Capua, coro critici «Sono contrari? Pazienza, amo infrangere i dogmi»
Su Capua, fresca candidata capolista al Senato, sono piovute le critiche di mezza comunità scientifica: «Il parlamento, che errore!», le hanno detto colleghi, professori e uomini di cattedra
Domenica scorsa il presidente Mario Monti l’ha chiamata, chiedendole di candidarsi al Senato per la sua lista civica; mercoledì lei, la 46enne virologa più famosa d’Italia, la «mente rivoluzionaria» che gli americani ci invidiano, gli ha risposto, dicendo che sì, avrebbe accettato la proposta e sarebbe scesa in campo. Neanche il tempo di indossare i panni nuovi della politica, ed ecco che su Ilaria Capua, fresca candidata capolista al Senato, sono piovute le critiche di mezza comunità scientifica: «Il parlamento, che errore!», le hanno detto colleghi, professori e uomini di cattedra.
Dottoressa, non è che si è già pentita della scelta?
(ride) «Nooo. Eccomi qua. Mi criticano, ma a me piace infrangere i dogmi, è una cosa che mi contraddistingue. Ieri ho pure sentito questo commento: “La Capua si è montata la testa, pensavo fosse una persona seria”».
Che dogma sta infrangendo questa volta?
«Pensano che una ricercatrice non debba fare politica. Nei paesi più avanzati, tipo gli Usa, la Francia e pure la Cina, invece, il numero di parlamentari che hanno una formazione scientifica è altissimo. Sa, per esempio, chi ha una laurea in Fisica?».
Dica…
«Angela Merkel, la cancelliera tedesca. E poi c’è il presidente cinese, che è laureato in Ingegneria idraulica. Senza scomodare Margaret Thatcher, che aveva fatto studi in Chimica. Pensi, inoltre, che lo scorso febbraio il New York Times ha addirittura criticato il parlamento statunitense perché vi sarebbero pochi scienziati. E loro ne hanno molti più di noi. La realtà è che la presenza di scienziati in parlamento non è una stortura, ma una necessità».
La Merkel, però, non fa più ricerca. Lei, cosa fara?
«Non ho nessuna intenzione di avere una carriera politica. Io non voglio lasciare il mondo scientifico».
Il professor Cesare Montecucco del Bo sostiene che l’attività di parlamentare e quella di ricercatrice non siano compatibili. E che alla fine lei dovrà lasciare il laboratorio.
«Interpreto il mio impegno al Senato come una specie di anno sabbatico, anzi come una maternità prolungata. Darò semplicemente il mio impegno in un’altra organizzazione, per portare le mie conoscenze e per affrontare i problemi da un altro punto di vista. Se l’Italia crede che la ricerca sia necessaria, ci vuole qualcuno che ne capisce qualcosa».
Anche alla «Torre della Ricerca», però, la struttura dove lei stava cercando di trasferirsi, sembra che ora vogliano chiuderle le porte. Il direttore generale dell’Istituto, Stefano Bellon, dice che per lei adesso non c’è più posto.
«Bellon usa parole che non rispettano quello che lui realmente pensa. Non abbandonerò niente, ho collaboratori preparatissimi che potranno portare avanti le ricerche. Il mio impegno, per altro, sarà proprio quello portare avanti le istanze della Torre. Ne ho già parlato con il governatore Luca Zaia: tutto il Veneto vuole un potenziamento del proprio parco scientifico e tecnologico».
Dicono: tutti questi sforzi per trasferire la Capua dallo Zooprofilattico alla Città della Speranza. E poi lei va via. Si sente di avere tradito qualcuno?
«Scusi, ma a me pare che al momento non ci sia alcun accordo tra le due istituzioni. Sono trascorsi anni, ed è tutto fermo».
Veniamo alla politica…
(ride) «Noooo»
Come?
«Dipende da quello che mi chiede. Sono una scienziata, parlo di cose che conosco».
Come l’ha convinta Monti?
«Il professore mi ha chiamato il giorno dell’Epifania. Ero con le miei amiche a fare un massaggio. Il cellulare ha squillato: pensavo fosse mia sorella, invece era lui, in persona. È stato molto gentile. Mi ha detto: c’è bisogno di persone che siano testimonianza dell’Italia che vuole cambiare».
È vero che le ha proposto un ministero? Sanità o Ricerca?
«Non se ne è parlato. È chiaro, però, che nell’ambito di quello che sarà possibile fare, vorrei avere un ruolo che sfrutti a pieno le mie conoscenze. Io so dove sono i colli di bottiglia che impediscono alla ricerca di svilupparsi».
A Monti ha risposto subito?
«No. Prima mi sono confrontata con alcune persone».
Con chi?
«Una è stata il sindaco di Padova Flavio Zanonato. Mi ha detto: vai, hai le caratteristiche che servono per il cambiamento».
È vero che il Pd l’aveva cercata?
«No. Mi avevano cercato altri».
Chi?
«Italia Futura, e poi mi aveva chiamata l’ex governatore Giancarlo Galan. Mi ha chiesto se volevo fare il deputato per loro».
E cosa gli ha risposto?
«Che non era mia intenzione entrare in politica».
Gli ha raccontato una piccola bugia?
«No. Galan mi ha chiamato prima di Monti. E all’epoca, davvero, non volevo scendere in politica. È stato Monti a convincermi, dicendomi che il mio impegno sarebbe stato solo tecnico e laico».
Intanto in Veneto tra i «montiani» di lungo corso c’è malumore. Alcuni si sentono scavalcati da candidature come la sua, arrivata all’ultimo.
«Mi dispiace che ci sia questo clima di risentimento. Ma le scelte le fa il presidente. E sono tutte in linea con il suo progetto».
Giovanni Viafora – Corriere del Veneto – 11 gennaio 2013