Via libera della Camera al decreto legge per lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione. I voti favorevoli sono stati 450, gli astenuti 107 mentre non vi è stato alcun voto contrario. Il testo, che deve essere convertito entro il sette giugno, passa all’esame del Senato. Il testo prevede per la sanità (articolo 3) la deroga alle regole sull’indebitamento possibile perché anche le Regioni con i bilanci in crisi possano accedere all’anticipazione della liquidità: la deroga riguarda la possibilità di indebitamento per gli investimenti e il limite del 20% delle entrate tributarie della Regione che finora era quello oltre il quale non si potevano chiedere risorse.
Tra le misure che le Regioni devono mettere in campo per accedere alla liquidità, la predisposizione di norme anche legislative, idonee e congrue di copertura annuale del rimborso dell’anticipazione è specificato che debbano essere «prioritariamente volte alla riduzione della spesa corrente» e sotto il controllo del Tavolo di verifica degli adempimenti, favorendo così gli interventi vincolanti previsti nei piani di rientro.
E infine per garantire la liquidità alle Regioni per poter erogare le somme necessarie in tempo ad Asl e ospedali un nuovo articolo 3-bis prevede che il previsto acconto del 70% sia erogato «sulla ripartizione delle predette quote vincolate (nel 2013 circa 1,5 miliardi) per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale indicati nel Piano sanitario nazionale».
L’impegno che, per dimostrare di avere le carte in regola al fine di ottenere le anticipazioni di cassa per tamponare i debiti verso i fornitori di Asl e ospedali, le Regioni dovranno agire anzitutto sulla riduzione della spesa corrente. E poi un pugno di deroghe su indebitamento e investimenti, ma anche per il pagamento dell’acconto del finanziamento da parte del Servizio sanitario nazionale. E poi niente più. Con la tagliola del blocco dei pignoramenti nelle Regioni che hanno la spesa sanitaria sotto scacco, che continua a restare in vita. Con tempi effettivi di rimborso interamente da vedere alla prova affinché i creditori possano realmente passare alla cassa. E naturalmente senza alcuna certezza per quanto riguarda la massa dei crediti che inevitabilmente continuano a restare nel limbo. Ovvero, altri 26 miliardi di euro dopo i 14 che ora il decreto ha messo sul piatto per la sanità.
Anticipi alle Regioni se tagliano la spesa sanitaria
È uscito senza strappi, anzi sostanzialmente immutato rispetto alla versione iniziale, dall’esame della Camera affidato poi all’aula di Montecitorio, il decreto legge 35 sul pagamento dei debiti della Pa per quanto riguarda il capitolo sanità (articolo 3). Il capitolo, peraltro, finanziariamente più pesante sulla massa totale dei debiti verso i fornitori da parte del sistema pubblico: vale da solo 40 miliardi di fatture arretrate, sugli oltre 90 miliardi di debiti pubblici stimati (per difetto). Un debito che, secondo valutazioni di esperti del settore, una volta esaurite le dotazioni finanziarie che il decreto mette in campo, nel 2015 resterà comunque altissimo: si calcola infatti che tra due anni, tra nuovi debiti e altri ritardi di pagamento, nella migliore delle ipotesi resteranno ancora da smaltire 28 miliardi, nella peggiore ben 34 miliardi.
I saldi del decreto, per la parte dei debiti sanitari, restano intanto quelli iniziali. E così il timing previsto. Ovvero 14 miliardi che il Governo mette in campo, una dote che viene ripartita in 5 miliardi per il 2013 e in altri 9 miliardi per l’anno prossimo. Naturalmente le Regioni non potranno andare facilmente all’incasso delle anticipazioni. E dovranno prestare precise garanzie di solvibilità per il pagamento delle rate di mutuo, che dovranno essere rimborsate al massimo in 30 anni.
Una delle clausole di garanzia da parte delle Regioni sarà la messa a punto di misure «anche legislative» che siano «idonee e congrue», tali appunto da garantire la copertura annuale del rimborso delle anticipazioni di cassa che riceveranno. Ed è appunto su questo aspetto che incide una delle poche modifiche – proposta da M5S – che è stata approvata. Le misure regionali, infatti, dovranno essere «prioritariamente volte alla riduzione della spesa corrente», quasi a voler escludere nuovi ticket o tasse locali.
Per il resto altri due emendamenti approvati intervengono su aspetti che toccano più direttamente ancora e soltanto le Regioni. Da una parte con una deroga alle regole sull’indebitamento possibile, affinché anche le Regioni con i bilanci in crisi possano avere accesso alle anticipazioni. Dall’altra prevedendo che l’acconto ad Asl e ospedali (70%) possa essere erogato anche facendo affidamento sulle quote degli obiettivi del Piano sanitario nazionale.
Il testo dell’articolo 3 sulla sanità
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) – 15 maggio 2013