È slittato ai prossimi giorni il decreto legge per lo sblocco di circa 40 miliardi (su un totale di 91) di debiti della Pa nei confronti delle imprese. Una nota di palazzo Chigi segnala che il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in accordo con quello allo Sviluppo economico, Corrado Passera, «anche a seguito delle articolate risoluzioni approvate ieri da Camera e Senato, ha fatto presente al Presidente del Consiglio l’opportunità di proseguire gli approfondimenti necessari per definire il testo del decreto sui pagamenti dei debiti commerciali della Pa. Pertanto il Consiglio dei Ministri previsto per oggi si terrà nei prossimi giorni». Nella bozza che sarà presentata al Cdm esce l’ipotesi di intervento sull’Irpef.
Il ministro Grilli conferma infatti che il prospettato anticipo al 2013 dell’aumento dell’addizionale Irpef, nelle Regioni che utilizzeranno l’anticipo di cassa per onorare i debiti con le imprese, sarà tolto dalla versione definitiva del decreto.
Il problema, però, resta perché le stesse Regioni allo stato attuale potrebbero trovarsi in difficoltà in assenza di una leva che faciliti la restituzione dell’anticipo di cassa. Allo stato, i tecnici di Palazzo Chigi e dell’Economia starebbero studiando altre soluzioni e si valuta anche la possibilità di inserire nello stesso provvedimento il rinvio della Tares.
Con un breve comunicato appena diramato da Palazzo Chigi il Governo ha rallentato sull’approvazione del decreto legge per la coperatura dei debiti della Pa, in programma inizialmente alle 10 di questa mattina, poi rinviato alle 19 e ora rimandato «ai prossimi giorni».
Già in mattinata era stata smentita la presenza nel provvedimento della possibilità di aumentare l’addizionale Irpef regionale, anticipando a quest’anno la maggiorazione che scatterà nel 2015, presente tuttavia nella bozza di testo messa a punto subito prima di Pasqua e attaccata praticamente da tutte le forze politiche e dai sindacati che non ritengono possibile un aumento della pressione fiscale.
I tempi più lunghi sarebbero necessari per «problemi di copertura». Dopo che l’ipotesi di un anticipo dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef é definitivamente tramontata, i tecnici del Tesoro hanno evidenziato la necessità di aver maggior tempo a disposizione per trovare alternative fonti di finanziamento alla restituzione dei debiti nei confronti delle imprese. Si starebbe inoltre valutando la possibilità di inserire nel decreto anche altre misure, come quella del rinvio della Tares che però costerebbe oltre 1 miliardo.
Piano complesso
Il piano si presenta abbastanza complesso e vincolato all’emanazione di più di un decreto attuativo. Per anticipare cassa, si punta in larga misura sulla concessione di prestiti di lunga durata (30 anni) a Regioni ed enti locali e non sul meccanismo del fondo perduto. Inoltre enti locali e Regioni che godranno delle anticipazioni di cassa saranno sottoposti a vincoli molto stretti per il prossimo quinquennio, sia per la spesa corrente sia per gli investimenti (anche se il Mef studia un ammorbidimento per gli enti virtuosi). Quanto alla copertura finanziaria dell’intero pacchetto, il governo conta di reperire le risorse per assicurare la liquidità necessaria mediante emissioni di titoli di Stato, fino a un massimo di 25 miliardi per ciascuno degli anni 2013 e 2014 con una “clausola” amara per i ministeri, che saranno chiamati a coprire con nuovi tagli lineari i maggiori interessi del debito pubblico.
Enti locali
I pagamenti di debiti di parte capitale, compresi quelli delle Province in favore dei Comuni, maturati al 31 dicembre 2012, e sostenuti nel 2013, vengono esclusi dai vincoli del patto di stabilità interno per un importo totale di 5 miliardi. Comuni e Province dovranno comunicare online, entro il 30 aprile, il loro fabbisogno e a determinare il riparto sarà poi un decreto del ministero dell’Economia (entro il 15 maggio). Sono inoltre previste sanzioni per i responsabili degli enti locali inadempienti.
