Inaugurando il Forum Pa a Roma, il ministro Gianpiero D’Alia ha confermato che il rinnovo dei contratti del pubblico impiego non potrà avvenire prima del 2015 «ma dipende da come andrà l’economia del Paese». La dichiarazione suona come ennesima conferma della volontà del Governo di confermare il blocco dei rinnovi anche per tutto il 2014, come prevede il Dpr all’esame delle Camere. Lo stop ai contratti ha già fatto risparmiare 13 miliardi e il rinnovo per un triennio ne costerebbe 7. Ma il piano inclinato su cui le norme degli ultimi tre anni hanno posto il pubblico impiego sta producendo ben altri effetti. «Mi auguro che ci possa essere lo sblocco del rinnovo contrattuale dal 2015». Intanto è stata rinviata al 4 giugno la convocazione dei sindacati. Leggi anche L’ira della Cosmed: parole del ministro sono una provocazione
Il blocco, ha sottolineato, «non toglie che al tavolo con i sindacati, la prossima settimana, si possa discutere anche di questo per cercare un percorso che possa introdurre novità sul rinnovo. Possiamo cominciare a discutere della parte normativa del contratto».
Le risorse per il contratto dei dipendenti pubblici «non ci sono perché ci sono altre priorità, come lavoro e fisco». Il blocco dei contratti «é un grosso sacrificio per i dipendenti pubblici ma fa parte dei sacrifici che stanno facendo tutti gli italiani».
Secondo gli ultimi dati elaborati da Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, nel 2011 la spesa complessiva per stipendi si è ridotta dell’1,6% e le anticipazioni Istat riferiscono di un calo del 2,3% nel 2012.
La spesa è prevista in calo anche quest’anno e il venturo, non solo per il blocco dei contratti ma anche (soprattutto) per il calo del numero dei dipendenti, passati dai 3,6 milioni del 2007 a meno di 3,4 milioni nel 2012 (-6% in cinque anni; -7% in dieci).
Spending review e precariato nella Pa
Il blocco nel pubblico impiego, ha detto il ministro della Pa «non toglie che al tavolo con i sindacati la prossima settimana si possa discutere anche di questo per cercare un percorso che possa introdurre novità sul rinnovo del contratto, possiamo cominciare a discutere della parte normativa». Ma le risorse, ha poi precisato, «non ci sono» perchè il governo ha altre priorità «come lavoro e fisco». Insomma per il popolo degli statali i sacrifici continuano «come per il resto degli italiani» ha sottolineato il ministro che ha poi che la fase di attuazione della spending review inizia ora: «una serie di tagli lineari non ha fatto bene alla pubblica amministrazione – ha osservato – e con il blocco del turn over abbiamo invecchiato la pubblica amministrazione e incentivato il precariato. Dobbiamo invertire questa tendenza». Sempre secondo l’Aran, i contratti «flessibili» nella pubblica amministrazione sono 317mila. Circa 203mila, però, sono i supplenti che lavorano in scuole, accademie e conservatori, per cui i precari “classici” della Pubblica amministrazione sono intorno ai 114mila. In gran parte (il 76%) sono titolari di contratti a tempo determinato, ma non mancano 18mila lavoratori socialmente utili, poco meno di 10mila contratti di somministrazione e una sparuta rappresentanza di rapporti di formazione e lavoro. Scuola e università a parte, sono gli enti locali ad arruolare la maggioranza dei lavoratori flessibili, con circa 60mila contratti concentrati soprattutto nei servizi assistenziali ed educativi. Una quota di lavoro flessibile, comunque, è presente in tutte le Pubbliche amministrazioni, compresi settori piccoli come quello delle Autorità indipendenti (1.600 persone in tutto, precarie in quasi il 10% dei casi), e qualche decina di contratti flessibili è presente persino nelle stanze di Palazzo Chigi.
Il ministro D’Alia in un’intervista al Sole 24Ore del 18 maggio, dopo la proroga dei contratti flessibili fino a fine anno, ha parlato di una necessità di riorganizzazione degli apparati centrali e periferici dello Stato e della necessità di sperimentare forme di mobilità tra i diversi comparti della Pa. Un’operazione complessa, da gestire con i sindacati che dovrà tener conto anche di un’altra priorità confermata dallo stesso ministro davanti ai partecipanti al ForumPa: il Governo chiuderà le Province. Della complessiva operazione di riordino del pubblico impiego legata alla spending review e alla gestione dei precari, si aggiunge quindi una partita che riguarda circa 56mila addetti delle amministrazioni provinciali.
Rinviata al 4 giugno la convocazione della Cosmed alla Funzione Pubblica
Ancora un rinvio per l’incontro Governo-Confederazioni per affrontare le “problematiche inerenti al pubblico impiego”. Per esigenze organizzative rappresentate da alcune Organizzazioni sindacali – si legge nella convocazione – la riunione è stata posticipata a martedì 4 giugno alle 10. La riunione sarà presieduta dal Ministro Gianpiero D’Alia.
Il Sole 24 Ore – 28 maggio 2013