Sottosegretario Massimo Bitonci (Lega), lei ha annunciato l’arrivo di una nuova edizione della pace fiscale. Cosa ci sarà in concreto?
«Premesso che molte cose sono ancora in fase di elaborazione, posso dirle che in quella che noi chiamiamo pace fiscale 2.0 non ci sarà una rottamazione quater delle cartelle. Ci sarà, invece, il potenziamento di alcuni istituti già previsti, come l’accertamento con adesione e la conciliazione, che consentono di chiudere i conti con il Fisco quando il contenzioso è partito da accertamenti di tipo presuntivo o induttivi puri, come i vecchi studi di settore. In questo caso sarà possibile chiudere il contenzioso senza versare interessi e sanzioni e tagliando una percentuale, ancora da definire, dalla somma dovuta».
Ci sarà anche la procedura per far emergere i contanti nelle cassette di sicurezza? Ne aveva parlato Salvini, era diventato un caso.
«Sì, la stiamo studiando. Sarà su base volontaria e, sia chiaro, riguarderà solo le somme non dichiarate al Fisco. Non quelle che possono derivare da altri reati, come il riciclaggio o peggio ancora».
Ma come funzionerà?
«Intanto riguarderà solo le cassette di sicurezza in Italia. Si dovranno pagare le relative imposte sul reddito, applicando l’aliquota Irpef del proprio scaglione, cioè dal 23 al 43% a seconda dei casi. E anche l’Iva se si è soggetti a partita Iva. Ma entrambe le tassazioni si applicheranno solo su un parte dei contanti che si vogliono sanare. Le ipotesi sono 30, 40 o 50%, dobbiamo decidere».
Perché solo su una parte?
«Perché ci sarà la presunzione che queste somme siano state prodotte non solo negli ultimi cinque anni, cioè quelli possibili per l’accertamento fiscale. Ma anche negli anni precedenti, che non sono più soggetti a controlli».
Ma se quei soldi sono semplici risparmi e l’evasione non c’entra nulla?
«In questo caso, naturalmente, non bisogna versare niente. Ma bisognerà essere in grado di dimostrare che le dichiarazioni dei redditi precedenti giustifichino in qualche modo quelle somme».
Ci sarà qualche intervento anche per le imprese?
«Certo. La procedura del saldo e stralcio, che nella pace fiscale uno era riservata alle persone fisiche, sarà estesa alle aziende. Ma solo a quelle in difficoltà economica».
E come si deciderà quali sono in difficoltà? Per le persone è stato usato l’Isee, che misura la ricchezza del nucleo familiare. Ma alle imprese non si applica.
La procedura di saldo e stralcio riservata alle persone fisiche sarà estesa alle aziende
«Sarà necessario avere una certificazione dello stato di crisi aziendale. E in più dimostrare di non avere altre risorse patrimoniali, altrimenti la difficoltà economica non c’è. A queste condizioni, sarà possibile pagare solo una parte del debito, con un percentuale variabile a seconda del grado difficoltà. Proprio come era avvenuto per il saldo e stralcio riservato alle persone fisiche».
Quanto pensate di incassare da questa nuova edizione della pace fiscale?
«È ancora presto per dirlo con precisione. Ma credo che la somma sarà simile a quella che incasseremo con la prima pace fiscale, e cioè 21 miliardi di euro in cinque anni. Forse anche qualcosa in più».
Soldi che, anche se non strutturali, serviranno a finanziare la flat tax?
«Direi proprio di sì. Ma serviranno a trovare le coperture per tutti i provvedimenti che entreranno nella prossima legge di Bilancio».
Sottosegretario, però c’è un problema: appena ha sentito le parole pace fiscale, Di Maio ha detto che di condono non ne vuole sapere. Sulle cassette di sicurezza, quando ne parlò Salvini, il M5S fede fuoco e fiamme.
«Intanto non è un condono».
Ma in alcuni casi si paga solo un parte delle somme dovute al Fisco.
«Ma bisogna conoscere la complessità del sistema fiscale italiano per capire come stanno davvero le cose. Il saldo e stralcio è riservato a chi è in difficoltà. La conciliazione non riguarda evasione vera e propria ma accertamenti presuntivi, dove appunto si presume che tu avresti dovuto denunciare di più. Sul contante è chiaro che quelle somme non sono il prodotto solo degli ultimi cinque anni. Le ricordo che era il 2016 quando il procuratore capo di Milano Francesco Greco parlò di 150 miliardi di euro nelle cassette di sicurezza».
D’accordo, ma Luigi Di Maio dice che il M5S di «condoni non ne fa» e anzi «i grandi evasori devono andare in carcere».
«Intanto le regole per le manette agli evasori ci sono già. E poi anche con la prima pace fiscale i colleghi del M5S avevano tante perplessità. Poi hanno visto che incasseremo 21 miliardi e hanno cambiato atteggiamento. Andrà così anche stavolta».
Ne è proprio sicuro?
Ma solo a quelle in difficoltà economica con una certificazio- ne dello stato di crisi aziendale
«Guardi, con i colleghi del M5S ci lavoro benissimo. Ma non è che noi della Lega dobbiamo trovare i soldi e loro il modo di spenderli. Altrimenti mi viene da dire che gli incassi della pace fiscale li spenderemo solo per provvedimenti della Lega. Scherzo, naturalmente». Ma neanche troppo.
Il Corriere della Sera