Micaela Cappellini, Il Sole 24 Ore. «I dati scientifici dicono che l’agricoltura biologica trattiene al suolo il doppio di CO2 di quella convenzionale: chi sostiene che il bio inquina di più dice bugie». Commenta così la presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini, l’intervista che domenica il Ceo della Syngenta, Erik Fyrwald, ha rilasciato al giornale svizzero NZZ am Sonntag: secondo quanto rilanciato dall’agenzia di stampa Ats, il numero uno del colosso agrochimico acquistato nel 2017 dalla cinese ChemChina, avrebbe detto che di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale provocata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura bio per ottenere rese produttive maggiori. Fyrwald avrebbe inoltre dichiarato che il metodo biologico favorisce il consumo di terra, danneggia il clima e garantisce rese che possono essere inferiori fino al 50%.
L’intervista al Ceo della Syngenta si è abbattuta come un fulmine a ciel sereno sull’agricoltura italiana, a poco più di due mesi dall’approvazione della tanto attesa legge sul biologico di cui oggi discuteranno Aiab, Assobio, Associazione per l’agricoltura biodinamica e FederBio riunite a convegno: «Con il metodo bio la riduzione di produzione è compresa tra l’8 e il 24% nell’anno – ribadisce Mammuccini – invece nel medio-lungo periodo la produzione è pari al convenzionale se non di più, perché l’agricoltura biologica non fa perdere fertilità al suolo e frena la desertificazione».
La multinazionale ieri ha voluto chiarire in una nota che «le dichiarazioni rese dal nostro Ceo Erik Fyrwald sono state estrapolate da un ragionamento più ampio sull’agricoltura. Syngenta da sempre sostiene che solo l’integrazione dei diversi modelli di agricoltura può aiutare a rispondere alle sfide globali e alle esigenze dei consumatori. L’agricoltura biologica è per Syngenta oggetto di grandi investimenti aziendali in ricerca & sviluppo, in Italia e nel mondo, per aumentare il numero di soluzioni tecniche messe a disposizione degli agricoltori».
Nel biologico l’Italia è leader europea. Il nostro Paese ha il più alto numero di imprese agricole bio (70mila), con oltre 2 milioni di ettari coltivati, pari 15,8% di tutta la superficie utilizzata. Secondo la Coldiretti, il biologico finisce oggi nel carrello della spesa del 64% degli italiani, con le vendite che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro. Nel mondo siamo i secondi esportatori, dietro gli Stati Uniti, e l’agricoltura italiana ha anche il primato della sicurezza alimentare mondiale, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari: negli ultimi dieci anni (dati Eurostat) il nostro Paese ha tagliato del 20% sull’uso dei pesticidi, a differenza di Francia, Germania e Austria dove sono aumentati.
«Le dichiarazioni del Ceo di Syngenta – ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – non sono purtroppo un caso isolato, ma rappresentano la punta dell’iceberg di una pericolosa strumentalizzazione degli effetti della guerra per ridurre le garanzie qualitative e di sicurezza degli alimenti ma anche la trasparenza dell’informazione ai consumatori. Occorre lasciare agli imprenditori la libertà di decidere cosa produrre sulla base dei propri interessi e della domanda dei consumatori».