Come cambia la riforma Pa. Mobilità obbligatoria, spuntano le eccezioni: più peso ai sindacati. Anche sui demansionamenti
Qualche limatura. Qualche concessione ai sindacati. Qualche salvagente lanciato qua e la. Per passare tra le forche caudine della Camera, il governo è stato costretto a cedere qualcosa della draconiana riforma della pubblica amministrazione. Sulla mobilità obbligatoria, per esempio. A cominciare dalle eccezioni inserite a favore delle lavoratrici con figli sotto i tre anni o per i lavoratori che hanno a carico portatori di handicap (quelli della nota legge 104), per i quali la mobilità, dopo il passaggio parlamentare, diventa “facoltativa”. Ma soprattutto il governo ha dovuto cedere il passo e ammettere il coinvolgimento dei sindacati nelle procedure di mobilità obbligatoria. Le rappresentanze dei lavoratori saranno chiamate insieme alle amministrazioni a stabilire i criteri dei trasferimenti quando questi avverranno senza il consenso dei lavoratori.
Un piccolo dietrofront rispetto alla negazione della concertazione che fino ad oggi è stata la cifra del governo Renzi. Anche i demansionamenti, le retrocessioni a compiti e stipendi inferiori per gli statali in esubero che vogliono mantenere il posto di lavoro, sono stati limati. Il downgrading, per usare un termine finanziario, potrà essere di un solo gradino. I nodi cruciali, quelli delle norme sul trattenimento in servizio, sul turn over, sul pensionamento dei magistrati, non sono stati ancora affrontati. Lo saranno oggi, ma alcuni punti fermi ci sono. Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, è pronta a dare parere favorevole all’emendamento per pensionare i 4 mila professori cosiddetti «quota 96», quelli rimasti incastrati nelle maglie della Fornero per un errore tecnico e che entro la fine del prossimo mese, potrebbero andare finalmente in pensione. Come detto, per la strada, la riforma ha perso diversi pezzi che pure erano stati annunciati come altrettanti punti fermi. A cominciare, per esempio, dalle sedi distaccate dei Tar.
Dipendenti pubblici
Ammorbidite nel passaggio parlamentare anche le norme sul demansionamento dei dipendenti pubblici. I lavoratori considerati in esubero e che per mantenere il posto di lavoro accetteranno la retrocessione, non potranno scendere per più di un gradino nelle loro mansioni. Sui criteri di demansionamento, poi, ci dovrà essere un confronto con i sindacati. Infine, niente indennità di mobilità per chi viene retrocesso ad altro ruolo.
TUTTI I CAMBIAMENTI Delle otto che dovevano essere chiuse, un emendamento ne ha salvate cinque, tutte quelle presenti in Comuni dove c’è anche una Corte di appello. Per le altre tre la chiusura è rimandata al 2016. Anche gli avvocati di Stato possono tirare un sospiro di sollievo. L’azzeramento dei premi per le cause vinte si è trasformato in una riduzione del 50 per cento. I compensi incassati comunque, rientreranno nel tetto dei 240 mila euro che vale per tutti i dipendenti dello Stato.
Mezza retromarcia anche sull’abolizione dei contributi alle Camere di commercio, la misura che avrebbe dovuto far risparmiare un miliardo di euro alle imprese. Un emendamento, sul quale c’è il parere positivo del relatore Emanuele Fiano e del governo, prevede che l’importo dovuto ogni anno dalle imprese venga ridotto del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% nel 2017. Il taglio viene così diluito in tre anni, rispetto alla versione originaria che stabiliva un dimezzamento secco. In realtà sulle Camere di commercio le norme continuano ad accavallarsi. Nella legge delega depositata in Senato viene di nuovo indicato un completo azzeramento del contributo, mentre un emendamento ad un altro decreto, il competitivita, ha introdotto ulteriori criteri per il calcolo dei contributi. Si prevede cioè che «i diritti di segreteria dovuti alle camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura per il deposito dei bilanci presso il registro delle imprese devono tener conto delle spese sostenute dalle camere di commercio per la riscossione, la rendicontazione ed il versamento delle somme a favore dell’Organismo italiano di contabilità». Così facendo, in pratica, si consente alle Camere di utilizzare le spese di segreteria per andare bilanciare i tagli del decreto sulla Pa. Per ora, insomma, almeno per le Camere di commercio nulla cambia. Il Messaggero – 25 luglio 2014
Decreto Pa, mobilità soft per chi ha figli piccoli
La mobilità per i dipendenti pubblici diventa un po’ meno obbligatoria. Almeno per i genitori con figli sotto i 3 anni o afflitti da disabilità. I criteri per spostare i lavoratori pubblici in un raggio di 50 km andranno concordati con i sindacati. E per tutti gli altri statali servirà comunque un accordo con i sindacati. A prevederlo sono due modifiche che la commissione Affari costituzionali della Camera ha apportato ieri sera al decreto Pa. Un provvedimento che si avvia, lentamente e senza grandi stravolgimenti, al traguardo. Salvo sorprese dell’ultim’ora, l’ok in sede referente è previsto per oggi così da confermare l’approdo in aula del testo per lunedì 28 quando molto probabilmente sarà posta la fiducia. E, per un nodo che si avvicina alla soluzione (le Camere di commercio), ce n’è un altro che resta da sciogliere (il pensionamento dei magistrati). Il tema dell’inclusione dei giudici e dei pm tra le categorie di dipendenti pubblici che non potranno più restare in servizio oltre i limiti d’età è stato rilanciato ieri dal Csm. In una delibera della Sesta commissione, che sarà martedì 30 al vaglio del plenum, Palazzo dei Marescialli sottolinea come l’aver spostato di un anno l’uscita delle toghe ( dal 31 ottobre 2014 al 31 dicembre 2015) non risolva il problema.
