di Enrico Marro Eravamo abituati a un Paese che, regolarmente, perdeva una parte dei fondi europei per lo sviluppo, invece, questa volta, «li abbiamo spesi tutti, forse anche di più dei 45,8 miliardi di euro, compreso il cofinanziamento nazionale (circa il 50%, ndr. ), che erano a disposizione per il periodo 2007-2013», afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, consultando le carte sulla scrivania del suo ufficio al primo piano di Palazzo Chigi.
Ma l’ufficio studi della Cgia di Mestre sostiene che invece rischiamo di perdere più di 9 miliardi di euro.
«La Cgia confonde le certificazioni di spesa con i pagamenti. Posso affermare, sulla base dei pagamenti effettuati fino al 31 dicembre 2015, termine ultimo per utilizzare le risorse del programma 2007-13, che tutte le risorse sono state spese. Per certificarle alla commissione europea c’è tempo fino al prossimo marzo».
Oltre che tutti, li abbiamo spesi bene?
«Negli ultimi due anni abbiamo recuperato risorse che rischiavano di andare perse e le abbiamo finalizzate, in accordo con la commissaria Ue Corina Cretu con la quale lavoriamo in grande collaborazione, per opere necessarie e realizzate come, per limitarmi a tre soli esempi, una tratta della metropolitana di Palermo, la linea sei della metro di Napoli e buona parte della banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato della Calabria. Insomma, stiamo sbloccando l’Italia, come ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e non a caso l’Istat, per la prima volta dopo molti anni, ha registrato nel 2015 un aumento degli investimenti pubblici».
Avete chiesto a Bruxelles 0,3 punti di Pil, cioè circa 5 miliardi di euro, ai fini della flessibilità di bilancio, perché verrebbero impiegati per interventi funzionali alla crescita. Quali sono?
«Abbiamo consegnato alla Commissione un elenco che, tra l’altro, comprende assi ferroviari e snodi strategici transeuropei, la banda ultralarga, i nodi urbani di Palermo e Napoli, ricerca industriale e smart grids, le politiche attive del lavoro. I riscontri che abbiamo da Bruxelles sono positivi, siamo fiduciosi che la flessibilità ci venga accordata. E ricordo che quei 5 miliardi di risorse nazionali fanno da leva di cofinanziamento per oltre 11 miliardi di investimenti. Investimenti che sono stati sollecitati più volte anche dal presidente della Bce, Mario Draghi, e vanno a vantaggio di tutta l’Europa. Anzi sarebbe bene che anche altri Paesi seguissero il nostro esempio».
Lei coordina la cabina di regia per i fondi per la coesione e sviluppo che si è riunita formalmente giovedì per la prima volta. Su quanti investimenti possiamo contare nei prossimi anni e quali sono le priorità?
«Per il periodo 2014-2020 ci sono a disposizione 38,8 miliardi di risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione e 51,8 miliardi dei Fondi strutturali europei, compresi i cofinanziamenti nazionali che sono circa il 40%. In totale, 90,8 miliardi di euro. Tanti soldi, che bisogna spendere bene».
Ma, ad aprile 2016, non siamo in ritardo?
«Rispetto al passato siamo in anticipo. Tenga inoltre conto che i soldi si potranno spendere fino alla fine del 2022. Abbiamo comunque già ottenuto l’approvazione dalla Commissione Ue di tutti i programmi relativi ai Fondi strutturali. Nella cabina di regia prendiamo le decisioni su come spenderli, coordinando gli interventi con le risorse nazionali del Fondo di coesione. Abbiamo cominciato con 3,5 miliardi assegnati alla banda ultralarga e con il credito d’imposta sugli investimenti nel Sud».
In passato le risorse sono state disperse in centinaia di migliaia di interventi, spesso microscopici. Se la sente di escludere che questa volta venga finanziata anche la sagra del castrato?
«Sì, perché è cambiato il sistema. Prima le risorse del Fondo sviluppo e coesione venivano ripartite tra le Regioni e queste le distribuivano in autonomia. Ora la cabina di regia serve per prendere le decisioni insieme, Stato e Regioni. Questo eviterà dispersioni e sprechi. Il che non significa che non verranno finanziati anche piccoli interventi perché, per fare un esempio, nell’edilizia scolastica a volte servono lavori per qualche decina di migliaia di euro, ma sono comunque necessari. Le voci principali di spesa riguarderanno tuttavia la banda ultralarga, le reti di trasporto e la logistica, il rinnovo del materiale rotabile, la depurazione e il dissesto idrogeologico, il rilancio produttivo nelle aree di crisi, l’attrazione turistico-culturale, la formazione per promuovere l’occupazione. Ci sono 12 Patti per il Sud già vicini alla firma – il primo il presidente Renzi lo firmerà con la Campania domani a Napoli – per complessivi 13,4 miliardi di spesa in opere concrete, non un libro dei sogni».
Sottosegretario, cambiamo argomento. Lei è finito nelle intercettazioni dell’ex ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, nell’ambito dell’inchiesta di Potenza sugli interessi della lobby petrolifera e del suo compagno Gianluca Gemelli. Il «quartierino», lo definiva Guidi, la quale, emerge, aveva un pessimo rapporto con lei.
«A volte capita che al telefono ci si lasci andare a espressioni per così dire colorite. La verità è che con Federica Guidi ho lavorato bene e nell’interesse del Paese. Quanto al suo compagno, che si chiamasse Gemelli l’ho appreso dai giornali. Infine, se c’era un “quartierino” non riguardava il governo. Che le imprese presentino le loro problematiche al governo, come fanno anche i sindacati, e che il governo le ascolti fa parte dei nostri doveri istituzionali. Il quartierino non so cosa sia».
E con l’ammiraglio De Giorgi, anche lui coinvolto nell’inchiesta di Potenza, che rapporti aveva?
«Quelli istituzionali dovuti alle deleghe che avevo quando ero viceministro dello Sviluppo».
Il Corriere della Sera – 24 aprile 2016