Stava tranquillamente passeggiando, e non si è accorta di niente. Ma prima che potesse reagire, un branco di cani randagi le è saltato addosso, strappandole i vestiti e facendola cadere a terra. Solo le urla e l’intervento dei passanti sono riusciti a salvare G.M., sessantenne, dal peggio.
Oggi la donna chiede i danni all’Usl per quella terribile esperienza, che oltre allo choc (e ai danni agli abiti) le ha causato anche diversi problemi fisici dovuti alla caduta. È destinata a far discutere la causa che l’azienda sanitaria di Pieve di Soligo dovrà affrontare nei prossimi mesi. La donna chiede un risarcimento di svariate migliaia di euro, per danni patrimoniali e non. Perché quei cani, secondo la vittima dell’aggressione, andavano controllati, chippati, e messi in condizione di non nuocere. Da parte sua l’Usl7 si è costituita in giudizio, forte di una giurisprudenza che, in casi come questi, ha spesso attribuito ai Comuni la colpa per gli animali randagi a spasso per i paesi. L’azienda sanitaria, che preferisce non commentare l’accaduto prima dell’esito della battaglia legale, ricorda inoltre di essere in prima fila nelle operazioni di recupero dei cani randagi: più di uno al giorno, per la precisione. Ma l’Usl potrebbe essere ritenuta responsabile di un’aggressione del genere solo se il branco in questione le fosse già stato segnalato, e avesse deciso di non intervenire. In questo caso, il branco che ha aggredito G.M. non era mai stato notato. Pesanti responsabilità, inoltre, gravano sul proprietario degli animali, che non ha mai provveduto a installare il microchip nei suoi cani. Lo spinoso caso è finito sulla scrivania del direttore generale Usl7 lo scorso 27 giugno, quando all’azienda sanitaria è stato notificato un atto di citazione davanti al tribunale di Treviso. Lo scorso 6 agosto, l’Usl ha deciso di costituirsi in giudizio, affidando la difesa legale dell’ente all’avvocato Gianfranco Gagliardi di Treviso. Nei prossimi giorni sarà fissata la data per la prima udienza delle parti. La giurisprudenza, in casi del genere, è divisa. L’Usl ricorda di avere in atto una convenzione con una ditta specializzata nel recupero di cani randagi, non solo pericolosi per i pedoni, come in questo caso, ma anche fattore di rischio per gli incidenti stradali. Nel 2012, erano stati recuperati ben 428 cani randagi, molti dei quali (133) ospitati nel canile consortile di Cison di Valmarino; gli altri 295, restituiti ai legittimi proprietari. Circa 250 gli animali domestici (gatti e cani) sterilizzati nello stesso anno. Quel branco, verosimilmente, non era mai stato segnalato perché di proprietà di qualche cittadino poco rispettoso delle norme in vigore in fatto di animali
Tribuna di Treviso – 29 agosto 2013