Diffusione della patologia brucellotica con pregiudizio per il patrimonio zootecnico della Nazione. Un reato raro da contestato confronti a quattro allevatori, tra cui i modicani Matteo e Salvatore C,, padre e figlio, difesi dagli avvocati Giovanni Iemmolo e Salvatore Giurdanella, e poi a Gianni T.P. e a Benedetto S., difesi dall’avvocato Luigi Mazzara Bologna.
Il processo a carico degli imputati è stato incardinato dal giudice monocratico del Tribunale di Modica con l’escussione di un sottuffficiale del Nas, il quale ha raccontato dei controlli effettuati nell’allevamento modicano il 26 febbraio del 2008 insieme ai veterinari dell’Asp prima, e poi dalla polizia quando furono trovati ventisei che non potevano stare in quel luogo poichè l’azienda era stata dichiarata infetta da brucellosi. Fu tracciata l’origine e la provenienza dei capi. “Abbiamo saputo – ha spiegato il militare – che anche gli allevamenti di provenienza erano infetti(sei erano di Giovanni T.P., operante in altra provincia).I veterinari sottoposero l’allevamento a sequestro. Quel giorno la consistenza era di trentuno capi ma ne erano presenti solo undici. Ci dissero che gli altri erano al pascolo. Quando li abbiamo diffidati per farci vedere dove fossero i bovini mancanti per controllare lo stato di salute, presentarono le denunce di smarrimento, addirittura presso la stazione carabinieri di Rosolini”. Il processo proseguirà il prossimo sette novembre. Secondo l’accusa, i capi mancanti potrebbero essere stati ugualmente macellati nonostante il sospetto di brucellosi.
radiortm – 22 giugno 2012