Accelerare sulla flessibilità-pensioni. E puntare già con la prossima «Stabilità» a un alleggerimento fiscale per le famiglie. Che, come ha ammesso lo stesso Matteo Renzi, potrebbe diventare prioritario, sotto forma di anticipo di un mini taglio dell’Irpef o di un’estensione del bonus degli 80 euro (in primis ai pensionati), rispetto al taglio Ires per le imprese previsto per il 2017 e già inglobato nei tendenziali di finanza pubblica.
È questo il refrain che accompagnerà il cammino parlamentare del Def. Che da domani entra nel vivo con una “due giorni” di audizioni alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Si parte, tra gli altri, con Bankitalia, Abi, Confindustria, sindacati, Ance e Anci per chiudere martedì con Upb, Corte dei conti, Istat e il ministro Pier Carlo Padoan.
Dopo il 25 aprile il Def approderà in Aula Montecitorio e Palazzo Madama dove dovranno essere votate le risoluzioni. Con la maggioranza che preme (un’ampia fetta del Pd ma non solo) per inserire un riferimento sulla necessità di sciogliere il nodo delle uscite flessibili penalizzate per il pensionamento. Per Palazzo Chigi sarebbe sufficiente l’indicazione già contenuta nel Def, che prevede la possibilità di varare nuove misure compatibilmente con lo stato dei conti pubblici.
La deadline per l’eventuale intervento resta la prossima Stabilità. Ma con il trascorrere dei giorni l’ipotesi che un pacchetto flessibilità-pensioni possa vedere la luce già a maggio prende sempre più quota. Anche perché il lavoro della cabina di regia economica a Palazzo Chigi, guidata dal sottosegretario Tommaso Nannicini, sarebbe già a buon punto. Sul tavolo sarebbero rimaste non più di 2 o 3 opzioni. A partire dal mix “prestito previdenziale-opzione donna” e un sistema di garanzie “a catena” con il coinvolgimento di istituti di credito e, forse, fondi pensione. La decisione sulla tempistica (subito o Stabilità) sarà presa una volta chiuso il dossier banche. In ogni caso la strategia del Governo è definita e prevede tre mosse: un intervento sulla “flessibilità”se compatibile con i conti; una mini-riforma della previdenza integrativa, nella Stabilità, con una riduzione dell’aliquota fiscale (ora al 20%) e una nuova governance; il taglio dei contributi previdenziali (in chiave di riduzione del costo del lavoro) da far scattare probabilmente nel 2017 dopo il restyling della previdenza complementare.
Quelle che potrebbero cambiare in corsa sono invece le modalità per proseguire la riduzione delle tasse, anche per effetto del pressing che la maggioranza conta di esercitare facendo leva sul Def. Il taglio dell’Ires (circa 3 miliardi il prossimo anno) previsto per il 2017 potrebbe essere ridotto e posticipato per far posto a un alleggerimento fiscale per le famiglie. «Pensavamo di intervenire sull’Ires nel 2017 e sulle famiglie nel 2018, ma tutti, anche gli imprenditori, mi dicono che è urgente mettere più soldi nelle mani delle famiglie», ha affermato Renzi aggiungendo: partire dalle famiglie «è una delle ipotesi», «ne discuteremo in settembre e per ottobre il governo avrà deciso». Il premier annuncia poi una legge sulla sicurezza urbana (si veda l’articolo a pag. 8) e «il 16 giugno» il “funerale” dell’Imu in forma di festa organizzata dal Pd.
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 17 aprile 2016