Informazione via sms Al via in Sierra Leone un sistema per far arrivare prima possibile alla popolazione tutte le notizie utili e avvisarla dei rischi. L’epidemia di Ebola continua a progredire in Africa Occidentale e potrebbe raggiungere a dicembre tra i 5mila e i 10mila nuovi casi per settimana. Le stime sono dell’Organizzazione mondiale della sanità che per bocca del vicedirettore generale Bruce Aylward, spera «di riuscire a rallentare questa corsa nel nuovo anno, migliorando le procedure di cremazione in sicurezza dei cadaveri e quelle di isolamento dei pazienti».
Per far arrivare il prima possibile tutte le informazioni utili alla popolazione e avvisarla dei rischi dell’Ebola si è messa in moto la macchina degli sms. Il sistema, realizzato in Sierra Leone, dovrebbe estendersi ad altri sette Paesi dell’Africa Occidentale (Benin, Togo, Ghana, Mali, GuineaBissau, Gambia e Burkina Faso). Il progetto consente alla Croce rossa e alla Mezzaluna rossa di raggiungere con un messaggino ogni cellulare acceso in una specifica area, e le organizzazioni sperano di completare l’espansione del progetto entro nove mesi. Ma serve la collaborazione delle reti di telefonia mobile e delle autorità locali. Il sistema Trilogy Emergency Relief Application (Tera) è quello che era stato inizialmente sviluppato ad Haiti, dopo il terremoto che ha colpito il paese caraibico nel 2010.
Ma per arginare l’epidemia serve lo sforzo organizzativo ed economico di tutti. Appello che le Ong che sono sul posto ripetono da mesi. Anche senza l’incubo che il virus si diffonda in Occidente (ieri è morto a Lipsia, in Germania, un dipendente sudanese dell’Onu che aveva contratto il virus in Liberia), non si può ignorare che il numero di casi in Guinea, Liberia e Sierra Leone supererà quota 9mila questa settimana, con oltre 4.400 morti nei tre Paesi al centro dell’epidemia. Tanto più che «se nel contesto africano l’epidemia dovesse continuare a perdurare per molto tempo e si espandesse ad altri Paesi che non sono colpiti o che l’hanno contenuta bene, come Nigeria e Senegal, certamente il quadro muterebbe» ha spiegato Gianni Rezza, capo dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, intervenuto ieri a Effetto Giorno, su Radio 24.
Personaggi come Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan hanno già donato 25 milioni di dollari al Center for Disease Control Foundation per combattere l’epidemia di Ebola. «Dobbiamo tenere il virus sotto controllo nel bre-
7 L’ebola ve termine, in modo che non si diffonda ulteriormente e finisca per diventare un’epidemia su larga scala che va avanti per decenni – ha detto il fondatore di Facebook –. «Spendere 25 milioni dollari è poco di fronte alle vite che possiamo salvare e ai miliardi di dollari che dovremo spendere se il virus si diffondesse di più».
Tesi in linea con quella degli analisti, i quali ipotizzano contraccolpi ancora più imprevedibili sull’equilibrio dei mercati. David Kotok, analista di Cumberland Advisors, teme un effetto domino sul Pil mondiale: «Se consumatori e imprenditori fanno marcia indietro riducendo viaggi in aereo, cambiando piani di vacanze o alterando i rapporti commerciali, in un mondo interconnesso i tassi di crescita potrebbero cadere ancora di più» ha detto Kotok al New York Times. Kaifala Marah, ministro delle finanze della Sierra Leone, é preoccupato per «l’embargo economico» che scatterebbe con l’isolamento dei Paesi più colpiti dall’epidemia. Mentre Marcello Giugale, senior director alla Banca Mondiale, intravede un fattore di instabilità più “psicologico”: la sfiducia di cittadini e investitori per la risposta «inadatta» dei governi al fenomeno. I contagi che si sono verificati in Spagna, Usa e Germania riguardano infatti il mancato rispetto dei protocolli, ma è improbabile che oggi venga sottovalutato il pericolo. Comunque per chi volesse avere informazioni sull’Ebola, su Twitter c’è molta informazione ufficiale e istituzionale (e non solo indirizzi palesemente falsi dai quali si diffondono – come un virus – cinguettii demenziali), con i profili dell’Oms, di Msf, di Ong o specialisti, tra cui Peter Piot lo scopritore del virus, che monitorano la situazione dei casi con “alert” aggiornati su nuovi contagi e sulle possibilità che arrivino soluzioni dalla ricerca.
Il Sole 24 Ore – 15 otttobre 2014