Corruzione nella rete della «231». Esteso ambito responsabilità amministrativa
Sanzioni penali per illeciti tra privati e favori promessi da pubblici ufficiali a fronte di denaro. La legge approvata definitivamente dal Parlamento estende ancora l’ambito di applicazione della responsabilità amministrativa. La corruzione tra privati e l’induzione indebita a dare o promettere utilità sono i nuovi delitti che possono far scattare la responsabilità amministrativa delle società in assenza di idonei modelli organizzativi
A prevederlo è la nuova legge anticorruzione approvata dal Parlamento a fine ottobre che, oltre a modificare sensibilmente alcuni reati contro la pubblica amministrazione, ha introdotto anche delle importanti novità sulla responsabilità delle società a norma del decreto legislativo 231/2001. Oltre a questi nuovi reati, inseriti nel catalogo dei delitti da cui può scaturire eventualmente la responsabilità delle società, va segnalato che la nuova legge, modificando numerosi illeciti penali contro la pubblica amministrazione (che già rientravano nella 231) impone, di fatto, una significativa revisione dei modelli già esistenti per uniformarli alle nuove previsioni dei delitti in questione.
Corruzione tra privati
Il nuovo articolo 2635 del Codice civile prevede la corruzione tra privati. Tale delitto è punito con la reclusione da uno atre anni, salvo che il fatto costituisca più grave reato. I soggetti attivi sono gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori. La condotta illecita concerne, invece, il compimento o l’omissione di atti in violazione degli obblighi inerenti all’ufficio dei singoli soggetti o degli obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società.
Questi comportamenti illeciti devono essere connessi al trasferimento o alla promessa di denaro o di altra utilità favore proprio o di altri. Se il fatto è commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati in precedenza si applica la pena della reclusione fmo a un anno e sei mesi. La sanzione penale interessa in pari misura (reclusione da uno a tre anni) anche coloro che danno o promettono denaro o altra utilità agli amministratori, direttori generali, dirigenti preposti, sindaci e liquidatori. Tutte le pene sono raddoppiate nel caso in cui si tratti di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani odi altri Stati Ue o diffusi tra il pubblico in misura rilevante. Alla società cui appartiene la persona che ha dato o promesso il denaro o l’altra utilità – laddove venga accertata la propria responsabilità in base al decreto legislativo 231/2001- si applica la sanzione pecuniaria da 200 a 40o quote. Volendo semplificare al massimo, quindi, la 231 vale per il soggetto «corruttore» e non per quello «corrotto». Più in generale ogni quota può variare da 25 ,23 a 1.549,37euro e il giudice, nello stabilire il valore della singola quota, deve tenere conto della dimensione della persona giuridica e delle sue condizioni economiche.
L’induzione
La legge anticorruzione introduce, inoltre, nel Codice penale l’articolo 319-quater che sanziona – salvo il fatto non costituisca più grave reato – il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce qualcuno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità. La pena è la reclusione da tre a otto anni, mentre per chi dà o promette denaro o altra utilità la reclusione è fmo atre anni. La società responsabile della violazione rischia, invece, la sanzione da 30o a 800 quote.
Traffico di influenze illecite
Per completezza va ricordato che resta escluso dalla responsabilità da 231/2001 il nuovo reato
di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis del Codice penale) in base al quale chiunque, sfruttando le relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita verso il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio ovvero per remunerarlo, in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio. La sanzione in questo caso è la reclusione da uno a tre anni.
LA PAROLA CHIAVE
Catalogo dei reati
È l’elenco dei delitti che danno origine alla responsabilità degli enti e le società in base al DIgs 231/2001. Non tutte le violazioni penali infatti determinano una potenziale sanzione in capo alla società, ma soltanto quelli previsti dagli articoli 25 e seguenti (il catalogo). In chiave di prevenzione la società, limitatamente a questi delitti, può predisporre modelli organizzativi che dettano le regole per evitare la commissione di comportamenti illeciti da parte dei vertici aziendali.
