo di 46 anni, sempre dipendente dello stabilimento Eurovo di Mordano, che aveva manifestato sintomi di congiuntivite sospetta. E altri sei lavoratori restano sotto stretta sorveglianza. «Dai test effettuati al Sant’Orsola è risultato ascrivibile al virus anche il secondo caso — spiega Alba Carola Finarelli, direttore del servizio malattie infettive di viale Aldo Moro — . E’ già partito il campione per l’Istituto Nazionale di Sanità, che darà la conferma ufficiale». La Procura intanto ha aperto un’inchiesta contro ignoti. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha proceduto d’ufficio con un fascicolo che ipotizza il reato di lesioni colpose in relazione ai due casi di aviaria che si sono verificati nell’allevamento dell’Imolese.
Il reato, qualora le lesioni siano inferiori ai 20 giorni di prognosi, è di competenza del giudice di pace ed è procedibile a querela di parte, ma la procura ha comunque agito d’iniziativa dopo la segnalazione arrivata dai carabinieri del Nas. Ora le indagini dovranno appurare se i due dipendenti colpiti dal virus abbiano lavorato con tutte le protezioni previste dalla legge. In caso contrario potrebbero essere chiamati a rispondere i datori di lavoro.
Ma si tratta di un fascicolo che, se la congiuntivite si risolverà entro venti giorni, resterà di competenza del giudice di pace. Scopo degli inquirenti è verificare se all’interno degli allevamenti siano state rispettate tutte le precauzioni richieste. Per esempio togliersi e rimettersi la tuta più volte nella giornata, come i lavoratori di Mordano facevano tra un abbattimento di galline e l’altro, potrebbe già essere un comportamento a rischio. «I vestiti di protezione non andrebbero tolti e rimessi senza prima lavarsi le mani», ricorda la dottoressa.
Fino alla fine della settimana continuerà la «sorveglianza» disposta dal Dipartimento di sanità pubblica per i dipendenti: sono 45 gli operatori coinvolti dai due focolai di Mordano, entrambi della filiera del gruppo Eurovo, e tra i 39 del sito dove è stato segnalato il primo allarme ci sono i due che hanno la congiuntivite. I controlli sui sei lavoratori del secondo allevamento nell’imolese, quello dell’ultimo focolaio scoperto il 28 agosto, continueranno fino alla fine della settimana. La malattia contratta dai due operai di nazionalità romena è guaribile in venti giorni, ma nel frattempo la mappa dei controlli si è allargata anche nel Ferrarese, dove gli esami su sedici lavoratori hanno dato tutti esito negativo.
L’assessore alla Sanità Carlo Lusenti ha fatto il punto ieri in commissione, insieme al collega Tiberio Rabboni (agricoltura), e continua a gettare acqua sul fuoco: «Finora c’è stata attenzione, ma non psicosi. L’H7N7 è uno dei ceppi meno patogeni per l’uomo, non c’è possibilità di diffusione attraverso gli alimenti, e anche sulla diffusione uomo-uomo il rischio è bassissimo, se non inesistente ». I sindacati, ricordando che «il bene primario è la salute», chiedono un tavolo interministeriale urgente per tutelare gli oltre seimila lavoratori del comparto, dove si producono 12 miliardi di uova l’anno, il 15% della produzione nazionale.
Per quanto riguarda le cause del contagio, che ha portato finora all’abbattimento di oltre un milione di capi, parrebbe valida la prima ipotesi: le anatre. «Nel primo allevamento contagiato, quello Eurovo di Ostellato — spiega il direttore del servizio veterinario regionale Gabriele Squintanti — le galline potevano uscire all’aperto e avrebbero frequentato lo stesso terreno delle anatre, portartici del virus». Da Ostellato, l’H7N7 sarebbe poi arrivato a Mordano tramite il trasporto delle uova, ai tacchini di Portomaggiore attraverso il vento e al secondo stabilimento di Mordano sui mezzi di raccolta della pollina. Insomma, dietro all’epidemia di aviaria ci sarebbe una specie di paradosso del biologico: le galline non erano in batteria, stavano meno peggio di altre, ma proprio per questo si sono ammalate.
Influenza aviaria H7N7. Studiosi smentiscono il ministero: facile il contagio da uomo a uomo
Due casi di contagio umano in seguito all’influenza aviaria H7N7 che ha colpito allevamenti di galline e tacchini in Emilia Romagna. Lo stesso virus – assente da molti anni negli allevamenti – si è quasi contemporaneamente manifestato in Cina. Gli studiosi cinesi si sono preoccupati: dicono che, fra tutti i virus dell’influenza aviaria, l’H7N7 è quello che più facilmente si trasmette ai mammiferi di laboratorio e dunque – potenzialmente – all’uomo.
Il ministero della Salute ha diffuso un comunicato rassicurante: “Il virus H7N7 non viene facilmente trasmesso all’uomo”. Tuttavia gli scienziati che si sono occupati della comparsa del virus H7N7 avvenuta negli allevamenti olandesi nel 2003 sono giunti alla conclusione diametralmente opposta. Lo dice un saggio pubblicato da Eurosurveillance, la rivista scientifica di epidemiologia fondata dall’Unione Europea.
