I colleghi ora si dividono. La cautela di ricercatori e professori universitari. L’astrofisico: «Porterà le nostre istanze a Roma»
Subito dopo aver ricevuto la proposta di candidarsi dal premier uscente, Ilaria Capua ha telefonato al presidente del Veneto, Luca Zaia. «Ha avuto la correttezza di informarmi, e l’ho apprezzato», racconta il governatore leghista. «I virus restano sempre virus: il rapporto tra noi non cambierà. Il rispetto nei suoi confronti resta massimo, visto che si tratta di una validissima professionista che ha dato lustro al Veneto e non solo. Non discuto le sue scelte politiche».
Dal centrosinistra arriva l’appoggio del sindaco di Padova Flavio Zanonato: «Vedendo che, per logiche interne, il mio partito non era in grado di proporla, non trovo sbagliato che Ilaria si candidi con i moderati: se sarà eletta, come spero, darà un importante contributo al Parlamento e porterà a Roma un altro pezzo positivo della padovanità». Mentre Antonino Pipitone, capogruppo regionale dell’Italia dei Valori, è perplesso: «Vogliamo capire se la sua candidatura cambierà qualcosa nella vicenda dell’insediamento alla Torre della Ricerca di Padova, auspicato dalla Regione nonostante la posizione contraria dell’Istituto zooprofilattico, cui la virologa fa capo. Adesso c’è il rischio che l’attività di ricerca venga danneggiata».
Sulla decisione di Ilaria Capua, è proprio la comunità scientifica a dividersi. In molti sono scettici. Come Cesare Montecucco, professore dell’Ateneo di Padova che ha svolto ricerche all’Università di Cambridge e all’Istituto Pasteur di Parigi, scoprendo l’attività delle neurotossine responsabili del tetano e del botulismo. «Capua è bravissima – spiega – ma la conseguenza naturale della sua decisione dovrebbe essere quella di lasciare il laboratorio. Difficile che riesca a conciliare l’attività di parlamentare a quella di ricercatrice, visto che per rappresentare seriamente gli italiani in questi tempi difficili dovrebbe andare a Roma almeno quattro giorni la settimana».
Perplesso anche Renato Bozio, del Dipartimento di Scienze chimiche dell’ateneo patavino, che ha alle spalle oltre cento pubblicazioni: «Il lavoro di parlamentare è impegnativo e non lascia tempo alla ricerca diretta. Ma è pur vero che Ilaria Capua ha alle spalle un gruppo internazionale che lei potrebbe limitarsi a coordinare, lasciando quindi al team ogni incombenza». Il docente non crede neppure alla possibilità che la candidatura della ricercatrice possa portare nuove risorse agli studi: «Non so quanto conosca le reali necessità delle università italiane, visto che non ci ha mai lavorato. Inoltre, non dimentichiamo che durante la campagna elettorale tutti i politici assicurano che ricerca e istruzione sono tra le loro priorità, salvo poi dimenticarlo non appena le urne si sono chiuse».
Il rettore di Ca’ Foscari, Carlo Carraro, è netto: «Se si fa bene un lavoro, non si riesce a farne anche un altro. È una perdita per la comunità scientifica: forse Capua potrà essere un buon politico ma sarebbe stato meglio se avesse continuato a fare la ricercatrice». A concederle credito è invece Fabrizio Tamburini, astrofisico di fama internazionale: «È un tipo tosto, porterà avanti entrambe le attività. Spero che, una volta entrata in parlamento, si faccia portavoce delle istanze del mondo scientifico». Anche a lui – rivela – è stato chiesto di candidarsi. «Ci sono state proposte da entrambi gli schieramenti e mi ha telefonato anche il leader di un partito, ma ho rifiutato: non avrei più il tempo di continuare i miei studi, che proprio quest’anno arriveranno a un punto cruciale».
Sostegno arriva dal fondatore della Città della Speranza, Franco Masello: «La politica ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote a questa studiosa di livello mondiale, è naturale che ora lei si ribelli. Finalmente, a discutere delle leggi che regoleranno la ricerca non sarà il solito branco di inetti, ma una persona competente». La porta all’ultimo piano della Torre della Ricerca, dove Capua e il suo team dovrebbero trasferirsi, resta quindi aperta: «L’aspettiamo. Sono sicuro che, grazie al gruppo che l’affianca, riuscirà facilmente a coniugare la vita politica con le sue ricerche».
Andrea Priante – Corriere del Veneto – 10 gennaio 2013