Repubblica. Il conteggio ufficioso dice: 18 deputati positivi. Circa 80 in quarantena. Risultato: sospese per una settimana tutte le votazioni in Aula. I capigruppo dell’opposizione, due dei quali positivi (il Fdi Francesco Lollobrigida e la forzista Mariastella Gelmini), hanno chiesto uno stop temporaneo. Obiettivo principale, annullare il previsto voto sulla legge Zan contro l’omofobia. Poi la presa di posizione della presidenza: la prossima settimana a Montecitorio, che sta diventando un focolaio, non si voterà nulla. Tutto rinviato.
L’epicentro del contagio sembra essersi trasferito in queste ore in Forza Italia, dove la capogruppo Mariastella Gelmini è stata a sua volta contagiata. «Come è successo? Non lo so. Ancora giovedì ero negativa, ne sono certa. Avevo un filo di raffreddore, sono praticamente asintomatica, ho fatto il tampone quando ho capito di essere venuta in contatto con positivi», racconta. Nel gruppo di Forza Italia, positivi al Covid sono oggi Federica Zanella, Diego Sozzani, Maria Tripodi. Un altro capogruppo del centrodestra, il leghista Riccardo Molinari è in quarantena. Sempre nel centrodestra positivo è risultato Maurizio Lupi, l’ex ministro delle Infrastrutture, alla guida ora di Noi con l’Italia-Cambiamo- Sgarbi, sottogruppo del Misto.
I capigruppo di centrodestra sono quindi fuorigioco: tre positivi e uno in quarantena. La “circostanza” del contagio – ipotizzano- può essere stata la riunione della destra che ha preceduto la capigruppo. Da lì, forse, è partito tutto. Anche il presidente dei deputati 5Stelle, Davide Crippa è positivo e asintomatico. Per lui tuttavia il contagio non sarebbe avvenuto sul luogo di lavoro, in Parlamento. Positiva Alessandra Ermellino, ex grillina che usa parole durissime sul suo profilo facebook: «Con la Camera dei deputati ridotta a un focolaio, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che anche io risultassi positiva».
La contabilità Covid tra i deputati cresce di ora in ora, insieme con l’allarme e la richiesta del centrosinistra di voto a distanza, già adottato del resto in molti paesi, dalla Spagna alla Gran Bretagna e anche dall’europarlamento. «Che il Covid ci mettesse la coda nelle istituzioni si poteva immaginare»: chiosa il dem Enrico Borghi. Positiva nel M5S è Conny Giordano. Nel Pd, Beatrice Lorenzin. In Leu, Luca Pastorino. Ma il problema è la catena dei “quarantenati”, cioè dei parlamentari in isolamento. I numeri cambiano di giorno in giorno, però la stima è di un terzo del centrodestra: una settantina circa di deputati. A cui sommare i “quarantenati” giallo- rossi, che sono pochi per ora. Numeri in movimento. Basti pensare che solo dieci giorni fa, ben 44 “quarantenati” della maggioranza avevano contribuito a fare mancare il numero legale sulle misure del ministro delle Salute, Roberto Speranza, proprio sul Covid.
A contagio invertito, è il centrodestra ieri ad avere chiesto la sospensione del voto in aula, in particolare per la legge contro l’omofobia. Risposta di Graziano Delrio, capogruppo dem: «Se i capigruppo dell’opposizione in ragione delle assenze legate al coronavirus chiedono di sospendere i lavori d’aula per una settimana, noi non ci opponiamo. Sia chiaro però che il calendario non muta, si rimanda tutto. Non accettiamo un rinvio ad hoc, sulla proposta di legge Zan, che la destra vuole fermare». I sospetti crescono e il cocktail Covid-conflitto politico è micidiale. Spetta al presidente della Camera, Roberto Fico chiarire: «Su richiesta dei capigruppo dell’opposizione, per via delle positività e delle quarantene che riguardano i loro gruppi, ci sarà lo slittamento del ddl Zan alla settimana seguente ». Intanto si va avanti con interrogazioni e interpellanze: la Camera non chiude. Giovedì si riunisce la giunta per il regolamento.
Però di voto a distanza – per cui è stata depositata una proposta di modifica del regolamento promossa dai dem Stefano Ceccanti e Lele Fiano e sottoscritta da oltre 100 deputati – la destra non vuole sentire parlare. Lollobrigida: «Se proprio dobbiamo votare non in presenza, allora propongo provocatoriamente di fare come le squadre di basket negli Usa: chiudersi in un campus, in una “bolla”, e svolgere l’attività da lì».