Gli argini alzati dal Governo – Berlusconi prima e Monti poi – per contenere il costo del personale pubblico stanno funzionando. A confermarlo è il primo rapporto semestrale dell’Aran, che conferma il sostanziale congelamento delle retribuzioni pro-capite di fatto nel biennio 2010-2011, quando in termini aggregati si sono ridotte dello 0,2%. Nello stesso intervallo le retribuzioni di fatto del settore manifatturiero che occupa un numero di dipendenti poco superiore a quello dell’ intera Pa (35 milioni di addetti) sono invece cresciute del 2,7 per cento. A contenere la dinamica di questa grande voce della spesa corrente (167 miliardi, pari al 10,7% del Pil di quest’anno) è il blocco del rinnovo dei contratti scattato con il Dl 78/2010. Una misura rafforzata l’anno passato con altri quattro interventi successivi che hanno messo un tappo che va oltre la contrattazione collettiva e blocca le retribuzioni individuali, gli scatti e le progressioni di carriera.
Il risultato fotografato dall’Aran, che ovviamente non può contenere anche gli ulteriori effetti della spending review del luglio scorso (Dl 95/2012), conferma una dinamica di riduzione delle retribuzioni pubbliche che si era già determinata con la moderazione salariale degli ultimi anni e che ha portato a un sostanziale allineamento con la crescita cumulata degli stipendi privati (40,6% i primi negli ultimi dieci anni contro il 41,8% dei secondi a fronte di un tasso di inflazione effettivo cumulato di periodo del 27,1%). In termini monetari il blocco delle retribuzioni determina un risparmio di 6,5 miliardi nel biennio, che saliranno a 13 miliardi a fine 2014, termine dell’ulteriore proroga decisa dal Governo. Il dato Aran conferma per l’Italia il quadro appena rilevato dalla Bce nell’ultimo rapporto sui mercati del lavoro dell’Eurozona, dove si nota come il maggiore contenimento salariale si sia determinato per i dipendenti pubblici nei diversi paesi negli anni della grande crisi, anni nei quali invece la dinamica delle retribuzioni del settore privato hanno mostrato una “quasi invarianza”, con effetti negativi sui margini di recupero ora possibili in termini di competitività e occupazione.
In vista dell’attuazione degli imminenti tagli delle dotazioni organiche decisi con la spending review, misura che farà leva anche su procedure di mobilità collettiva per gestire gli esuberi, sono interessanti anche i dati Aran sulla mobilità volontaria dei dipendenti. L’indice complessivo del 2010 è molto basso, solo 1,5%, e comprende il numero di eventi di trasferimenti che si sono registrati sul totale degli occupati ed è composto da una mobilità “intra-comparto” dell’1% una mobilità tra diversi comparti della Pa dello 0,1% e trasferimenti temporanei (comandi e distacchi) dello 0,4 per cento.
Il sole 24 Ore – 19 ottobre 2012