Il primo decreto attuativo della riforma della Pa (legge 124/2015 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 28 agosto scorso) non porta la firma del ministro Marianna Madia ma quelle di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. La legge affidava infatti al presidente del Consiglio con il concerto della titolare delle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento la delega ad adottare entro 90 giorni un provvedimento di semplificazione normativa e amministrativa capace di ridare slancio al processo di attuazione delle nuove leggi.
Il decreto, esaminato ieri in pre-consiglio, concentra in tre articoli misure di abrogazione di una cinquantina di provvedimenti di legge che vennero adottati dopo il dicembre 2011 (governo Monti) e fino al 28 agosto scorso, data di entrata in vigore della riforma. Provvedimenti carichi di rinvii ad atti non legislativi di attuazione che non sono stati mai adottati e in quasi tutti i casi superati da nuove leggi che hanno ridisciplinato le materie.
Si tratta, in altre parole, di una pulizia dell’ordinamento da norme scadute (o non più attuabili) per assicurare maggiore certezza del diritto e un monitoraggio netto dell’azione di Governo in corso. Al “censimento” delle norme da abrogare hanno partecipato i principali ministeri di spesa e il Dipartimento affari giuridici di palazzo Chigi (Dagl). Il decreto, dopo l’esame di domani in Cdm, dovrà essere esaminato dalle commissioni parlamentari competenti prima del varo definitivo. Altri decreti attuativi della riforma Pa sono attesi nelle prossime settimane: i tempi della delega ne prevedono l’adozione entro 12 mesi.
Il Sole 24 Ore – 21 novembre 2015