Un nuovo sondaggio, svolto in 10 Paesi, su quasi 10.000 medici di base ha rilevato livelli di stress e burnout molto elevati, soprattutto nei medici più giovani, che possono compromettere anche la salute dei pazienti.
Il sondaggio, del Commonwealth Fund, una fondazione che promuove un’assistenza sanitaria equa e di alta qualità, è uno dei primi a confrontare i dati di più paesi e si aggiunge a una montagna di prove che il burnout è un problema serio che devono affrontare i medici dopo la pandemia da coronavirus. La nuova analisi ha incluso Stati Uniti, Australia, Canada, Francia, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Il nuovo sondaggio ha interrogato più di 9500 medici di base. Ai medici sono state fatte domande riguardo il loro carico di lavoro, i livelli di stress e di esaurimento nervoso, i loro piani di carriera e la qualità dell’assistenza che ritengono di aver fornito dall’inizio della pandemia di COVID-19.
Tra i risultati più rilevanti si è visto la Nuova Zelanda ha avuto il più alto tasso di burnout, con il 57% dei medici più giovani e il 40% dei medici più anziani che hanno segnalato alti livelli di stress. La Nuova Zelanda ha anche avuto la percentuale più alta (74%) di medici più giovani che hanno riferito un qualsiasi disagio emotivo. I medici di base olandesi hanno, invece, ottenuto i risultati migliori, con il 23% che ha riferito alti livelli di burnout.
Per quanto riguarda l’area europea il 93% dei medici tedeschi e il 91% dei medici inglesi ha affermato che il loro carico di lavoro è aumentato significativamente durante la pandemia. In tutti i Paesi più della metà dei medici ha registrato un aumento importante del lavoro, con i risultati migliori avuti in Svizzera, dove “solo” il 56% dei medici di base ha riportato questo importante aumento.
Il nuovo sondaggio ha rilevato che lo stress e il burnout sembrano influenzare in modo diseguale i medici più anziani e più giovani. In generale circa il 38,8% dei medici under55 ha dichiarato di aver avuto episodi di burnout durante la pandemia contro il 28,9% dei colleghi con più di 55 anni.
La differenza si fa più evidente se si analizzano i medici che hanno riportato un qualunque tipo di disagio emotivo durante il lavoro: in questo caso il 58,3% dei medici under55 contro il 43,1% dei medici più anziani ha registrato il problema.
La pandemia ha anche peggiorato il livello di cure che i medici hanno fornito: quasi un medico su 3 (il 30,7%) non è riuscito a gestire lo stress e il burnout e ritiene di aver peggiorato il livello di cure che è riuscito a dare ai suoi pazienti.
Tuttavia, solo il 6% dei medici più anziani e il 16% dei medici più giovani hanno affermato di aver ricevuto aiuto psicologico.
Quasi la metà dei medici più anziani intervistati ha affermato che avrebbe smesso di vedere i pazienti nei prossimi 1-3 anni, lasciando così una forza lavoro più giovane e più esausta.
David Blumenthal, presidente del Commonwealth Fund, ha affermato che i tassi di esaurimento dei medici indicano una crisi globale: “I medici sono stati in prima linea, in tutto il mondo, e sono stressati e non ritengono di star facendo del loro miglior lavoro, ciò dovrebbe sollevare serie preoccupazioni per tutti”.
“I responsabili politici e i leader sanitari possono prendere subito provvedimenti per affrontare questa crescente crisi investendo di più nei sistemi di assistenza primaria, assicurando che i medici pratichino la professione in ambienti di lavoro sani che non siano dannosi per la loro salute fisica e mentale”, ha poi concluso durante una conferenza stampa. “L’assistenza primaria è la spina dorsale di tutti i sistemi sanitari. Ed è vitale per il benessere della comunità mondiale”.