I casi pratici. I comportamenti a rischio alla luce della legge anticorruzione e delle altre recenti estensioni della 231
LA PROMESSA DI UN VANTAGGIO – IL COMPORTAMENTO A RISCHIO
Un impiegato di un ente locale, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, ha indotto l’amministratore di una società a consegnare indebitamente a lui e a un terzo delle somme di denaro in cambio di un’accelerazione dei tempi per il rilascio di una concessione su un terreno di proprietà perla costruzione di un capannone industriale
LE POSSIBILI SANZIONI
Alla società è applicabile la sanzione pecuniaria da 300 a 800 quote. In caso di condanna, poi, è applicabile la sanzione interdittiva, che determina l’interruzione dell’attività per una durata non inferiore a un anno. In sede di difesa, la società deve dimostrare l’efficace attuazione del modello e l’elusione fraudolenta da parte dell’amministratore
LA CORRUZIONE TRA PRIVATI
L’amministratore di una società richiede al direttore generale di una Spa dietro dazione di una somma di denaro l’emissione di una fattura per operazioni inesistenti per importi rilevanti. Cagionando un danno alla società emittente sia in termini di maggiori imposte dirette e indirette pagate sia per le conseguenze derivanti dall’illecito penale commesso
La società che ha ricevuto la fattura falsa ha adottato un modello organizzativo. In ogni caso rischia la sanzione pecuniaria da 200 a 400 quote se non dimostra di aver adottato il modello organizzativo e che l’amministratore l’ha eluso in modofraudolento. Se la società che ha ricevuto la fattura ha conseguito un profitto di rilevante entità, la sanzione è aumentata di un terzo
LA CORRUZIONE DEL DIPENDENTE
Per far ottenere un beneficio anche alla società, l’amministratore delegato di una Spa ha istigato alla corruzione un funzionario della pubblica amministrazione per omettere o anche a ritardare atti d’ufficio attraverso la promessa di una somma di denaro. Il pubblico dipendente non ha accettato. La società per azione ha comunque adottato un modello organizzativo
La sanzione applicabile alla società va da 200 a 600 quote; in caso di condanna, poi, c’è anche la sanzione interdittiva da uno a due anni, a meno che non sia dimostrata l’efficace attuazione del modello e del suo controllo da parte di un organismo di vigilanza, nonché l’elusione fraudolenta da parte dell’amministratore e dell’insussistenza di un’omessa vigilanza
LE LINEE GUIDA SULLA SICUREZZA
A seguito dell’incidente sul lavoro a un dipendente, l’amministratore della società viene ritenuto responsabile di reati in materia di sicurezza sul lavoro. La società non ha adottato il modello organizzativo, ma si è attenuta alle linee guida dettate da Uni (ente nazionale di unificazione) e Inail per il sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro
Il reato di lesione grave con violazione delle norme perla prevenzione degli infortuni è punito con la sanzione fino a 250 quote. In caso di condanna, poi, può scattare anche la sanzione interdittiva da 3 a 6 mesi. Non c’è, invece, una sanzione perla mancata adozione del modello organizzativo e comunque le procedure seguite erano idonee a prevenire gli incidenti sul lavoro
LA RIPARTIZIONE DEGLI UTILI O DELLE RISERVE
Per far trarre vantaggio alla società, l’amministratore ripartisce utili non effettivamente conseguiti o destinati per legge a riserva. La società ha adottato un modello organizzativo che, però, a posteriori viene ritenuto non idoneo alle dimensioni dell’impresa. Pertanto, viene ritenuta responsabile della corrispondente sanzione amministrativa
La sanzione applicabile va da 200 a 260 quote. Se poi la società ha conseguito un profitto rilevante, la penalità è aumentata di un terzo. Tuttavia, in fase difensiva occorrerà provare che l’applicazione concreta del modello abbia tenuto conto delle dimensioni aziendali in termini di divulgazione, formazione, nonché le peculiarità dell’attività svolta
Il sole 24 Ore – 12 novembre 2012