La marcia indietro sul nuovo piano sociosanitario del Veneto riconduce al rispetto della normativa e alle recenti disposizioni del decreto legge Balduzzi l’organizzazione dei servizi veterinari, istituisce l’Unità di progetto della sicurezza alimentare per ogni Asl e riconferma, esplicitandone il ruolo, il Crev. Il Consiglio regionale, a soli cinque mesi dal varo della legge di programmazione e prima di vederlo applicato, infatti, ne ha modificato tempistica applicativa e principi di ‘governance’, nel tentativo di rimuovere i motivi che hanno indotto il governo ad impugnare la legge veneta di fronte ai giudici della Corte Costituzionale. Ieri l’aula di palazzo Ferro Fini ha approvato (con i voti di Pdl e Lega, contrari i gruppi di opposizione, astenuto Unione Nordest) in velocità una legge di modifica al Piano approvato a fine giugno, con l’obiettivo dichiarato di consentire il varo della nuova programmazione. Baggio: modifica Pssr garantisce meno costi e più benefici
La legge approvata ieri interviene anche sulla riorganizzazione dei servizi veterinari delle Ulss, articolandoli in tre aree funzionali: sanità animale, igiene degli alimenti e igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche. All’interno del Dipartimento di prevenzione delle Usl viene istituita l’Unità di progetto della sicurezza alimentare (Upsa) sul modello di quella regionale. Viene inoltre esplicitato e riconosciuto il ruolo del Centro regionale di epidemiologia veterinaria del Veneto (Crev). Soddisfazione del segretario regionale Fvm Veneto, Roberto Poggiani: «La modifica riconduce nell’alveo del rispetto della normativa vigente e del nuovo decreto Balduzzi l’organizzazione dei servizi veterinari che il Piano sanitario approvato a giugno aveva inutilmente stravolto e mortificato. La nuova previsione trova il nostro totale apprezzamento e va nella direzione che come Federazione veterinari e medici avevamo indicato da mesi e per cui ci siamo battuti con il sostegno di tutte le componenti della veterinaria pubblica veneta. Un’organizzazione che amplia la tutela dei cittadini in materia di sicurezza alimentare. Per il Crev arriva finalmente un segnale a tutela di quella che è un’eccellenza veneta».
Gli altri punti
Per quanto riguarda i rilievi i punti contestati dal Governo erano due ed erano stati oggetto anche in aula di scontro tra l’assessore Coletto e la sua stessa maggioranza: la nomina del direttore generale della sanità e del sociale, il top manager della sanità veneta, posta in capo al Consiglio, e il parere “obbligatorio e vincolante” della commissione Sanità sulle schede di dotazione ospedaliera e territoriale. Ora il Consiglio regionale ha approvato (con i voti di Pdl e Lega, contrari i gruppi di opposizione, astenuto Unione Nordest) in velocità una legge di modifica al Piano approvato a fine giugno, con l’obiettivo dichiarato di consentire il varo della nuova programmazione. Proposta dal presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin (Pdl), già relatore anche del piano sociosanitario, la legge chiarisce le competenze del Consiglio (programmatorie) rispetto a quelle della Giunta (di attuazione), stabilendo che “in conformità a quanto previsto dallo Statuto e dalla vigente normativa statale, la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria è di competenza del Consiglio regionale, che vi provvede su proposta della Giunta regionale”. Ribadisce così che alla Giunta spettano le competenze di attuazione, assegnando alla commissione Sanità del Consiglio veneto il compito di esprimere un parere “obbligatorio”, ma non più vincolante, sulle schede di dotazione ospedaliera e territoriale. Nella ridefinizione delle competenze tra organo legislativo ed esecutivo rientra anche la nomina del direttore generale alla sanità e al sociale, che – in base alle modifiche approvate – non spetta più al Consiglio ma alla Giunta, sempre su proposta del presidente della Regione. Marcia indietro, infine, sui tempi di presentazione delle schede ospedaliere e territoriali e di esame da parte della commissione: il Consiglio ha abrogato ogni termine temporale sia per la Giunta sia per il Consiglio, sopprimendo anche il termine complessivo di 180 giorni per la conclusione dell’iter delle schede appena introdotto con il provvedimento ‘omnibus’ approvato il 13 novembre scorso in aula. Su proposta dei consiglieri Udc il Consiglio ha modificato anche la durata del mandato dei direttori generali delle Ulss (era di 3 anni nel piano sociosanitario) facendola coincidere con la durata della legislatura regionale. L’obiettivo di fare chiarezza nelle competenze distinguendo tra programmazione e gestione è stato l’organizzazione giudicato “insoddisfacente” dal relatore di minoranza Claudio Sinigaglia (Pd), che ha criticato inoltre il rinvio “sine die” della parte attuativa, cioè delle schede di dotazione ospedaliera e territoriale. “L’eliminazione di ogni scadenza temporale per Giunta e Consiglio – ha ribadito Sinigaglia – rende il piano evanescente e deresponsabilizza sia la Giunta sia il Consiglio. Ho la netta impressione che l’abrogazione dei termini sia stata voluta in funzione elettorale, in vista delle politiche di primavera”. Sinigaglia ha contestato infine il sovraccarico di norme che si è creato sul progetto di modifica iniziale, generando l’ennesimo provvedimento “omnibus”. La legge approvata interviene, infatti, anche sulla riorganizzazione dei servizi veterinari delle Ulss, articolandoli in tre aree funzionali (sanità animale, igiene degli alimenti e igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche) e stabilisce le procedure di liquidazione dell’Agenzia sociosanitaria. Oltre a ritoccare il piano sociosanitario, la legge di modifica approvata interviene anche in materia di salute pubblica con un articolo che riguarda le antenne dei ripetitori radiotelevisivi nel Parco dei Colli Euganei. Su proposta dal relatore Padrin e del consigliere Pd Piero Ruzzante l’aula ha vietato l’installazione di nuovi impianti per l’emittenza radiotelevisiva nel territorio del Parco Colli Euganei e ha autorizzato il trasferimento “in via transitoria” degli impianti esistenti, “con contestuale rimozione delle strutture dismesse, recupero delle aree interessate e ricollocazione degli apparati su strutture che producano minori emissioni”, da individuarsi da parte dell’Ente Parco. “Grazie a questa norma possiamo limitare l’inquinamento elettromagnetico – ha spiegato Padrin – e tutelare la salute dei cittadini che si trovano a vivere in prossimità degli impianti, oltre a riqualificare dal punto di vista paesaggistico l’ambiente euganeo”.
Ufficio stampa Sivemp Veneto – 28 novembre 2012 – riproduzione riservata