Ad ogni modo, nelle more della ripartizione del Tesoro attesa per il 15 maggio, e per consentire l’immediato pagamento almeno di una prima tranche, ciascun ente può effettuare pagamenti entro il 50% delle necessità finanziarie comunicate ed entro un determinato tetto dei residui passivi in conto capitale. Per quanto riguarda invece gli enti locali che non possono far fronte ai pagamenti dei debiti per mancanza di liquidità, potranno scattare prestiti a valere su un Fondo con dotazione pari a 2 miliardi sia per il 2013 sia per il 2014. I prestiti saranno di durata trentennale e in caso di mancato pagamento della rata di ammortamento entro i termini, potranno esserci corrispondenti tagli relativi alla quota Imu riservata ai Comuni oppure, nel caso delle Province, relativi all’imposta sull’Rc auto. Non basta, perché per gli enti locali interessati scatteranno vincoli finanziari molto stringenti nel prossimo quinquennio: non potranno impegnare spese correnti in misura superiore all’importo annuale minimo dei corrispondenti impegni effettuati nell’ultimo triennio e non potranno ricorrere all’indebitamento per gli investimenti (o prestare garanzie per prestiti sottoscritti da società controllate o partecipate) a meno che non sia presentata un’attestazione del conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità interno.
Regioni e sanità
Anche per le anticipazioni di cassa relative a debiti non sanitari di Regioni e province autonome viene creato un Fondo per assicurare liquidità: dotazione di 3 miliardi per il 2013 e di 5 miliardi per il 2014. Anche in questo caso il prestito è trentennale e sono stabiliti vincoli finanziari per il prossimo quinquennio relativi alla spesa e alla sottoscrizione di nuovi prestiti o mutui da parte delle Regioni e di società controllate o partecipate. Viene inoltre stabilito che la Regione Siciliana e la Regione Piemonte adottino un piano di rientro relativo al trasporto pubblico locale, con la possibilità contestuale di attingere a risorse del Fondo per lo sviluppo e coesione (ex Fas). Il capitolo Regioni conferma l’incremento della deroga alle spese per cofinanziamenti nazionali dei fondi comunitari. Per quanto riguarda invece i debiti sanitari, lo Stato può anticipare liquidità alle Regioni nei limiti di un ammontare di 14 miliardi, di cui 5 miliardi per il 2013 e 9 miliardi per il 2014. Entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, l’Economia provvede al riparto tra le Regioni fino a 5 miliardi per il 2013. Tuttavia, ed è un’altra incognita del decreto, le anticipazioni di cassa, oltre che a saldare gli arretrati, potranno essere finalizzate anche ad altri due obiettivi finanziari (si veda articolo in basso).
Amministrazioni statali e titoli di Stato
I ministeri dovranno predisporre appositi elenchi dei creditori pubblicandoli sui propri siti internet. Viene incrementato di 500 milioni per il 2013 il fondo per l’estinzione dei debiti delle amministrazioni centrali e viene disposto l’incremento delle erogazioni relative ai rimborsi fiscali per un importo massimo di 2,5 miliardi per il 2013 e di 4 miliardi per il 2014. Sarà data priorità a imprese e professionisti rispetto alle banche alle quali sono stati ceduti i crediti e in ogni caso ai crediti più vecchi. La compensazione di crediti certificati varrà con debiti iscritti al ruolo fino al 31 dicembre 2012 (e non più solo fino al 30 aprile 2012).
Tutte le Pa avranno l’obbligo di registrarsi sulla piattaforma elettronica del ministero dell’Economia entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. La mancata o tardiva registrazione comporta responsabilità dirigenziale o disciplinare e i dirigenti responsabili sono assoggettati a una sanzione pecuniaria di 100 euro per ogni giorno di ritardo.
Il Sole 24 Ore – 3 aprile 2013