
Covid, ecco perché la variante Kraken fa così paura. I pochi dati disorientano gli esperti: «Si conosce ancora poco, ma sappiamo che ha una capacità di diffusione impressionante»
La comparsa di una “forma dominante” come XBB.1.5, osserva Eric Topol, indica che il virus SarsCoV2 «ha trovato un nuovo modo per colpire e che si sta evolvendo molto rapidamente», tanto che «è responsabile del 75% delle infezioni in almeno quattro Stati (New York, Connecticut, New Jersey e Massachusetts)» e che «i ricoveri degli anziani sono confrontabili a quelli visti nel periodo nella prima ondata di Omicron».
E in Italia? Il nostro Paese conta all’incirca un centinaio di morti al giorno ma «la cosiddetta variante Kraken – spiega Cuada – ha una percentuale di diffusione ancora bassa per quel che sappiamo». Di certo sappiamo, invece, «che come Omicron colpisce prevalentemente le vie respiratorie alte. E questo è un fatto certamente positivo» dice Cauda. Un altro dato interessante è il rapporto casi/poloniti. Spiega Giovanni Di Perri, responsabile del reparto Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino: «Se nel periodo della diffusione del virus del ceppo di Wuhan e poi della variante Delta il 95% dei ricoveri era rappresentato da pazienti con polmoniti, oggi il rapporto è di 1 a 20». Insomma, si rischia meno. E non a caso, entrambi gli esperti, sia Cauda, sia Di Perri, sono d’accordo con il virologo Christian Drosten, uno dei massimi esperti in materia secondo il quale «la pandemia è finita e si è entrati in una fase nuova, quella endemica».
I sintomi di Kraken
Ma la variante Kraken potrà scompaginare le carte in tavola? No, secondo i massimi esperti. «Anche se è necessario capirne di più – spiega Cauda –, capire e approfondire quello che sta accadendo in Cina». Vale la pena approfondire l’aspetto legato ai sintomi relativi alla XBB.1.5. I soliti della variante Omicron: «Mal di gola, spossatezza, stanchezza, naso che cola, tosse secca e febbre» spiega Cauda. Nulla a che vedere, comunque, con i contagi del 2020 e del 2021. «Se non avessimo avuto la copertura vaccinale, nel 2021, con la diffusione della Delta, avremmo avuto un numero di vittime impressionante». I vaccini, dunque, sono fondamentali: «Perché vale la pena ricordare che i vaccini non sono sterilizzanti ma protettivi». Non siamo immuni dal Covid, ma vaccini e immunità cellulare lo hanno, di fatto, “ammorbidito”.
I rischi che corriamo e il futuro
Pandemia finita, dicono gli esperti. Ma fino a che punto? «Il virus ci sta parlando – spiega Topol sul washington Post – e ci sta dicendo che ha molti modi di evolversi». Prevederne l’evoluzione è difficile, ma «l’eventuale comparsa di una nuova variante ci troverebbe impreparati. L’attività di sequenziamento ha infatti avuto un calo del 90% dal 2022 in tutto il mondo», ha aggiunto riferendosi ai dati della banca internazionale Gisaid, che raccoglie le sequenze genetiche del virus SarsCoV2. Dal Nord-Est degli Stati Uniti, rileva Topol, la XBB.1.5 «è destinata a diffondersi attraverso il Paese nel giro di settimane e sta prendendo piede in molti Paesi europei e asiatici» e, «se al momento non ci sono elementi per dire se sia più patogenica o virulenta, la sua abilità nel diffondersi sembra impressionante». Di questa nuova sottovariante sappiamo dunque poco. «L’unico studio apparso sulla variante Kraken è di autori cinesi, non è ancora pubblicato – spiega Cauda – ma presente sulle piattaforme e cita sostanzialmente i sintomi con la presenza di dolori muscolari e la maggiore trasmissibilità sarebbe dovuta anche a una maggiore capacità, sempre secondo questo studio, di agganciare il recettore cellulare Ace2 da parte di questa variante».
La Stampa