In servizio nel porto di Catania senza la profilassi contro la tubercolosi. In questo modo cinque agenti di polizia avrebbero contratto la malattia infettiva durante le operazioni di sbarco dei migranti con i quali inevitabilmente sono venuti a contatto.
La denuncia è del Sindacato autonomo di polizia (Sap), che ora sta valutando azioni legali nei confronti del Viminale. Perché la colpa, afferma con vigore il segretario generale Gianni Tonelli, è della prefettura di Catania che “nei fatti ha lasciato tutti allo sbando” nonostante l’arrivo di 2659 profughi tra maggio e giugno. Una disorganizzazione che avrebbe portato a inviare poliziotti al porto senza adeguate vaccinazioni.
“Tutto questo perché il Ministero dell’Interno e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza hanno tenuto nascosto, per circa 20 giorni, il fatto che durante uno degli sbarchi di immigrati avvenuto i primi di giugno è stata riscontrata la presenza di infezione Tbc in uno degli stranieri”, scrive il Sap.
I cinque agenti non sarebbero i soli ad aver contratto l’infezione. Due giorni fa Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm) aveva parlato di altri militari impegnati nell’operazione Mare Nostrum risultati positivi alla tbc: “Apprendo con estrema preoccupazione da fonti interne alla Marina militare che altri tre militari degli otto imbarcati sulla Nave Grecale impegnata nelle operazioni di soccorso ai migranti, Mare Nostrum, che lo scorso 9 giugno risultarono positivi al “Tubertest” per la rilevazione della Tbc, sono risultati positivi anche al test “Quantiferon”, quindi ammalati. Tuttavia, e ciò mi sembra assurdo, sono stati giudicati idonei al servizio e quindi posti in temporaneo imbarco su un’altra unita navale, con la prescrizione di assumere la terapia farmacologica per debellare l’infezione da micobatterio della tubercolosi. Sembra proprio che sull’argomento le rassicurazioni che il Capo di stato maggiore della Marina militare ha voluto dare all’opinione pubblica, già all’indomani della fuga di notizie sulla positività al tubertest di otto militari impegnati nell’operazione Mare Nostrum, non abbiano alcun valore. Le misure di prevenzione e il protocollo sanitario messi in atto con estremo ritardo solo lo scorso 14 gennaio, per prevenire i rischi virali e biologici e quindi assicurare la massima tutela della salute del personale che opera a stretto contatto con i migranti, sono evidentemente inadeguate.”
Gli agenti trovati positivi al test saranno sottoposti a ulteriore esami medici per la conferma della diagnosi. Nei loro confronti, intanto, non sono stati attivati protocolli medici come l’isolamento. Gli esperti di Infettivologia, infatti, hanno ritenuto non necessario neppure il loro ricovero e non hanno disposto accertamenti per i loro familiari.
“La positività al test di Mantoux, riscontrata in alcuni casi, non è indice né di contagio né di malattia”. E’ il Dipartimento di pubblica sicurezza a precisarlo, riferendosi all’allarme tbc lanciato dal Sap.
“Pertanto è assolutamente escluso che i dipendenti, positivi al test, possano contagiare terzi. Nella maggior parte dei casi tale positività può farsi risalire ad epoca precedente l’espletamento del servizio, verosimilmente anche in età infantile.
Per l’unico caso in cui, dopo un primo esame negativo, è stata rilevata successivamente la cutipositività, sono stati effettuati, senza oneri per il personale, accertamenti clinici di secondo livello che hanno sinora escluso la presenza di una malattia in atto”.
Il personale della Polizia di Stato “potenzialmente esposto” viene “regolarmente sottoposto ai controlli medici stabiliti nel documento della Conferenza Stato Regioni del 1998 e dalle successive linee guida del Ministero della Salute”.
Da oggi test di Mantoux per 131 bimbi nel Trevigiano
Oggi via allo screening con il test di Mantoux per i 131 bambini dell’asilo Angelo Cavaliere Carron di Ca’Rainati. Verranno sottoposte al test anche maestre, dirigente, cuoca e il personale scolastico. All’indomani della morte di tubercolosi della mamma di 28 anni, la notizia si è subito diffusa nell’asilo di Ca’Rinati frequentato dalla figlia maggiore, 6 anni, della coppia. Dall’Usl 8 tra martedì e mercoledì, subito dopo il dramma, erano partite le telefonate ai genitori dei bimbi che frequentano l’asilo di via Risorgimento. «Sono state informate tutte le famiglie della situazione», aveva spiegato il direttore del servizio igiene e sanità, Maurizio Sforzi durante la conferenza stampa di venerdì pomeriggio. Domani mamma e papà accompagneranno i loro figlioletti all’asilo dove verrà allestito un presidio per sottoporre tutti al test di Mantoux. Si inizia alla 9 e si andrà avanti fino alle 13 con i bambini che frequentano le 4 sezioni della scuola dell’infanzia. Poi seguiranno i bimbi del nido (dagli 8 mesi ai 3 anni ) e infine il personale scolastico, le maestre, la cuoca e la dirigente suor Maria Luigia Marelli. Il risultato verrà letto giovedì davanti ai genitori sempre nell’atrio dell’asilo. I bimbi che hanno fatto di recente delle vaccinazioni faranno il test per precauzione tra 4 settimane. Mentre per chi è assente perché in vacanza, l’Usl 8 concorderà la data con i genitori per fare il test. Sforzi ha ribadito durante la riunione che il rischio di contagio è più alto quando si ha il contatto diretto con la persona malata, in questo caso con la 28enne. (v.m.)
Huffington post e la Tribuna di Treviso – 30 giugno 2014