Il lato “buono” dell’H7N7 – e su questo sono d’accordo tutti – è che quando contagia l’uomo di solito non provoca sintomi gravi: il più delle volte tutto si risolve con una congiuntivite, che certo è fastidiosa ma non ammazza nessuno. Hanno la congiuntivite le persone che, secondo il comunicato del ministero della Salute, risultano positive al virus H7N7 e che erano “esposte per motivi professionali” al pollame degli allevamenti in cui si è manifestata la malattia.
Tuttavia la facilità con cui il virus H7N7 passa da uomo a uomo è attestata dal saggio relativo all’episodio olandese del 2003 pubblicato su Eurosurveillance. Ci furono 89 casi umani, di cui uno solo mortale: si trattava di un veterinario.
Gli scienziati di Eurosurveillance si sono concentrati sui conviventi dei contagiati: più precisamente, sui soli conviventi che non avevano avuto nessun contatto con il pollame e che hanno acconsentito a partecipare allo studio. In tutto, 56 persone. Gli esami del sangue hanno confermato che 33 di loro (il 58,9%) avevano sviluppato anticorpi al virus N7N7: dunque il virus era entrato nel loro organismo. I più non ebbero alcun disturbo di salute. Quattro si ammalarono: tre casi di congiuntivite e un caso di febbre e malessere, tipo la comune influenza ma senza complicazioni.
Dopo aver tutto analizzato e valutato, gli scienziati di Eurosurveillance hanno messo nero su bianco alcune raccomandazioni da osservare per limitare il passaggio da uomo a uomo del virus H7N7: nelle case dei malati è opportuno osservare scrupolosamente l’igiene, usare fazzoletti di carta anzichè di stoffa e soprattutto tenere sotto controllo le condizioni e la salute di eventuali uccelli domestici tipo i canarini.
Aviaria, Regione: virus arrivato con anatre in migrazione
La relazione dei tecnici conferma l’ipotesi iniziale: sono state contaminate le aree dove razzolavano galline di Ostellato. Il virus è giunto a Mordano tramite il trasporto delle uova e si è propagato col vento. Ma Lega e M5S non sono convinti
L’aviaria è arrivata in Emilia-Romagna con le anatre in migrazione. L’ipotesi, che circolava fin dai primi giorni del contagio, prima di ferragosto, trova conferma oggi nella relazione dei tecnici della Regione, che gli assessori Carlo Lusenti e Tiberio Rabboni hanno presentato ieri mattina alle commissioni Sanità e politiche economiche di viale Aldo Moro. “L’ipotesi più plausibile per l’arrivo e il diffondersi dell’epidemia è la seguente – scrivono i tecnici della regione – le anatre in migrazione hanno contaminato i parchetti esterni dove di giorno razzolavano le galline dell’allevamento di Ostellato. In allevamento il virus muta, passando da bassa ad alta patogenicità”.
In seguito, il virus dell’aviaria “passa da Ostellato a Mordano tramite il trasporto delle uova. Infatti, a fianco dell’allevamento di Mordano c’è un centro di imballaggio che lavora le uova dello stesso allevamento e quelle che arrivano da altri allevamenti del gruppo (eurovo, ndr), compreso quello di Ostellato”. A propagare il virus, poi, ci pensa il vento. “Con una probabile diffusione aerogena – scrivono ancora i tecnici della regione – il virus da Ostellato si diffonde ai tacchini di Portomaggiore, che dista solo 3,5 chilometri di distanza in linea d’aria dal focolaio”. Invece, per quanto riguarda il secondo focolaio nell’imolese, “tramite i mezzi per la raccolta della pollina della ditta Euroservice, il virus interessa anche il secondo allevamento di Mordano”. E la frittata è fatta.
Ipotesi che però non convince Mauro Manfredini (Lega nord): “Mi sembra una barzelletta – ha protestato – chiunque sa che le anatre hanno abitudini completamente diverse da quelle descritte”. Per Andrea Defranceschi (M5s), veterinario, che aveva chiesto la sospensione dell’uso di uccelli da richiamo e ha rivendicato di averla ottenuta, “c’è a monte un errore notevole dal punto di vista epidemiologico da parte della Regione, che ha diminuito l’intensità dei controlli”.
Intanto per contenere la diffusione dell’influenza aviaria, con due ordinanze della settimana scorsa la Regione Emilia-Romagna ha disposto “la sospensione su tutto il territorio regionale di mercati, fiere e concentramenti di animali delle specie sensibili, ed è inoltre sospeso temporaneamente l’impiego nella caccia di uccelli da richiamo”, mentre non è invece in programma “la sospensione complessiva della caccia”. Lo sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, intervenendo alla seduta congiunta delle commissioni economia e sanità.
Ufficio stampa Sivemp Veneto – 4 settembre 2013 – riproduzione riservata