I magistrati insistono: solo dal 2016 pensione a 70 anni E oggi alla Corte costituzionale scade il presidente. Potrebbe cadere tra il 25 e il 30 agosto il voto per i nuovi componenti del Csm e della Corte costituzionale. Quando ormai la riforma Boschi dovrebbe essere un ricordo.
La grande tensione politica per questo voto, i rapporti politici sul filo, e soprattutto il Senato impegnato per quasi tutto l’arco della giornata sconsigliano l’ulteriore stress della seduta comune per votare gli otto membri del Csm e i due nuovi giudici della Consulta. In questo momento, si ragiona in casa Pd, mancano la serenità e il tempo per affrontare nomine delicate, che rischierebbero invece di finire triturate dall’affannosa ricerca di un accordo sulle riforme.
Csm prorogato dunque, fino all’inizio di settembre, e Consulta avviata comunque verso l’elezione del presidente, perché il regolamento interno concede 30 giorni di vacatio che scadono oggi. Se la Corte merita un discorso a sé, il rinvio per il Csm costituisce un problema non da poco, sul quale già si avvertono forti malumori in una magistratura segnata dal decreto sulla riduzione dell’età pensionabile da 75 a 70 anni.
Partiamo da qui, dal decreto sulla pubblica amministrazione, che oltre alle norme sui magistrati contiene anche quelle sui poteri del commissario anti-corruzione Cantone. Da oggi il dl affronta il primo voto in aula alla Camera e il governo è pronto a mettere la fiducia se dovesse ripresentare la stessa situazione pesante degli emendamenti che si è avuta in commissione Affari costituzionali. Ben 1.800 proposte di modifica che hanno impegnato la commissione per una settimana. Se il numero dovesse restare così elevato la fiducia sarebbe inevitabile, perché il decreto va convertito entro il 25 agosto, e deve ancora andare al Senato dove, oltre alla riforma costituzionale, incombono altri decreti, tra cui quello, altrettanto urgente per via degli impegni con la Corte di Strasburgo, sulle compensazioni ai detenuti.
Che il decreto passi è scontato. Che le sue conseguenze sulla magistratura siano pesanti altrettanto. Il contenuto è noto, età pensionabile a 70 anni, con una drastica marcia indietro rispetto al duplice balzo in avanti di Berlusconi, prima a 72 e poi a 75 anni. Deroga di un altro anno, fino al dicembre 2015, per chi compie 70 anni all’entrata in vigore della legge. Coinvolte 374 alte toghe. Falliti i tentativi di ottenere la proroga al 2016, anche se la presidente della commissione Giustizia Ferranti ha strappato la promessa del Guardasigilli Orlando di bandire un altro concorso e soprattutto di monitorare la situazione per vedere se l’ulteriore slittamento non sia proprio necessario.
E allora che succede con un Csm già molto indietro con le nomine? Un caso? Quello della Corte di appello di Roma, scoperta da quando l’allora presidente Santacroce è diventato il numero uno della Cassazione, cioè dal lontano 8 maggio 2013. Il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli non nasconde le sue preoccupazioni: “Francamente questo slittamento non ci voleva. Perché è evidente che più si tarda nel far entrare in vigore il nuovo Csm, più si perde tempo con le nomine. Farne centinaia, di uffici direttivi e semidirettivi importanti, nell’arco di un anno sembra davvero un’impresa impossibile. Nasce da qui la richiesta di avere una deroga più ampia, fino al 2016, come ho spiegato in Parlamento”. Ma lo stato d’animo a Palazzo Chigi non pare proprio questo. La convinzione è che le lotte tra le correnti abbiano ritardato e ritardino le nomine. Certo, dopo non essere riusciti a mettersi d’accordo su dieci nomi per Csm e Consulta, forse un po’ di autocritica non guasterebbe prima di criticare il Csm, che comunque ha le sue evidenti “colpe” nelle nomine troppo lente.
In questo stallo, la Consulta va per la sua strada. Può eleggere il presidente anche con 13 su 15 giudici. Lo farà subito, superando anche qualche difficoltà interna. “Radio Corte” racconta che stavolta verrebbe superato il criterio dell’anzianità perché i due giudici anziani, Cassese e Tesauro, scadono il 9 novembre. Quindi presidenza cortissima, anche se ci sono dei precedenti. I candidati successivi, Frigo e Napolitano, rischiano di spaccare la Corte. Che invece convergerebbe su Criscuolo, giudice proveniente dalla Cassazione.
Repubblica – 28 luglio 2014