Meno dipartimenti nei ministeri, disboscamento degli enti inutili, revisione delle agenzie comprese quelle fiscali, svuotamento delle Province e accorpamento dei Comuni con meno di 5mila abitanti, giro di vite sulle società partecipate locali, ridimensionamento di ragionerie territoriali dello Stato, commissioni tributarie provinciali, archivi notarili distrettuali, archivi statali e anche delle Prefetture.
Il piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, e dello macchina dello Stato in generale, sarà indicato nelle sue linee guida nel Pnr (Programma nazionale di riforme) allegato al Def che sarà varato la prossima settimana. Un piano su base triennale che dovrà garantire risparmi per un minimo di 2,5 miliardi nei prossimi tre anni fino a un massimo di 5-6 miliardi, e che viaggerà lungo tre direttrici: la spending review, che anche in questo caso sarà indicata nel Def e che sarà utilizzata per coprire gran parte del taglio del cuneo fiscale, la riforma delle Province innescata dal Ddl Delrio ora alla Camera per l’ultimo via libera e la riforma della pubblica amministrazione annunciata dal premier Matteo Renzi per fine aprile.
Ministeri “light”, si parte con Palazzo Chigi
Già la prossima settimana vedrà la luce il piano di riordino della Presidenza del consiglio messo a punto dal sottosegretario Graziano Delrio, che diventerà una sorta di prototipo per il programma di riassetto dei singoli ministeri. Un programma che dovrebbe prendere il via parallelamente alla riforma della Pa. A palazzo Chigi saranno ridotti i dipartimenti, che attualmente sono 16, e gli altri 8 uffici di coordinamento (per un totale di 24 strutture). Il tutto accompagnato dalla rotazione degli incarichi dirigenziali e dal taglio delle consulenze esterne. Un’operazione, quest’ultima, che scatterà subito in tutti i ministeri in attesa che nei prossimi mesi prenda forma il restyling delle strutture interne.
Risparmi minimi per 2,5 miliardi in tre anni
Nelle intenzioni del Governo la cura dimagrante dello Stato oltre a rendere più snella ed efficiente la macchina burocratica dovrebbe anche consentire di recuperare risorse preziose. Con un obiettivo minimo di 2,5 miliardi tra il 2014 e il 2016 (almeno 4-500 quest’anno). Che però, sulla base delle indicazioni contenute nel dossier Cottarelli, sono destinati a raddoppiare considerando anche gli interventi sulle strutture collegati al taglio dei costi della politica e la partita sulla cessione (o la chiusura) delle società partecipate. Una partita che potrebbe fruttare più di altri 3 miliardi nel triennio. In tutto 5,5-6 miliardi ai quali andrebbero ulteriormente aggiunti gli effetti prodotti dalla prossima chiusura del Cnel e dal programma per l’ottimizzazione della gestione (vendita compresa) degli immobili pubblici.
Sugli enti effetto “potatura”
Un intervento di proporzioni ampie è in arrivo sul versante degli enti e delle strutture periferiche dello Stato. Nel primo caso già dal dossier Cottarelli emerge che nel mirino ci sono strutture di grandi dimensioni medio-grandi Enit, Isfol, Aran e Avcp (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici). Possibile anche un restyling delle Agenzie fiscali. A livello territoriale, oltre alle Prefetture, la lente è caduta in particolare sulle 103 ragionerie territoriali dello Stato, sui 109 archivi notarili distrettuali e sulle 120 soprintendenze artistiche e archivi di Stato.
Il Sole 24 Ore – 2 aprile 2014