Dopo il caso degli scatti di anzianità degli insegnanti, protestano le altre categorie di dipendenti pubblici. Poliziotti in prima fila: forziamo il blocco dei contratti. La Funzione pubblica Cgil: “Il blocco delle retribuzioni è insostenibile”
ROMA – “Loro sì e noi no”: trovata una soluzione per uscire dal pasticcio sulla scuola, il governo Letta rischia di dover fare i conti con lo scontento di tutto il settore pubblico, comparto sicurezza in primis. La legge di Stabilità ha infatti esteso fino al 2014 il blocco dei contratti del pubblico impiego già in atto per il 2010-2012, prevedendo anche un taglio del 10 per cento sulla spesa degli straordinari. Al blocco non è sfuggito il settore della scuola, molto sensibile alla questione “scatto” perché – vista l’impossibilità per la gran parte degli insegnanti di ottenere progressioni in carriera – l’anzianità resta l’unica possibilità praticabile per ottenere un aumento dello stipendio. E di fatto tale automatismo – scomparso nel pubblico impiego fin dai tempi di Tremonti e Brunetta – è stato mantenuto in vita solo per la scuola e la sicurezza, comparto cui è riconosciuta una specificità per via degli impegni richiesti (polizia o corpo militare, per esempio, non possono interrompere il servizio di sicurezza per il blocco degli straordinari).
Nella scuola, per mantenere lo scatto, si era ricorso ad una copertura “pescando” il necessario dalle risorse recuperate dal contenimento degli organici integrate con fondi destinati agli istituti. Strada messa in pericolo appunto da quel “pasticcio” che ora sembrerebbe scongiurato, ma la soluzione trovata lascia comunque l’amaro in bocca agli esclusi.
Ben attenti a non scatenare quella che per primi definiscono “una guerra fra poveri”, i sindacati si limitano a condannare la legge di Stabilità – “Il blocco delle retribuzioni è insostenibile” denuncia Michele Gentile, responsabile della funzione pubblica per la Cgil – ma le sigle della sicurezza sono molto più polemiche. “Sono contento per gli insegnati, ma sono arrabbiatissimo per noi e considero quello della scuola un risultato apripista” commenta Felice Romano, segretario generale del Siulp (sindacato unico di polizia). “La funzione specifica che ci è stata riconosciuta è del tutto disattesa. Anche noi abbiamo subito il blocco degli scatti, nel biennio 2011-2012 siamo riusciti a recuperarli in parte grazie ad uno stanziamento del governo e usando fondi destinati alla riforma delle carriere. Ora c’è l’impegno del ministro Alfano a liberare 100 milioni previsti nella legge di Stabilità e mi auguro che il governo mantenga le promesse, ma la realtà è che un agente che ottiene un avanzamento raddoppia le responsabilità, ma percepisce il vecchio stipendio. E’ scandaloso perché le risorse ci sarebbero: basterebbe tagliare gli sprechi, a partire dalle auto blu ridotte nei fatti solo per la Presidenza del Consiglio”.
Sulla stessa linea Daniele Tissone, segretario generale Silp-Cgil: “La vicenda scuola apre dei problemi per tutti i lavoratori della polizia e delle forze armate che hanno subito i blocchi introdotti dal governo Berlusconi. Ci aspettiamo delle risposte analoghe da parte del governo”. Rivendicazioni destinate a trovare sponda in Parlamento: “Se per pagare gli scatti agli insegnanti non si utilizzeranno risorse proprie del ministero dell’Istruzione si aprirà un caso di sperequazione – commenta il generale Domenico Rossi, ex presidente del Cocer, oggi deputato dei “gruppi per l’Italia” (scissi da Scelta Civica) – altrimenti si tratterà di autocompensazioni”. Soldi che dovevano servire per riformare la scuola e la sicurezza utilizzati per la loro sopravvivenza.
Repubblica – 9 gennaio 2014