Azienda zero. Seduta burrascosa: l’opposizione ottiene un rinvio della commissione. Clima teso tra Coletto e Mantoan. Ma Boron: la maggioranza è unita
L’ambiziosa riforma del sistema sanitario veneto, annunciata da Luca Zaia in campagna elettorale, rischia di deragliare tra confusione e divergenze nella maggioranza forza leghista, tanto che, in mattinata, dopo un’ora e mezza di discussione in commissione regionale, il presidente Fabrizio Boron ha rinviato a martedì l’esame e il voto sul complesso progetto di legge.
Un epilogo dettato dall’assenza di chiarezza sulla fatidica Azienda Zero, la nuova governance della sanità abbinata alla riduzione drastica delle Ulss (da 21 a 7, su base provinciale). Il progetto originario accentrava nell’Azienda tutti i compiti extrasanitari – spesa, appalti, personale, servizi, logistica, servizi sociali – cosi da eliminare i doppioni esistenti e consentire alle Ulss di dedicarsi esclusivamente all’attività di cura; con una gerarchia che affidava ai direttori generali della sanità e del sociale il potere decisionale, riservando al manager dell’Azienda Zero la responsabilità esecutiva-gestionale.
Un piano innovativo e certo discutibile, ispirato comunque ad una sua logica ora stravolta dal maxi emendamento presentato dai consiglieri leghisti all’insaputa del direttore della sanità Domenico Mantoan – presente ai lavori insieme agli assessori Luca Coletto e Manuela Lanzarin – e in dissidio con gli alleati di Forza Italia. Clima teso, battibecco tra Boron e Coletto (che poi minimizzerà i contrasti), incertezza sulla fisionomia e i compiti dell’Azienda e sullo stesso numero delle Ulss (è spuntata l’ipotesi di una deroga che ne garantirebbe due al bacino di Padova e Verona) e gruppi di opposizione lesti a passare all’attacco.
«È stato sufficiente mettere sul tavolo i quesiti cruciali di questo provvedimento per smascherare il caos totale di questa proposta di legge e mandare in tilt la maggioranza», il commento dei commissari del del Pd – Claudio Sinigaglia, Alessandra Moretti, Bruno Pigozzo, Stefano Fracasso, Orietta Salemi – convinti che «occorre fermarsi e valutare senza improvvisazioni quali modifiche apportare ad un sistema che funziona già egregiamente».
Di «legge mostro» parlano i tosiara Andrea Bassi, Giovanna Negro, Maurizio Conte e Stefano Casali «questo progetto non è chiaro nemmeno agli uomini di Zaia che devono portarlo avanti come soldatini, senza aver compreso neppure cosa sia».
«Oggi è morta l’Azienda Zero, i tecnici presenti non sapevano di cosa si stesse parlando e non si sa neppure chi sia l’autore delle modifiche», rincara Jacopo Berti, capogruppo del M5S. Fino a Marino Zorzato (Area popolare) che a nome dell’opposizione ha invitato i leghisti a compiere un passo indietro: «La commissione affronti la riduzione delle Ulss, sulla quale è possibile procedere speditamente, e stralci invece dall’agenda la questione Azienda Zero, che richiede un approfondimento. Con la salute dei cittadini non si scherza». Filippo Tosatto
Il Mattino di Padova – 18 novembre 2015