Galan entusiasta: «Ma non chiedo vendette». Silvio Berlusconi azzera il Pdl. A tutti i livelli, dunque anche in Veneto. Il partito del predellino finisce in soffitta, consegnato alla memoria, ed il suo organigramma, da sempre labile e liquido perché in balia degli umori del Cavaliere, viene spazzato via da poche righe lette a sera al termine del vertice convocato a Roma e subito rilanciate da Renato Brunetta su Twitter
«L’Ufficio di presidenza delibera la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di “Forza Italia” già pubblicamente annunciato dal Presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi». Inoltre «affida al Presidente pieno mandato politico e giuridico per attivare le necessarie procedure, anche attraverso le convocazioni degli organi statutari, per l’attuazione di questa Deliberazione Politica e gli conferisce le responsabilità connesse alla guida del Movimento per definire obiettivi, tempi e modi della nuova fase di attività secondo lo Statuto di “Forza Italia”». Detta in modo più schietto, con le parole usate dallo stesso Berlusconi in conferenza stampa, «siamo tornati allo statuto di Forza Italia che assegna al presidente, e cioè a me, il diritto-dovere di delegare responsabilità e funzioni». Un potere, ha chiosato, «che eserciterò con il buon senso e la saggezza che tutti mi riconoscono».
Ora, lui sarà pure persona di buon senso e di grande saggezza, ma se fossimo nel coordinatore regionale Alberto Giorgetti ed in quello vicario Marino Zorzato un po’ ci preoccuperemmo. Entrambi sono vicinissimi al segretario del partito (e vice premier delle «larghe intese») Angelino Alfano, un legame esibito pubblicamente, e con un certo orgoglio, all’indomani della «vittoria» della fiducia al Senato, dopo che per lungo tempo era stato tenuto sottotraccia. Giorgetti è stato tra i primi membri del governo ad uscire allo scoperto prima della conta, annunciando l’intenzione di non togliere l’appoggio al premier Letta nonostante l’insistenza dei falchi; Zorzato ha accettato di buon grado il ruolo di «capo corrente degli alfaniani in Veneto» che, quasi per esclusione, gli è stato affibbiato da più parti, specie in contrapposizione a Galan. Che ne sarà di loro? Lo Statuto di Forza Italia affida al Presidente il potere assoluto di nomina e a Palazzo Grazioli, mentre Dudù si faceva strada tra i colonnelli neo forzisti, ieri sera ne sembravano certi: «Vanno tutti a casa». E però, c’è un però. Berlusconi pare intenzionato a lasciare ai «traditori» libertà di scelta: tornare all’ovile a capo chino e baciare l’anello dell’eterno Presidente oppure prendere la porta e andarsene per la loro strada, magari con l’Udc di Casini e la Scelta Civica di Mauro. «Angelino Alfano gode del mio affetto e della mia amicizia – ha detto lui stesso – e io credo che potrà essere ancora lui a mantenere questo ruolo». Sottinteso «di segretario». Sottinteso «se si adegua». Si può ragionevolmente pensare che lo stesso valga per i coordinatori veneti che, a riprova del momento delicato, ieri sera erano irraggiungibili.
Chi si è smarcato da Berlusconi ed anche ieri non ha accennato passi indietro è il senatore Maurizio Sacconi, che in una nota ha chiesto il rinvio dell’Ufficio di presidenza, annunciando la sua assenza (con lui hanno disertato altre 5 colombe, Alfano, Schifani, Formigoni e Giovanardi): «Non riflette nella sua composizione né la storia né l’attualità del nostro movimento politico, tanto nella dimensione politica quanto in quella istituzionale. L’iniziativa può apparire come una sorta di rivincita sul voto di fiducia espresso meno di un mese fa e può oggettivamente indebolire il Pdl come forza di governo, determinando il progressivo isolamento della nostra delegazione ministeriale». Il fronte «alfaniano» appare fortemente indebolito dall’accelerazione di Berlusconi e sembra in attesa di capire le intenzioni del suo leader. Diverso il clima che si respira sul fronte opposto che in Veneto può contare su personalità di primissimo piano, da Renato Brunetta a Niccolò Ghedini, da Cinzia Bonfrisco a Elisabetta Casellati, da Lia Sartori a Simone Furlan dell’Esercito di Silvio e, soprattutto, Giancarlo Galan, a cui il Cavaliere avrebbe chiesto di guidare lo scouting della nuova Forza Italia in Italia così come fece nel ’94 con la vecchia in Veneto: «Sono entusiasta – commenta lui – è quel che chiedo da 2 anni: tornare a Forza Italia e ridare pieni poteri a Berlusconi. Le colombe? Questo non è il momento della vendetta ma dell’unità. Tendo la mano anche a chi, in questi giorni, si è lasciato andare a pensieri, parole, opere e omissioni politicamente molto, molto pericolosi».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 26 ottobre 2013