Serve « almeno un ulteriore anno – sostiene l’organo di autogoverno della magistratura – altrimenti si rischia la paralisi». Sarebbero infatti «ben 374» le toghe in uscita, di cui 252 ai vertici degli uffici giudiziari (87 dei quali in Cassazione). Per rimpiazzarli – a detta del Csm – ci vorranno due anni e non ci saranno più concorsi tra la fine del 2015 e del 2017. Un appello che sembra destinato a cadere nel vuoto. A differenza di quello delle Camere di commercio che viaggia verso l’accoglimento. Al posto del dimezzamento secco dal prossimo anno dei diritti camerali versati dalle imprese dovrebbe arrivare una spalmatura su tre esercizi. Un emendamento riformulato dalla I commissione prevede infatti una sforbiciata così graduata: il 35% nel 2015, il 40% nel 2016 e il 50% nel 2017.
Nel frattempo le Camere di commercio – che la delega Pa giunta ieri al Senato punta a riformare nel profondo provano a giocare d’anticipo. Con un’autoriforma da deliberare entro l’autunno, che le farà scendere dalle attuali 105 a non più di 50-60. Gli accorpamenti tenderanno a creare realtà locali con un bacino pari ad almeno Somila imprese per «coniugare sostenibilità economica e valorizzazione», come sottolineato in una nota Unioncamere.
Tra le altre novità di ieri spiccano quellemateria di mobilità obbligatoria entro i 50 chilometri. Da un lato, i criteri per attivarla andranno fissati con un decreto ministeriale da emanare previa «consultazione con le confederazioni rappresentati ve»; dall’altro, arrivano le deroghe già annunciate dal ministro della Pa, Maria Anna Madia, per i genitori con bambini dieta inferiore ai 3 anni oppure colpiti da disabilita ai sensi della legge 104/92 e formalizzati m una proposta di modifica a firma Irene Tinagli (Se). In entrambi i casi potranno essere spostati solo con il loro consenso.
Tra gli altri emendamenti depositati dal relatore Fiano spiccano le nuove assunzioni tra le forze di polizia «al fine di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio» per Expo 2015. A tal fine i poliziotti sono autorizzati allo «scorrimento dellegraduatorie dei concorsi indetti per il 2013 e approvate entro il 31 ottobre 2014 ferme restando le assunzioni dei volontari in ferma prefissata quadriennale». E se il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato di aver presentato un emendamento al DI Pa, per riconoscere ai pazienti danneggiati da emotrasfusioni infette e da vaccinazioni obbligatorie un’equa riparazione una tantum pari, rispettivamente, a loomila euro e 20mila euro per ciascun danneggiato, la sua collega agli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, ha depositato un’altra proposta di modifica per far decadere dalle funzioni commissariali un presidente di Regione che ha cessato l’incarico «per qualsiasi causa». Una norma che potrebbe riguardare l’ex governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, dimessosi nei giorni scorsi dopo una condanna giudiziaria in appello a un anno per falso ideologico. A sperare in una ciambella di salvataggio in extremis restano i circa 4mila docenti di quota 96. L’intenzione del governo è quella consentire il loro pensionamento a settembre con i requisiti pre-Fornero. Ma resta ancora da sciogliere il nodo delle coperture su cui l’ultima parola spetterà alla commissione Bilancio. Il Sole 24 Ore – 25 luglio 2014